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Attività del Centro di Documentazione sul Territorio e la Cultura locale di Alesso di Trasaghis (UD)

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8-11-17, cent'anni fa la Grande Guerra in Val del Lago

Post n°233 pubblicato il 08 Novembre 2017 da centro_doc_alesso
 
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8 NOVEMBRE 1917

 

Dopo la conquista del forte di Monte Festa, cominciò l'occupazione austroungarica, le cui prime avvisaglie furono costituite dai cavalleggeri del 2° reggimento degli Ulani Bavaresi che, come documentato dal diario di prè Micheli, si insediarono, già' dall'8 novembre, ad Avasinis: “Quest’oggi capitano davvero i tedeschi giù dal Monte Corno. È l’intero Reggimento II degli Ulani bavaresi (cavalleria) ”.

 
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7-11-17, cent'anni fa la Grande Guerra in Val del Lago

Post n°232 pubblicato il 07 Novembre 2017 da centro_doc_alesso
 
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7 NOVEMBRE 1917

 

Il forte di Monte Festa aveva ormai concluso il compito assegnato ed era stato raggiunto dagli austroungarici.

 

Don Roja annotò, da  Artegna: Novembre 7. Oggi il Festa non s’è fatto vivo e perciò credesi l’abbiano del tutto preso

E, analogamente, nel diario di prè Michieli: “7 novembre. Gli scoppi delle granate che venivano dal monte Festa erano così forti e vicini che mi decisi a uscire. (…) Alle ore 11 da una parte sentivo un gran rumore di camions tedeschi al di là del Tagliamento, dall’altra notai una diminuzione notevole di fuoco dal forte di Festa…”.

 
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6-11-17 (2), cent'anni fa la Grande Guerra in Val del Lago

Post n°231 pubblicato il 06 Novembre 2017 da centro_doc_alesso
 
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6 NOVEMBRE 1917 - (fine)

Il comandante raduna allora tutto il presidio " Il forte, egli dice, ha assolto il proprio compito, da oltre due giorni le truppe della 26a, 36a e 63a Divisione si sono ritirate protette dal nostro fuoco. Il nemico ci ha circondati completamente. Oggi ho risposto negativamente in nome di tutto il presidio alla sua intimazione di resa. Le nostre artiglierie, esaurite tutte le munizioni, saranno fatte saltare all'imbrunire, affinché non cadano in istato di efficienza in mano all'invasore. Dopodiché sarà tentata la fuoriuscita, nella speranza di ricongiungerci al nostro esercito in ritirata. Preferisco questo tentativo all'attesa passiva sulle macerie del nostro forte inutilizzato. se ognuno di voi fosse armato direi a tutti : seguitemi ! Ma poiché quasi tutti siete inermi, vi dico : coloro che si sentono ancora abbastanza validi per arrischiare con me nuove fatiche, nuovi pericoli, coloro che si sentono di gettarsi a corpo morto contro la cerchia nemica piuttosto che arrendersi su questa vetta, dalla quale in questi giorni contendemmo il passo alle truppe dell'invasore, coloro soltanto mi seguano. Alle 18 lasceremo il forte. Gli altri saranno all'atto della nostra fuoriuscita prosciolti dall'obbligo dell'obbedienza e quindi non più considerati come facenti parte del forte, ma come semplici individui isolati. Faccio quindi ad essi assoluto divieto di innalzare sul forte bandiera bianca, giacché il presidio del forte, come ripeto, non si arrende ma tenta la fuoriuscita ed il nemico, ponendo domani il piede su questa vetta, non troverà che macerie e uomini inermi, ossia solamente gli avanzi di ciò che ful il Forte di Monte Festa." Metà presidio, ossia 100 uomini si dichiararono pronti a seguire il Comandante. gli altri, esausti dalle fatiche, ammalati o feriti, rimangono affidati alle cure del Tenente Medico Del Duca. Il fuoco d'artiglieria, sospeso durante la presenza al forte dei parlamentari, viene ora ripreso rabbiosamente cole ultime munizioni, pur evitando per alcun tempo di battere la strada che da Somplago conduce a Tolmezzo. Frattanto il Comandante prende con sè tutto il carteggio del forte d impartisce istruzioni al Tenente Mingardi per la distruzione dei documenti di tiro che interessa non lasciar cadere in mano nemica, ed al maresciallo Segato per il confezionamento delle cariche destinate a far esplodere i pezzi delle due batterie da 149. Uno degli ultimi colpi della batteria da 149A. colpisce in pieno il deposito di munizioni di Tolmezzo, facendolo esplodere. Alle ore 18 il tenente Paradiso riceve dal comandante l'ordine di inutilizzare i suoi pezzi da 75A., precipitando gli otturatori giù per il pendio, il tenente Ferrari di dar fuoco alle micce dei pezzi da 149G. mentre il comandante stesso col maresciallo Segato danno fuoco a quelle dei pezzi da 149A. Il presidio è ricoverato a ridosso della caserma. Gli otto rombi si susseguono ritmati e dilanianti. E' l'urlo del forte ferito a morte!.

