Amatori Cefa Basket

"GRAZIE X AVERMI SOPPORTATO"


Grazie x avermi sopportato. Queste le parole sulla maglietta del Poz. A 3'30" dalla fine della sfida con Avellino, Meo Sacchetti decide di tributare la standing ovation a Gianmarco Pozzesco. E' l'addio al basket di un "ribelle" che ha certamente avuto una sua particolare visione del gioco, ha sicuramente attirato simpatie ed antipatie in uguale misura...ma con l'arancia in mano sa essere davvero speciale."Un consiglio a un giovane giocatore di basket? Fai tutto quello che non ho fatto io: vedrai che andrà tutto bene"36 anni, Pozzecco inizia a Udine poi è la Baker Livorno a dargli fiducia per davvero. Lo lancia Dado Lombardi e il Poz ripaga con 10 punti di media in 18' di utilizzo a partita. Attira così le attenzioni di Varese che lo affianca al giovane Meneghin. Il Poz esplode: da 8 punti di media passa a 17 e 5 assist. Qualcuno storce il naso per alcuni suoi comportamenti come il cambio colore dei capelli ogni settimana, ma lui vive il basket così...con spensieratezza. E paga perché le porte della Nazionale sono chiuse e serve un movimento popolare per aprirle. Arriva Recalcati a Varese, stagione 1998-99 ed è scudetto. Il Poz fa i playoff con 22 di media (e i soliti 5 assist a gara). La finale da sfavoriti è contro la Benetton, ma Meneghin e Pozzecco conquistano il più insperato degli scudetti, quello della stella per Varese. Resta ancora tre anni a far divertire Varese poi la chiamata: i Toronto Raptors. Pozzecco decide di rimanere in Italia perché la Fortitudo gli offre un pluriennale e gli dà le chiavi in mano per portare la squadra al tricolore. Ma con Repesa non sono rose e fiori, anzi. Repesa vorrebbe fare ragionare il Poz...impossibile ma Bologna arriva comunque in finale, la perde e si vocifera che Repesa ce l'abbia proprio con lui. Se le cose alla Fortitudo vanno verso il "divorzio", Pozzecco ha gloria con la Nazionale di Recalcati con cui conquista l'argento alle Olimpiadi. La lite con la Fortitudo lo porta ad andare in Spagna, mentre in Italia...Bologna vince lo scudetto...Poi la parentesi in Russi, al Khimky, con i sonanti dollaroni russi. E infine Capo d'Orlando. La chance per il reietto di tornare. Il Poz accetta e dichiara subito che sarà la sua ultima stagione. Così ecco che dopo averne "prese" tante, in tutti i palazzetti d'Italia viene accolto come un Dio. Porta i siciliani ai playoff e chiude la sua stagione con il record personale per media assist: 7.8 a partita. E di questi, mai uno banale. Dice che non giocherà più. Forse lo farà in C2, forse verrà al Cefa, quel che è certo è che lascia il grande palcoscenico da grandissimo. Su il sipario per l'ultimo applauso.
Altre frasi celebri della Mosca AtomicaPer essere un buon tecnico, occorre essere anche un po' figli di mignotta. Bisogna prendere scelte immorali come tenere in panchina un giocatore simpatico e far giocare uno buono che ti sta sulle scatole. L'ideale sarebbe allenare la squadra di quelli messi fuori rosa. Una volta in Russia ho visto in una vetrina un paio di scarpe uscite di produzione con cui mi trovo benone: entro e chiedo quante ne hanno del mio numero, pronto ad acquistarne anche 100 paia, visto che sono introvabili. Torna il tipo e mi dice: ne ho due. Va bene, le prendo. Erano due, una sinistra e una destra. Dico all'interprete: chiedigli se mi sta prendendo per il culo. No, non mi stava prendendo in giro. I russi sono così. Mi piace che il pubblico durante una partita sia agonisticamente coinvolto e che fuori dal campo poi ci si possa stringere la mano. Varese è il posto dove mi piacerebbe giocare di più se avessi 25 anni, meglio dei Lakers. Gli applausi di Varese mi fanno sempre venire i brividi. Ma giustamente i tifosi vorrebbero il Pozzecco del 1999, dovrei segnare subito tré triple di fila, poi un assist dietro la schiena. Non sono più quel tipo di giocatore. Non voglio sentirmi dare del bollito se due partite vanno male.