SCRITTI E IDEE

Viaggiatori sulla Flaminia


Franco Troiani e la Via Flaminia: per me hanno stessa anima quando sento parlare della manisfestazione umbra "Luoghi del corpo e della spirito". Rileggendo un breve taglio che scrissi con sommo piacere per dare un modestissimo contributo al volume edito per accompagnare la bella e interessante manifestazione, mi sono deciso a inserirlo nel blog."Dall'alto della via Flaminia. Il tempo è bello... su il carrello! Oltre il vortice dell'elica si approssima rapidamente la Val Nerina. Entriamo in Umbria inclinando la semiala del piccolo velivolo sullo specchio calmo e blu del lago di Piediluco che, dall'alto, mi ricorda la silhouette di un delfino che salta fuori dal territorio terrestre, con la pinna dorsale estesa e l'altra, la natatoria, bassa, aperta a forbice, di scontro con la caudale.L'ultraleggero sussulta per la corrente d'aria richiamata dal fresco del lago che si protende verso Terni. Duemila metri sotto il velivolo la Via Flaminia lambisce le pendici dell'Acetella, poi si fa certa puntando Spoleto.Il pilota in carica, smilzo di Foligno, mi ha detto che passerà sulla verticale di Spoleto in dieci minuti. Non sbaglia. Meglio di un cronometro! Lunga tradizione di volo hanno gli umbri. Il pilota si ostina a esporre sulla piantana un santino di San Giuseppe di Copertino, infilato tra una radio e una manopola. Il santo, in Assisi, levitava fino al soffitto: protegge dello stallo e dalla caduta! Mi svela che prima di Leonardo, a Perugia, fu Gian Battist Denti a planare per cento metri con una strana macchina volante. Si lasciò cadere da una torre alta ottanta metri: non si ammazzò. Anche a Spoleto, un certo padre Laureto si cimentò con aerostati nel 1630, forse gli stessi cui fa riferimento lo scrittore trevano Franco Gentilucci nella sua delicata e indimenticabile novella " i topi del papa". Dall'alto m'incanta la Valle Umbra. Si vedono, dopo Spoleto, le grandi conche, i definiti residui che nel pliocene ospitarono i grandi laghi poi scomparsi. Il maggiore era tra Perugia e Spoleto. Sulla destra vedo montagne calcaree, ricche di foreste di lecci e di faggi.  
Sulla sinistra dell'aereo si stagliano i più morbidi monti Martani, macchiati di querce. Davanti, più a nord, prima di Foligno, il Subasio con i suoi 1200 metri: una montagna serena, meta di eremiti e francescani. Ha la forma di una testuggine, tra la valle del Topino e del Chiascio. La gran visibilità pare avere gonfiato il Subasio rendendolo più verde e grande. Ci siamo avvicinati al punto d'arrivo dalla Via Flaminia con velocità da futurismo. Penso che Franco Troiani è un esperto appassionato di quella che fu una corrente accelerata. A noi piace la velocità. Atterreremo in quello che si chiamava Campo di Marte, ora Aeroclub di Foligno. Mi domando quanti piloti umbri si saranno orientati con la via consolare Flaminia: la Mayer. in aerostato, Micheli, Castellani, Bastianelli, Ambrosini, Gobbi, Civiello, per citarne alcuni.Il pilota ha esteso i flap e vira in sottovento. Alcuni contadini sollevano la testa verso di noi. Foligno, per la Macchi, durante la seconda guerra di bombe ne ebbe diverse. Una volta a terra, vedo gli amici che attendono al parcheggio. Tra saluti e abbracci avviene un travaso di spirito umbro: salutare dopo tutta l'aria tropicale che ho respirato nelle pianure colombiane.