Catcher in the rye

ACQUE MORTE


ACQUE MORTE Ogni anno il giorno del suo compleanno si guardava allo specchio e si poneva sempre la stessa domanda: cosa hai fatto negli ultimi dodici mesi ? E le risposte che si dava le annotava sul suo taccuino nero, per poi andare a rileggerle ogni tanto e capire dove stava andando.Questo era cio’ che si era detto davanti allo specchio oggi: meglio avere rimorsi che rimpianti. Doveva essere il suo motto per il prossimo futuro. Non si ricordava se l’avesse letto da qualche parte o se era un semplice sentito dire.Si’ perchè avere rimpianti significa non avere vissuto. Era stanco di essere impantanato in queste acque morte, di vivere la sua vita in perenne attesa, di questa passività latente che,  alla soglia dei quarant’anni, lo obbligava a stare ancora in casa con i suoi. Aveva avuto un’unica relazione “seria” che l’aveva quasi portato all’altare; lavorava, neanche troppo sodo, per una multinazionale britannica; aveva qualche amico con cui condividere una serata, ma tutto questo non gli bastava, o, meglio, non gli bastava più, gli sembrava troppo poco. Dallo stereo giungevano le note di una canzone dei suoi vent’anni “when I look at myself I don’t see the man I wanted to be, somewhere along the line I slipped off track” non avrebbe mai immaginato che quelle parole avrebbero potuto essere il suo migliore ritratto, apri’ il taccuino, scorse brevemente tutte le pagine, sino a quella scritta poco prima, poi strappo’ ad una ad una tutte le pagine bianche rimanenti.