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Catarsi elettorale.


Se i miei ricordi liceali non mi tradiscono, la parola catarsi deriva dal greco katharsis, che significa "purificazione, rinascita". Sigmund Freud usa questo termine nei suoi studi sull'isteria per indicare la liberazione delle tensioni psichiche attraverso la rievocazione degli eventi traumatici. Per i pitagorici e per Platone catarsi è la liberazione dell'anima dopo la morte. Catarsi è, quindi, l'epilogo di una tragedia ... la quotidiana tragedia in cui siamo finiti tutti grazie ad anni ed anni di politica scellerata!Questa volta non mi fregano di nuovo, non mi intrappolano nei loro ridicoli programmucci elettorali, non lo ingoio il loro brodino riscaldato, non mi coinvolgono in false guerre di bandiera. Vivrò la mia purificazione non dandogli retta. Non lo avranno il mio voto, solo così la mia catarsi sarà compiuta.La fine delle cose è dolorosa ma inevitabile. La rinascita avviene sempre sulle macerie e sulle rovine di ciò che muore. La noiosa liturgia propagandistica della campagna elettorale che ci cinge d'assedio é collegata in qualche modo alla catarsi. Un dolore lancinante nel guardare quelle facce, un profondo sconforto nell'ascoltare il festival delle menzogne camuffate da buoni propositi. Una prova di sangue apre le porte della percezione come riescono a fare alcune strane sostanze.Nelle più potenti terapie psichedeliche sciamane, come l'Ayahuasca, le esperienze si manifestano nella loro pienezza dopo violente crisi di vomito, che liberano il corpo da ogni residuo di materialità e lo proiettano in una dimensione di purezza.Catarsi - dolore - rifiuto - svuotamento - percezione - elezioni - democrazia.La nota di fondo di questo percorso è il lamento democratico. Non lo intendo come richiesta di compassione, come sottomissione, come disperazione. E' la nota che sostiene tutto. Come il basic drone del didgeridoo, come la base grave di alcuni Carmina Burana, come i pensieri ossessivi quando si soffre troppo ed è impossibile liberarsi anche solo per un istante da quel peso.Un lamento è anche l'ululato del lupo alla luna piena, il miagolio satanico dei gatti in calore, il rumore bianco delle cascate, il pallido velo della via lattea in alta montagna. Sono lamenti, fieri. Residui di morte e promesse di rinascita. Rumore di fondo del tempo che passa e delle cose che si devono cambiare. Il lamento è un canto disperato, è l'astinenza alla vita, l'accettazione del destino, ma anche la fierezza della rivolta pura, intellettuale, memore.La catarsi è dolore concentrato, uno scrapbook dell'anima, un marchio a fuoco che si ripete. Non esiste rinascita senza dolore. Accetto "democraticamente" il dolore che sto provando innanzi allo scempio dei miei ideali, e non essendo incline a reazioni violente non inneggio alla rivolta ma desisto per esistere, resistere, essere nel non essere... rinunciando ad un mio diritto civile: quello di esprimere col voto il mio parere, le mie intenzioni, i miei buoni propositi, il mio altruismo, la mia voglia di un domani migliore per tutti. Mi asterrò, non voterò per nessuno, rinuncerò ad un mio diritto, non sarò compare di alcuno questa volta, perché esprimere così il mio parere (non esprimendolo) è un rito di purificazione che la coscienza mi impone. Ne uscirò più forte.Una parte di me morirà, e servirà da nutrimento per qualcosa di nuovo. Saremo in pochi in questa lotta e tutto tornerà inevitabilmente come prima ed il lamento diverrà pianto, forse rimorso di non aver votato contro.Ma contro chi o cosa, a favore di chi o cosa? La dittatura della democrazia ci sta togliendo tutto. La democrazia toglie a chi ha voce "debole" per dare a chi la voce l'ha "potente" attraverso il suo perverso gioco del confronto democratico, del consenso, un'alchimia dialettico matematica di matrice diabolica che come una piovra ci avvolge e ci soffoca nei suoi invisibili "democratici" tentacoli.Carmina moralia (Medio Evo), carme 11: Sulla terra in questi tempi il denaro è re assoluto. [...] La venale curia papale (vedi casta politica) ne è quanto mai golosa. Esso impera nelle celle degli abati (camere di albergo di goliardici parlamentari) e la folla dei priori (burocrati e figuri di sottogoverno), nelle loro cappe nere, inneggia solo a lui.Catarsi - dolore - rifiuto - svuotamento - percezione - elezioni - anarchia.E il lamento diverrà urlo finchè le ferite smetteranno di sanguinare e diverranno cicatrici, saranno ricordi di battaglie passate che non potrò dimenticare. Non mi contaminerò ma vomiterò tutto ciò che mi tormenta l'anima... e sarà purificazione.Solo allora questo lamento diverrà poesia.