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Il modulo CAM: valutazione di cyberpsicologia transpersonale


Cosa accade nella mente di una persona durante una esperienza in chat?  Relazioni di questo tipo, sono prima di tutto fortemente mentalizzate, cioè il ruolo dell'apparato mentale nell'organizzare, plasmare e modulare l'esperienza risulta assolutamente preponderante rispetto alla realtà vera, in questo caso la realtà della persona con cui si entra in rapporto. In chat la nostra mente fa tutto, fa quasi tutto. La mancanza del contatto reale o sensoriale pieno e comunque il fatto che la relazione si costituisca su una base di immaterialità e di intangibilità favorisce quindi i processi di idealizzazione e di fantasmatizzazione del rapporto, promuovendo anche la percezione intuitiva forte ed intensa, ma spesso ovviamente illusoria. Nel momento in cui un partecipante, per esempio, al Carnevale di Venezia indossa una maschera si mostra diverso da quello che effettivamente è, per poter accedere a mondi diversi, a realtà diverse e potersi in qualche modo anche comportare contravvenendo a regole sociali e convenzioni; questo aspetto era molto sentito nel Medioevo, per esempio. Cambiare le regole della vita, anche solo per poco, mascherando la propria identità, in un certo senso si ripropone anche nei giochi di ruolo, perché nel momento in cui ci si cala in un atmosfera diversa dalla realtà alla persona è consentito di dare sfogo ad uno spirito di emulazione che fa parte di ognuno e che porta alla tensione ad essere qualcosa che nella realtà quotidiana non può raggiungere. Quindi qualcosa che esula dalla realtà e che ci consente di crearci un mondo nostro che possiamo in qualche modo controllare. Questo atteggiamento non è da temere e ci consente di realizzare qualcosa che la quotidianità invece ci preclude" Assegnarsi un'identità diversa può quindi essere divertente, ma quante sono le persone che nelle chat utilizzano un nickname e un'identità completamente diversa dalla propria? Praticamente tutti, perché in realtà si cerca di proporsi come si vorrebbe essere e non come si è". Sembra inverosimile ma c'è chi si convince veramente di essere corrispondente all'identità che si è dato. Il confine fra normalità e patologia per chi si "moltiplica" in più identità è sottile "L'adozione di un'identità diversa può disturbare a livello psicologico nel momento in cui questo diventi un habitus. Stiamo parlando di chi naviga in Internet molte ore al giorno, che dedicano al chattare un numero di ore pari a quelle dedicate al lavoro, siamo sul versante incline alla patologia. Se c'è una fragilità psichica preesistente allora l'adozione di un'identità può essere rischiosa. Il fatto che questo tipo di esperienza sia consentita da strumenti tecnologici raffinatissimi, può poi avere due differenti conseguenze: può rendere la comunicazione diretta e disinibita, molto esplicita, come se l'onnipotenza dell'apparato tecnologico per comunicare sollecitasse un analogo senso di potenza sulla relazione ed una estrema rapidità nel "consumarla", una sorta di abuso dell'incontro in senso prettamente consumistico; o, al contrario, può indurre ad una modalità più soffice e letteraria, più poetica e introspettiva, può favorire un dialogo intimista e umano e può introdurre in un ritmo più lento e pacato; tutti aspetti che sembrano una sorta di tentativo di compensare la presenza invadente ed ineludibile della tecnica nel mediare il rapporto. Sarà per questo che in chat circolano non di rado i versi di Neruda e Prevert? Date un seguito di taglio reale alle opportunità che vi riserva questo mondo virtuale o rischiate di restarne intrappolati!