dolcetto- scherzetto

GLI OCCHI DI VENERE


La mattina mi sveglio gia stanca, e vorrei che la notte non finisse mai, vorrei dormire ininterrottamente, perdermi nel buio della mia mente che da un po’ di tempo non mi tormenta più con quelle assurde allucinazioni, probabilmente le medicine ,le uccidono, insieme alla mia vitalità,e alla speranza di poter vivere prima o poi una vita normale.Oggi mi sono ricordata che tra pochi giorni è Natale, io adoro il Natale,tutte quelle luci, che spengono il grigio delle strade di tutti i giorni,quelle canzoni che aleggiano nell’aria anche se nessuno le canta, quella brezza pungente, che ti accompagna mentre guardi le vetrine dei negozi durante lo shopping natalizio.La cosa più bella è, quando in questo periodo nevica, avvolgendo il paesaggio in una soffice coperta bianca, che sembra quasi riscaldare.Parlo di queste cose meravigliose con tristezza , perché io non le potrò condividere con le persone a cui voglio bene,e non potrò nemmeno uscire per   vedere le luci, perché sono qui, in questa tristissima clinica…So che era necessario visto i miei ultimi trascorsi,ma mi sento molto sola lontano da casa , nel periodo dell’anno che preferisco.Prima ho fatto un giro nel corridoio e mi sono accorta che le infermiere avevano addobbato un piccolo albero,con qualche vecchia pallina colorata, e un filo di lucette intermittenti, che erano grigie come i lumi che si usa accendere nei cimiteri.Quando ero a casa, ricordo che una settimana prima della vigilia, mamma comprava un enorme albero, al quale spesso dovevamo tagliare la punta perché troppo alto,e lo addobbavamo tutti insieme, vestendolo di nastri dorati e luci scintillanti, che si rincorrevano, facendo uno strano gioco ipnotico,che mi faceva rimanere immobile a guardare nel buio della sala le ombre che queste splendide luci disegnavano sul soffitto.Mi sentivo cosi in pace in quella quiete… In clinica tutte le giornate sono uguali, e anche se tra poco è Natale, la sua magia qui non arriva!Guardo spesso fuori dalla finestra  sperando che qualcuno  mi venga a prendere, ma so che sono speranze vane;i medici sono stati molto chiari sul fatto che non posso assolutamente andarmene  , se prima non ho finisco il mio ciclo di cure.Comunque il solo fatto di poter scrivere mi fa sentire un po’ meno sola.Sono le quattro del pomeriggio e fuori è quasi buio,tra poco arriveranno con i farmaci che  uccideranno un ‘altro piccolo lembo del mio cervello, che assopiranno i mie sensi, e calmeranno le mie ansie, cosi potrò dormire un'altra notte tranquilla….