Amatori Cefa Basket

BOSTON DOPO 22 ANNI! PIERCE IL RE


Ventidue anni d’attesa, di sofferenza, di tragedie, di un passato che faceva sempre capolino ma era solo carico di nostalgia e rimpianti. Tutto cancellato, in 48’ di rabbia, di un’intensità agonistica che ha cancellato dal campo i rivali di sempre. Boston Celtics, campioni Nba per la 17ª volta. Parole e musica di tre signori, Kevin Garnett, Paul Pierce, l’mvp delle finali, e Ray Allen, che ancora adesso rifiutano di farsi chiamare i Big Three. I BIG 15 - "Siamo i Big 15" dicono, perché i Celtics hanno vinto prendendosi per mano dal primo giorno, da quel pomeriggio romano davanti al Colosseo, facendosi scattare una foto che fa ancora oggi bella mostra di sé nell’ufficio di coach Doc Rivers. I Lakers fanno solo da sparring partner nella notte dell’apoteosi, seppelliti sotto 39 punti di scarto (record per una partita decisiva di finale), resi inermi già alla pausa (-23), capaci di fare "buh!" ai padroni di casa e del campo sono con la sfuriata iniziale di Kobe Bryant, poi sparito come il sole al tramonto dietro le palme di Sunset Boulevard. LACRIME - Finisce con le lacrime di Paul Pierce in conferenza stampa, di gioia, per dieci anni passati a soffrire con quella maglia addosso che ora lo rende immortale, al pari di tanti altri Celtic, che prima di lui hanno vissuto momenti come questo. E quelle di Doc Rivers, quando gli chiedono a cosa ha pensato quando ha capito che era fatta: "A mio papà e al fatto che, se fosse stato ancora qui, mi avrebbe detto: "Era ora!"". È il trionfo di Ray Allen, che ha martellato senza pietà la retina gialloviola (7 triple, pareggiato il record per una finale), dopo aver passato 48 ore insonni, accanto al figlio malato: "Abbiamo scoperto domenica mattina, prima di gara-5, che il mio piccolo Walker ha il diabete - ha svelato dopo il trionfo - ci aspetta una dura battaglia, ma sono felice di averlo potuto tenere tra le braccia sul podio". E a quel punto le lacrime di Pierce e Rivers non erano più sole.  IL SIGARO DI RED - E poi Kevin Garnett, che si tiene la testa tra le mani, prende tre, quattro respiri profondi, e ripete "Man, man, man", incredulo, per aver raggiunto il traguardo inseguito da una vita. Urla, abbracci, champagne a fiumi. Una storia che si può scrivere ma che non potrà mai essere raccontata per intero, senza aver visto i volti, sentito le parole, alzato lo sguardo al cielo, a quei 16 stendardi che ora dovranno far spazio a un altro compagno, respirato l’aria umida di alcol e di felicità dello spogliatoio. E pensato a Red Auerbach, il patriarca dei Celtics, che dall’alto avrà acceso il suo inconfondibile sigaro. E a Dennis Johnson, andatosene troppo presto, senza poter vivere con le altre leggende biancoverdi la fine del maleficio.Così in gara 6: Allen e Garnett 26, Rondo 21, Pierce 17; Bryant 22, Odom 14