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« Roberto Moriconialghe di luna »

narrativa e narcotraffico

Post n°150 pubblicato il 10 Gennaio 2011 da luigiderosa_2009
 

 booktrailer: perché ne ho abbandonato una copia al molo Beverello

lìintreccio

Il porto

Io, la nave, l'ho abbandonata da un pezzo. Mi è rimasta, tuttavia, una sorta di malattia dei cassoni, quella che affigge certi vecchi palombari a riposo i quali, per sentire meno le afflizioni dei fastidi provocati dalle innumerevoli ore d’immersione fatte in molti anni di lavori navali, si recano al porto in cerca di colleghi, indossano di nuovo lo scafandro, si fanno calare adagio sul fondo e vi restano la quantità di minuti che serva a ridurre la pena delle ossa e dei muscoli.

A volte torno al porto, il più vicino, e i pori mi si riaprono come da ragazzo quando, seduto su una bitta del molo, leggevo G.B. Rossi e restavo ore intere a fissare le navi in partenza lasciando scorrere nella fantasia immaginari viaggi che poi, da giovanotto, terminato l'istituto nautico, divennero reali con gli anni d'imbarco.

Così, all'inizio del 2011, tornato a Napoli dopo una lunga assenza, sono capitato al molo Beverello e ho deciso di abbandonarvi una copia dell'Intreccio. Il porto rappresenta il punto di fuga, il buco d'acqua attraverso cui fuggire in cerca di se stessi. Il capitano Jean Paul (personaggio principale del romanzo ambientato in Colombia) camminando lungo la banchina di Puerto Colombia, dice che ...il porto è un bacino mutevole in cui si versano i fiotti del commercio di ogni genere. Le norme, nel porto, sono precise ed è tassativo conoscerle. Là, marinai, camalli e facchini, armatori e spedizionieri, vivono confusi sulle banchine e sotto i picchi di carico, dove sbarcano esseri di ogni razza, con un miliardo d’interessi diversi, pronti a risalire a bordo con le ombre serali compiute le loro pratiche, o determinati a sparire nelle strade adiacenti alle banchine e poi nella città. Qualcuno, senza i regolari visti, magari con il passaporto falso, fuggito dalla sua nazione, o da qualche oscura minaccia, trova i modi per passare la dogana. Ai faccendieri, orbitanti intorno ad un qualunque astro marittimo che frutti denaro, poco importa se restano fuori o dentro le norme del diritto commerciale. (Le transazioni poi si compiono con la semplice pressione di un tasto). Un porto è un’oasi insostituibile, dove riparare il guscio di ferro, o il corpo stracco, senza scordare che pochi, là dentro, sono abituati a salutare con un gesto cortese...

Il narcotraffico è argomento del testo. Esso presuppone non solo coltivatori, compratori all'ingrosso, venditori e consumatori (di lato a scontri, vittime, soprusi e aberrazione) pure un'organizzazione che si faccia carico del trasporto. Il porto, pertanto, è parte attiva in una vicenda sporca quanto il narcotraffico.

Avrei potuto scegliere l'ambientazione del porto di Napoli, ho preferito Puerto Colombia perché questa bellissima terra mi ospita da molti anni (la città natale, con l'avvicinarsi dell'età dei ricordi, la sogno come dal fondo di un pozzo) e la natura tropicale stessa presenta colori che tradotti in parole possono rilasciare essenza più incisiva.

Mi piace l'idea del booktrailer.

Forse, un giorno, un lettore molto curioso, terminato il romanzo trovato per caso, vorrà ripercorrere l'itinerario di una tonnellata di cocaina da contrabbandare e dovrà recarsi al porto per cominciare la sua avventura, Potrà imbarcarsi a Napoli, a Barranquilla, a Hong Kong, o dove sia, ma dovrà avere in tasca il biglietto di viaggio che userà per la placare la fantasia, in prima classe, "andata e ritorno" con una nave che lo porterà dove non aveva mai immaginato.

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romanzo

 

 

NARRATIVA

 

La toscanizzazione!

la lettura è un esercizio che stimola le aeree associative del cervello, perciò chi legge ragiona meglio!

lìintreccio

 

L'INTRECCIO(il caso416)


una storia colombiana, un thriller eclettico.

 

 

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