CyberArguti Blog

Una favola senza finale


Oggi voglio raccontare una storia. Forse una favola? Non saprei definirla, le favole per definizione hanno un lieto fine e qui il finale é un po' incerto. Questa è una storia influenzata, non che faccia gli starnuti ma nel senso che si ispira ad altre storie... un pezzetto di " brutto anatroccolo" un'altro di  "Biancaneve" con qualche spuzzina di "Cenerentola". Torniamo alla favola.c'era una volta una ragazzina, direi un brutto anatroccolo. Questa ragazzina era robusta e sgraziata e non era molto profittevole a scuola. Frequentava una di quelle scuole esclusive per ragazze, dove tutte portano la gonna a pieghe, le scarpe basse di vernice ed il grembiule nero. In quella scuola le ragazzine dovevano uscirne colte e soprattutto pronte per essere delle vere signorine. Ti facevano salire le scale con i libri i testa, e ti insegnano a ricamare e a sorridere, qualsiasi cosa succedesse. Ma il brutto anatroccolo aveva poco da sorridere. Crescendo sorrideva sempre meno, si chiedeva perché era stato così sfigato da nascere brutto anatroccolo. Un giorno un ragazzo la guardò. Per la prima volta si sentì un po' meno brutto anatroccolo. Forse la favola stava cambiando da brutto anatroccolo a Biancaneve? Forse quello era il suo Principe Azzurro? Si presero per mano e cominciarono a camminare insieme. Camminarono tanto che arrivarono all'altare e il brutto anatroccolo avvolta in un vestito bianco, vaporoso, di seta e pizzo, con il velo lungo lungo si sentiva finalmente una principessa. E vissero felici e contenti? Vi chiederete? Insomma non esattamente. La principessa vagava nel suo castello da 100 mq e si chiedeva cosa mancasse. Accidenti, lì dentro mancava qualcosa. Ma cosa? I mobili c'erano, i lampadari, le tende, i soprammobili, i quadri, poi sono arrivate le camere dei bambini (complete di bambini), ma niente, in quel castello mancava qualcosa. Poi un giorno alla principessa venne un dubbio. Allora si sedette vicino al suo principe e guardandolo negli occhi gli chiese "ma tu mi ami?" e lui "ma che cazzate dici? Ti ho sposata no?". Alla principessa non pareva una risposta sensata. E si mise a pensare e ricordare e fare mente locale. E a furia di pensarci comprese cosa mancava! Il principe mai, mai le aveva detto "Ti amo". Effettivamente non ci aveva mai fatto caso. Si guardò allo specchio sinceramente, per la prima volta in vita sua, e decise che era stanca di essere una finta principessa dentro un brutto anatroccolo. Andò subito dalla parrucchiera. Aveva i capelli lunghi lunghi, che le coprivano tutte le spalle e li fece accorciare con taglio un po? sbarazzino. Buttò via tutta la biancheria di cotone bianco, da educanda, da principessa casta, e si comprò della biancheria da principessa gnocca. Si disfece dei suoi vestiti e se ne comprò altri che la facessero stare bene. Cominciò a farsi la manicure. A leggere di tutto a ricordarsi si conoscere le lingue e tante altre cose e per non sottrarsi a nulla leggeva anche anche Cosmopolitan. Notò con suo stupore che sempre più occhi la scrutavano, la cercavano, la seguivano nel suo incedere e lei si sentì più donna. Ma, nel suo castello quello che mancava prima, continuava a non esserci. Poi un giorno la sua vita inciampò in un altro uomo. Un principe? Chissà. Non aveva il cavallo bianco. Né il cappello con il pennacchio. Non aveva niente di azzurro, nemmeno gli occhi. Non aveva niente del principe in realtà. Non voleva rapirla sul suo cavallo che non c'era. Che voleva? Questo "forse" principe viveva in castello lontano lontano, quindi non poteva nemmeno volere l'unica cosa che di solito (sottolineo, di solito) ogni principem scudiero o stalliere vuole da una principessa! Hanno cominciato a guardarsi negli occhi. Così ... da lontano. La principessa ha iniziato a sentire il suo cuore che ballava. Ha cominciato a sentirsi felice. Anche il suo "quasi" principe era felice. Erano felici e disperati. Felici di essersi incontrati, di aver sentito che i loro cuori erano ancora capaci di sentimenti, di emozioni. Di ballare e di sorridere. Ma tristi perché i castelli erano talmente lontani che si potevano avvicinare solo sulle ali del sogno, della fantasia, potevano contare solo su uno stormo di piccioni viaggiatori che portavano messaggi da un castello all'altro senza fermarsi mai. Come finisce questa favola o storia? Cavolo non vi posso mica svelare tutto la prima volta. Le telenovele in tv durano 10 anni e 15 milioni di puntate. Questa almeno due o tre!