cavalieri e fiabe

IO


Giro nel mio deserto e stò tranquilloHo solo il vento per barrieraAh, che cavaliere tristeIn realtà avevo dato il cuoreAlla lunaE la luna l'ho barattata col temporaleE il temporale con un tempo ancor meno normaleE il tempo stesso con una spadaChe mi accompagnasseFuori dei confini di quello che è reale. E più mi accorgo di amare l'ignota destinazionePiù lungo sterpi e rovesciNon ritorno. A me, a me, a meUna pazzia d'argentoAl mio cavallo una pazzia di biada Ah, come hai potuto pensareDi cambiarci la stradaChe se la morte è soltanto un mareVedi, mi ci tuffo vestito Ahi, polvere delle mie stradeAh, scintille del mio mare inariditoCome hai potuto pensareDi spogliarmi proprio adessoGiro nel mio deserto e fa lo stesso Per non scalfire il tuo senso moraleMa dentroCaro il mio ingegnoso narratore, dentro,Dentro è tutto un altro carnevale Mi porto dietro latta, legniL'antico arsenaleCarambole di fantasmi io conservoConservo pezzi di temporaleLe chiacchiere sul mercatoChe vergogna, che spaventoLa normalità eterna Risvegliarmi un'altra volta senza fiatoFra il pianto scemo del barbiereE il sudore muto del curatoIo qui vedo l'orizzonteE faccio finta di accettareLe predizioni della scimmia che indovinaIo, tirar di scherma con la grandine, le dame. Ah, che compagnie infeliciCavalieri di specchi, minestre di radiciDormo nella folliaE tutto il teatro con me Ma senti che odore di carta e incensoDa una parte ti dico grazieE dall'altra continuoSolo e senza corpo a scornarmi con il vento.