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"Scuse accettate, Mr Gore”. Sotto questo titolo del quotidiano online Huffington Post, Harold Ambler – musicista impegnato, scienziato obamiano, studioso di cose climatiche e tenutario del blog TalkingAboutWheather.com – ha suonato la carica del “realismo democratico” sull’ambiente. Per Ambler, “Gore ha affermato, riguardo al cambiamento climatico, che ‘la scienza c’è’. Be’, ha assolutamente ragione, tranne che per una piccola cosa. E’ la più grande balla mai venduta al pubblico nella storia del genere umano”. Tre sono, secondo l’intellettuale americano, le ragioni. In primo luogo, “l’espressione ‘cambiamento climatico’ è ridondante, e contiene una menzogna. Il clima è sempre cambiato, e sempre cambierà… Quindi, nessuno ha bisogno di usare le parole ‘cambiamento’ e ‘clima’ contemporaneamente – si assume, nessuno con una minima consapevolezza del fatto che il clima cambia. Questa è la ridondanza. La menzogna è l’idea che il clima sia sempre stato stabile”. Se il mutamento attuale non ha nulla di eccezionale, allora non serve neppure una risposta politica del tipo suggerito dall’ex vicepresidente.
Secondariamente, “Gore si è spinto a tal punto a scoraggiare un dibattito sul clima, da definire coloro che criticano la sua semplicistica visione dell’atmosfera come ‘flat-Earthers’, cioè persone che credono che la Terra sia piatta. Anche questo colpo va a segno, tranne per un piccolo dettaglio. E’ vero esattamente il contrario”. Cioè, la questione è assai più complessa di quanto traspaia dai discorsi e dal pluripremiato (con l’Oscar e il Nobel, tra l’altro) documentario di Al Gore, e l’ottusità è patrimonio di quanti rifiutano la discussione scientifica aperta e onesta. Ambler mette poi in questione un aspetto tecnico dell’ideologia gorista e dei rapporti dell’Intergovernmental Panel on Climate Change, l’organismo dell’Onu sul global warming. Il punto è l’ipotesi, che sta alla base dei modelli climatici, secondo cui il contributo del vapor d’acqua al riscaldamento è positivo. Il tema è estremamente complicato, ma il punto cruciale è che, se l’assunzione dei modelli fosse sbagliata, come affermano diversi scienziati, tutti i loro risultati sarebbero da buttare.
Ambler propone quindi una lettura alternativa dei cambiamenti in corso, che enfatizza il ruolo delle oscillazioni termiche dell’Oceano Pacifico e soprattutto del ciclo solare. “Il sistema oceano-atmosfera – scrive Ambler – non è qualcosa che possa essere semplicemente ‘governato’ da un gas atmosferico. E’ un sistema complesso e caotico, modulato largamente dagli effetti solari, diretti e indiretti”. Se le cose stanno così, prosegue, allora occorre ripensare radicalmente strumenti e obiettivi delle politiche ambientali: anche perché, a fronte di questo “problema immaginario”, esistono problemi reali da vincere, dall’inquinamento da particolato ai due miliardi di persone che vivono senza accesso all’elettricità. Quindi, “Mr. Gore, accetto le sue scuse. E, Mr. Obama, sebbene io abbia votato per lei mille volte e per mille ragioni, spero di non aver mai bisogno di riceverle anche da lei”.
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