CyberArguti Blog

Sette mesi


Ben trovati CyberArguti Molte cose sono accadute in questi ultimi sette mesi ... quanti tasti avrò battuto? di certo molti milioni ... e quante parole ne sono uscite? un numero enorme di sicuro ....e quante persone sono inciampate in queste parole? tante... molte migliaia di certo. Ho fatto esperimenti e lanciato provocazioni, ho esibito il mio sapere e gozzovigliato nella mia ignoranza, vi ho studiato, stufato, annoiato, spero emozionato e divertito a volte. Ho confutato su cose che non risolveranno alcun vostro problema esistenziale e che non desideravate proprio leggere... ho scritto di tutto e su tutto in nome di un falso idolo chiamato "Arguzia". Mentre voi cercavate di capirmi io cercavo di capire voi, di analizzarvi, scomporvi, sezionarvi.... raggirarvi. In realtà all'inizio l'idea era precisa, dopo aver scritto di tutto per chiunque ed ovunque, con nomi e pseudo sempre mutevoli e cangianti, volevo un luogo di sperimentazione, con una propria tracciabilità. Un posto dove spingersi oltre il limite del cicaleccio, dello pseudogiornalismo di maniera, dell'agenda piuttosto cool, della saggistica a singhiozzo del confessionale a cielo aperto. Un blog dove scrivere per me stesso, per puro piacere, senza ambizioni e traguardi, scrivere per essere compreso, ma altrettanto sicuramente scrivere per NON essere compreso. Chi scrive con uno stile si sceglie i suoi lettori. Le sottili leggi di uno stile hanno un enorme potere: esse tengono a distanza, vietano l'accesso, la comprensione, mentre aprono le orecchie di coloro verso cui abbiamo interesse. Volevo scrivere un "buon blog" dove sperimentare linguaggi, costrutti e percorsi di stile. Un "buon blog" che non seguisse alcuna regola già scritta. Un "buon blog" che utilizzando l'alchimia dello stile autocensurasse il banale per attirare a se le personalità più interessanti. Ma... un "buon blog" non dovrebbe mai essere statico, scontato, "riconducibile" dovrebbe traslocare link e mutare nick molto di frequente. Un "buon blog" deve essere eversivo, capovolgere le prospettive, deve saper scappare, lanciare le sue armi e fuggire, deve saper andare fuori dalle palle, non deve mai farsi esplodere come un fanatico manipolato, rimanere nebuloso ed insinuante, non deve cedere ai buoni sentimenti, non deve avere né suono di taranta e né di tango, non deve stringere mani e snocciolare sorrisi, non deve essere educato e rispettoso... deve avere la personalità di un caimano. Io sono di quelli che un "buon blog" lo potrebbero pure scrivere, ma non a queste condizioni: tempo tre mesi ed hai un nome, un volto, un vissuto, una biografia, un'immagine da tener sempre presente. Finisci per essere te stesso... ma mica mi pagano per scrivere coglionate politicaly correct e intrattenere rapporti rispettosi verso chi legge. A me interessano esperienze estreme di comunicazione, dovrei trattarvi come cavie, selezionarvi e sezionarvi, come uno spregiudicato pregiudicato... usarvi e basta... come quei sadici che torturano animali in nome della scienza. Ma il tempo cambia sempre le cose. Piano piano le intenzioni predatorie si placano e ti trasformi nella parte più conveniente di te stesso, quella con una pseudo-leale linea editoriale-psicotecnologica, quella con un minimo garantito di buon senso. Hai tutti questi occhi straconosciuti che ti leggono: si aspettano qualcosa. Sono quelli-che-ti-amano, quelli-che-ti-conoscono, quelli-che-non-ti-sopportano. Non sanno niente di te, in realtà; sanno di più gli sconosciuti ubriachi che incontri la notte, nei bar... quando affamato e stanco ti ingozzi di schifezze per placare la fame. Quelli-che-ti-conoscono, invece, sanno di te quel che è buono e giusto che si sappia: una galleria di ottime intenzioni, di tensioni nascoste sotto il letto, di frasi che messe su carta o dette ad alta voce suonano così diverse. E così inutilizzabili. Spiegare, spiegarsi, rispiegare e rispiegarsi: alla