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Stazione ore 17.30. Sono al binario numero 3 in attesa del treno per tornare a casa, dopo una giornata in ufficio. Si avvicina timidamente un ragazzo, e mi chiede se può sottopormi un questionario per valutare il gradimento del servizio offerto. Ha il tesserino di riconoscimento delle Ferrovie dell Stato, cartella in mano piena di fogli con questionari già compilati, ho anche avuto modo di carpire qualche domanda che aveva fatto precedentemente ad alcune ragazzine sedute vicino a me. Decido che posso fidarmi e dico “Ok”. Il giovane è straniero, impacciato nei modi e ancora più nell’uso dell’italiano, mi sa tanto di universitario che per mantenersi agli studi svolge indagini per grandi aziende. Insomma, fa tenerezza (mi sarà rimasto appiccicato addosso qualche rimasuglio di bontà natalizia) e mi va di aiutarlo a svolgere bene il suo compito. Comincia con le domande, a cui devo rispondere dando una valutazione da uno a dieci, e in una manciata di minuti l'intervista è finita. Ma la gaffe (sua) è dietro l'angolo: “Per concludere il sondaggio devo farle una domanda un po’ delicata” - dice - “Anno di nascita?” Giovine: “Buonasera, lavoro per le ferrovie dello stato” Dopo questa chicca di risposta (in perfetto dialetto bolognese) il questionario non è nemmeno a metà, ma il baldo giovine s’arrende depone le armi, accetta la sconfitta, china il capo e s’affretta a chiedere l’anno di nascita al nonno, che, peraltro, nemmeno in questo caso risponde con la formula esatta, ma dice tutto tronfio: “Ho 86 anni!”, quindi il ragazzo dovrà pure farsi i conti da solo per scoprire quando è nato il vecchietto. |
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PSSST!!!
Ehi, dico a te.
Lo so che ci sei
e che mi stai osservando
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