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Serata teatrale: l'Otello di Shakespeare


Sabato sera sono andato con la Roby a Carpi a vedere una rappresentazione dell'Otello....E' stato bello rimettere piede a teatro con lei: lì ( a teatro,ma non a Carpi) ci siamo conosciuti e da lì è partito tutto, è nato uno dei più bei rapporti che ho costruito da quando sono a Reggio....Vedere uno spettacolo teatrale insieme è stato un pò un ritorno alle origini...Anche se il teatro mi affascina molto, sono piuttosto ignorante sia in termini di competenza "attiva" ( ho giusto un corso di recitazione alle spalle...e un cortometraggio...ma quello non è teatro,ehehe)sia in termini di competenza "passiva" (enumerabili sulle dita di 2 mani le volte che sono andato a teatro a vedere degli spettacoli,o le volte che ho letto delle pieces teatrali): tanto per intenderci avevo un'idea molto vaga anche della trama stessa dell'OtelloSenza perdermi troppo sulla trama,mi piace piuttosto soffermarmi sulle emozioni che ho provato alla fine dell'opera.Ho pianto innanzitutto:un pianto che aveva tante sfaccettature,ma che si potevano riassumere in 2 grandi significati.La trama in se ovviamente mi ha coinvolto,ma soprattutto mi ha fatto riflettere più in generale sul senso della tragedia...Ogni tragedia mette in scena una rappresentazione ben specifica con significati e messaggi molteplici,ma in qualche modo inerenti  soltanto quella particolare tragedia : ciò che è veramente affascinante e per quanto mi riguarda commovente è che ogni rappresentazione ha la grande capacità,partendo da una semplice storia,di racchiudere tutta l'umanità.Ognuno di noi è contemporaneamente Otello, Iago, Dedemona, Cassio nel senso che ognuno di noi ha provato o ha in potenza dentro di se le particolari emozioni e sfumature caratteriali che hanno i suddetti personaggiA me fa venire i brividi questo : è difficile da sintetizzare,ma nell'Otello ci ho visto i rovelli, i limiti, le emozioni , le analisi , le sofferenze , le gioie, le miserie, le passioni mie e dell'intera umanità.E' qui la grande capacità del teatro è dell'Arte tutta : partire dal particolare per arrivare al Generale, facendoci intravedere le grandi sovrastutture che governano il Tutto.La sensibilità verso questo genere di cose molto probabilmente ha contribuito a trasmettermela in buona parte il genere di studi che ho fatto: facendo il classico,ho avuto modo di studiare le tragedie greche, sviluppando così una forte propensione per questo genere di rappresentazione che riesce a spiegare a meraviglia l'umanità e il suo destino.Mi ricordo che prendevamo un pò in giro o perlomeno sorridevamo io e i miei compagni di classe quando il nostro prof di latino e greco mentre spiegava le tragedie o argomenti attinenti si fermava e esaltandosi esclamava: "MA QUESTE SONO COSE BELLISSIME!"Lo guardavamo come un esaltato: ora lo capisco appienoMa a parte il classico, beh...il teatro, e nella fattispecie le tragedie, parlano un linguaggio che mi assomiglia e riesco a capire.Mi assomiglia nel senso che trovo molto della mia forma mentis,del modo che ho di ragionare sull'umanità,sul suo destino,sulle sue miserie,sulle sue grandezze,su una serie di macro-temi che sembrano astrazioni ,ma che sono gli aspetti che più mi interessano e che più mi permettono di vivere CONCRETAMENTE la VITA...E poi a commuovermi è stata anche la CATARSI finale,quando l'opera finisce e ,ben consci che non si è trattata di mera finzione basata su semplice fantasia, lo spettatore tira comunque un sospiro di sollievo quando vede rialzarsi Otello o Desdemona e che in fondo Iago è un sorridente e arguto attore:insomma, quando gli attori si protendono verso il pubblico,per ricevere i meritati applausi,frutto di un duro lavoro,soprattutto di introspezione psicologica,secondo me...Nel vedere i loro volti felici e gratificati, ho visto tante cose: la passione,la disciplina,il sacrificio, gli aneliti....Lì ho visto e capito un pò meglio la mia Robbina: piangevo perchè quegli ANELITI di cui lei mi parla sempre,li vedevo in altra gente e li sentivo dentro di me...