faccia della propria libertà di espressione, della personalità da caimano. Mi viene voglia di vedere cosa accadrebbe se invece di argomentare urlassi slogan, se mi mettessi a correre o giocassi a nascondino. Pigio all'improvviso il pedale del freno, giù con forza, inchiodo, mi blocco, mi fermo, trattengo, mi controllo, reprimo, castro.... una riflessione così a cosa serve, a chi serve????? A me di certo no. Dovrei bruciare tutto e come un'araba fenice rinascere in silenzio dal nulla, ricominciare. Un terrorista non deve mai conoscere le sue vittime. Ricominciare, magari come è successo qui, con parole scritte a caso simulacro di un discernimento e continuare a ragionare a commentare ad intrecciare idee come giunchi, consumando energie mentali su qualche riga tarocca, falsa e bugiarda senza alcun reale contenuto. Forse mai nessuno ha letto i miei primi post... i più geniali nella loro costruzione demenziale. Poi strada facendo è cambiato tutto mi sono "omologato" insomma. Perché una riflessione così a cosa serve, a chi serve? Forse è l'autunno che mi scivola dentro i polsi, quel tempo giusto per ripensarsi, per isolarsi, per girovagare e prendere a calci qualche cosa a caso. Forse è che non mi sopporto sono passato dalla parte sbagliata e vorrei resuscitare affabulatore e vampiro; molto più cattivo, molto meno corretto. Forse è che il punto zero che mi affascina è quello in cui accendo l'ultima sigaretta del pacchetto e dico: ora prendo sul serio questa sperimentazione o questo non-si-sa-nemmeno-cosa-sia. Quel che accadrà accadrà. Bisogna essere sempre noi stessi... voi dite? Non ci credo: non è possibile che sia cosi. Abbiamo una sola vita, apparente, perché sprecarla in uno strereotipo. Noi siamo noi stessi quando siamo quello che vogliamo essere, abbiamo il diritto di mutare di trasmigrare in nuovi corpi ed identità, il diritto di smarrirci di tornare e ripartire. Dobbiamo rinascere continuamente per rinnovarci, in altri luoghi tra altra gente. Siamo noi stessi se siamo gli esclusivi padroni del nostro IO, dobbiamo proteggerlo, scomporlo come un puzzle in tanti variopinti tasselli per nasconderli in mille nascondigli... così nessuno mai ce lo potrà portare via. Sono passati solo 7 mesi dalla nascita di questo blog, un'eternità per quelli che sono i miei tempi di stazionamento... E siccome nulla è come sembra, nonostante questo rigurgito se rileggo ciò che ho scritto in questi mesi... strano ma vero: mi riscriverei (magari correnggendo qualche grossolano errore). Ripensando, rileggendo mi accorgo di aver avuto molti lettori straordinari, mi accorgo di amicizie non cercate, nate spontaneamente come un fico su un dirupo, incontri sinceri, legami talmente fragili da divenire fortissimi nel desiderio di proteggerli. Mi scopro affezionato e premuroso. Chi lo avrebbe mai sospettato!!! Forse rinascerò vampiro e caimano da qualche altra parte, ma non distruggerò questo rifugio virtuale, questo interstizio arguto. Non mi sembra salomonico accampare il diritto del creatore. Ho desiderato un blog aperto senza recinti, uno spazio di libera circolazione di emozioni. Fautore di un percorso di collettivizzazione intellettuale. Ho voluto dismettere i panni di un arrogante Don Rodrigo, il signorotto del villaggio, per vestire quelli di un più prodigo fra Cristoforo personaggio che si adoperava affinché la storia andasse avanti, sbloccandone gli intoppi. Non sarebbe conforme imporre, ora, alcun originario diritto. Se voi vorrete, continueremo ad adorare il nostro falsissimo feticcio chiamato "Arguzia", continueremo a vagare nell'oscuro mondo del nulla é come sembra. Non sarà un "buon blog", ordinato e perfettino e nanche il più intelligente o comunicaTTivo in circolazione... ma ci ritroveremo, ci emozioneremo, continueremo a scambiarci sorrisi ammiccanti, a darci pacche sulle spalle, ad intrigarci, ognuno come meglio gli pare.... come, in fondo, é la vita. Che sia ancora blog, CyberArguti.