Catholic Mind

Dal sito www.pastoralespiritualita.it


Senso di colpa e senso del peccatoDi Padre Augusto Drago
Una delle caratteristiche del nostro tempo è lo smarrimento del senso del peccato. Esso, per sua natura, è direttamente proporzionale alla perdita del senso di Dio. Diventa assolutamente necessario riscoprire il Volto di Dio e della sua Bellezza, “farlo” ritornare dal suo “esilio”, là dove è stato confinato dall’uomo e dalla società nella quale viviamo.Quanto più l’uomo si incontra “a tu per tu” con il Signore, tanto più scopre e conosce i suoi peccati, sentendosi indegno di stare al cospetto di Dio. Succede come quando vediamo, in penombra, la disposizione degli oggetti in una stanza: il disordine ivi regnante o la polvere depositata un po’ dovunque non si notano. Ma non appena accendiamo la luce o apriamo la finestra, immediatamente ci accorgiamo della confusione che vi regna e della polvere che si è accumulata. Dio è luce. Egli solo sa  mettere a nudo le nostre mancanze, ma lo fa con amore e misericordia, ossia facendoci avvertire il bisogno di togliere da noi la “polvere” che forse da tempo abbiamo accumulato nella nostra vita e di rimettere ordine ed armonia dentro la stanza del nostro cuore.La consapevolezza del peccato però, non va confusa con un semplice sentimento psicologico, con un’emozione, perché altrimenti non sarebbe autenticamente liberante.Infatti, un altro abbaglio del nostro tempo, è quello di interpretare il peccato in termini puramente psicologici, legandolo al senso di colpa che la persona prova dopo aver compiuto una trasgressione. Una tale concezione è fuorviante, perché porta a pensare che sia peccato solo ciò che fa sentire in colpa, mentre tutto il resto, anche se oggettivamente  non rispetta la legge di Dio, non viene ritenuto peccato grave.Senso della colpa e senso del peccato sono due cose molto diverse tra di loro. Proviamo a coglierne alcune differenze:Il senso della colpa è psicologico. Vale a dire che nasce da una valutazione della propria psiche e del permanere in essa di una colpa bruciante, di cui continuamente si sente il bruciore. Una colpa che non si sarebbe voluta mai commettere. Il senso del peccato è teologico, vale a dire che è in rapporto alla conoscenza dell’amore di Dio e della sua infinita misericordia.Il senso della colpa è monologico, ossia consiste nell’io che guarda dentro se stesso e non va oltre. Un “io” centrato e ripiegato su di sé e che quindi non è capace di auto trascendenza. Il senso del peccato è dialogico, perché riguarda il rapporto tra l’uomo e Dio. Esso si coglie nel sentirsi guardati e amati dal Signore.Il senso della colpa è frustrante, perché produce amarezza, insoddisfazione, rabbia verso se stessi, rassegnazione paralizzante al male compiuto. Il senso del peccato è liberante, perché fà vedere il male come qualcosa da cui la potenza di Dio può trarre il bene; di conseguenza convince il peccatore a “consegnare” il male da lui compiuto alla misericordia del Signore, che sà scrivere dritto anche sulle righe storte della nostra esistenza.Il senso della colpa è legato al timore. Quello del peccato all’amore. La colpa, nasce dalla consapevolezza della trasgressione di una regola. Il peccato, dalla coscienza di avere offeso l’amore di Dio e di aver deluso le sue attese di Padre, la fiducia cioè, da Lui riposta nei nostri confronti.Il senso del peccato è allora maturante, perché ci fà crescere nel desiderio di amare il Signore e, prima ancora, di lasciarci amare da Lui. Il senso della colpa rischia di farci restare sempre fermi allo stesso punto, perché può portare a fissarci su alcune trasgressioni, impedendoci di verificare tutto l’ampio panorama del nostro rapporto con Dio, con i fratelli e con noi stessi. Il rischio è quello di confessare solo ciò che ci fà “sentire” in colpa, e non quello che realmente ferisce in noi l’amore di Dio.Solo l’autentico senso del peccato genera in noi il dolore perfetto, la contrizione, che si lega all’amore e non alla paura del castigo di Dio. Lo diciamo già nell’atto di dolore: “Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi e molto più perché ho offeso Te infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa”.Nella sua prima lettera Giovanni scrive: Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate. Ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paraclito presso il Padre, Gesù Cristo, il giusto. E’ Lui la vittima di espiazione per i nostri peccati. Non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo (1 Gv 2,1-2).Il perdono del peccato viene dalla grazia misericordiosa di Dio. Il senso di colpa rimane invece, come incastonato nel cuore dell’uomo e vi rimane quasi a tormentarlo fino alla disperazione ed al rifiuto di sé.Occorre quindi compiere un cammino che ci conduca dal senso di colpa al senso del peccato. Un cammino che si può percorrere solo attraverso l’umiltà e la conoscenza dell’amore infinito di Dio, nelle cui mani è salvezza e liberazione.Dal profondo a te grido, o Signore.Signore ascolta la mia voce. Siano i tuoi orecchi attenti Alla voce della mia supplica. Se consideri le colpe, Signore, Signore, chi ti potrà resistere? Ma con te è il perdono Così avremo il tuo timore! Io spero, Signore. Spera l’anima mia, attendo la tua parola. (Dal Salmo 139).Per uscire dal sentimento soffocante e frustrante del senso di colpa, occorre allora saper “gridare” al Signore. Gridare perché ascolti la nostra voce, che grida il bisogno di pace e di riposo dell’anima e del cuore.Allora sarà veramente bello essere accolti dal Cuore del Padre, ricco di grazia e di misericordia, e lì trovare ristoro.“Venite a me voi che siete stanchi ed oppressi ed Io vi darò ristoro” (Matteo 11,28).Accogliamo questo dolce invito del Signore: oppressi dai sensi di colpa, troveremo in Lui il nostro ristoro.Fonte: www.pastoralespiritualita.it