 

Subito dopo si inizia la fuoriuscita. Il comandante è in testa. Gli altri ufficiali sono distribuiti a intervalli lungo la colonna. Si scende un po' seguendo i zig zag della strada, un po' tagliando per la linea di massima pendenza. In una sosta, a mezza costa, la colonna vede sfilare un plotone nemico che con mitragliatrici someggiate sale il pendio per appostarsi probabilmente sulle falde del S.Simeone, che domina il forte. Il comandante intende condurre la colonna verso la parte paludosa e meno profonda del lago di Cavazzo, nei pressi di Somplago, per guadarla e gettarsi all'opposta catena di montagne ; ma arrivati alle falde del Festa, mentre egli sta orientandosi ed ispezionando il terreno, avanzando tra la oscurità, si odono grida di "chi va là" seguiti da fuoco di fucileria. Il comandante comprende di essersi inoltrato troppo verso il paese di Somplago, centro delle truppe accerchianti e richiama verso sud il grosso della colonna. Ma lo scompiglio è già avvenuto. I soldati nemici si sono confusi con i nostri. Attraverso una breve scaramuccia solo il Capitano Winderling col ten. Tomei, il maresciallo Fidenzoni, un sergente e tre soldati riescono ad oltrepassare la cerchia, guadare la palude e gettarsi all'opposta catena di montagne. Il grosso della colonna rimane prigioniero.

 

Il lento ma inevitabile spegnersi della resistenza del Festa viene rimarcato dalle annotazioni del diario di don Roja: “6 Novembre. Prima di mezzogiorno il Festa ha tirato parecchi colpi, poi non si è più fatto vivo.

 
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6-11-17 (1), cent'anni fa la Grande Guerra in Val del Lago

Post n°230 pubblicato il 06 Novembre 2017 da centro_doc_alesso
 
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6 NOVEMBRE  1917

 

I pochi soldati non occupati al servizio dei pezzi vengono spostati continuamente con i fucili e colla mitragliatrice nei vari punti dominanti, per impedire che il nemico si accorga delle irrisorie risorse difensive del forte. Verso le ore 9 un secondo attacco si pronuncia sul ciglio occidentale dominante il lago di Cavazzo. Il nemico sale alla spicciolata da diverse direzioni, per adunarsi nelle immediate adiacenze del forte. Avanza in angolo morto rispetto al tiro delle artiglierie del forte e quindi, mentre queste continuano il loro tiro sui bersagli di fondo valle, si concentra sull'assalitore il tiro dei fucili e della mitragliatrice. Ma questa si inceppa definitivamente. Si pone mano all'ultima rudimentale risorsa : blocchi di roccia vengono spinti sul ciglio della posizione e rotolati giù per il pendio, lungo il quale salgono gli attaccanti. Il gruppo nemico più prossimo al forte si indugia, s'arresta, innalza bandiera bianca. Il tenente Tomei con altri due soldati viene mandato incontro ai parlamentari, che, bendati, sono introdotti al forte nell'ufficio del Comandante. Sono tre : un ufficiale della Sturmtruppe ( truppa d'assalto) e due soldati. L'ufficiale reca un foglio del Comando della X Armata Austriaca che dice laconicamente : "Al Regio Presidio Italiano di Monte Festa. Siete circondato da ogni parte ed invitato ad arrendervi. Il nostro parlamentare è atteso per le ore 11." Il Capitano Winderling fa offrire ai parlamentari una lauta colazione, che li convinca delle larghe risorse in viveri del forte ed intanto raduna tutti gli ufficiali a consiglio. " Naturalmente, egli dice, la risposta non può essere che negativa; ma occorre poter disporre di qualche ora per consumare le ultime munizioni ed inutilizzare le opere prima che cadano in mano al nemico, che certamente risponderà al nostro rifiuto con un attacco a fondo." Tutti gli ufficiali concordano, e dopo un breve scambio di idee si decide di consegnare la risposta in busta chiusa diretta al Comando da cui proviene l'intimazione, per modo che il parlamentare sia obbligato ad impiegare un certo tempo nel recapitarla a fondo valle. Il comandante redige la risposta in termini altrettanto laconici : " Al Comando della Imperial Regia X Armata Austriaca. Al foglio di Codesto Comando chiedente la resa del forte, inviatomi stamane a mezzo parlamentare, ho l'onore di rispondere negativamente" e la consegna al parlamentare in busta chiusa senza comunicargli il contenuto. "Affinchè voi possiate, egli dice all'ufficiale austriaco, recapitare questo foglio senza essere colpito dalle artiglierie del forte, ditemi quale direzione prenderete per raggiungere il vostro Comando ed io eviterò di tirare sul vostro cammino, a meno che non mi vi si presentino bersagli particolarmente importanti". L'ufficiale risponde di doversi dirigere a Tolmezzo, ove ha sede il Comando a cui il foglio è diretto. L'informazione è preziosa ! I parlamentari vengono nuovamente bendati ed accompagnati fuori dal forte. Essi si vedono poi scendere rapidamente lungo la strada per la quale erano saliti ; ad essi si unisce una parte degli assalitori; un'altra parte rimane in attesa fra le rocce e la boscaglia.

 

(segue)

 
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5-11-17, cent'anni fa la Grande Guerra in Val del Lago

Post n°229 pubblicato il 05 Novembre 2017 da centro_doc_alesso
 
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5 NOVEMBRE  1917

 

Sul forte

 

Gli avvenimenti incalzano. Il forte è completamente circondato e battuto anche da tergo da artiglierie appostate presso l'estremità sud del lago di Cavazzo. Aeroplani nemici sorvolano la posizione a bassa quota. I proiettili scarseggiano. La cerchia nemica si stringe. Durante la notte un primo attacco sferrato sul lato orientale della posizione nei pressi della batteria 75A. viene prontamente respinto, facendo intervenir da quel lato i pochi fucili e la mitragliatrice, la quale però funziona a scatti.

 

I colpi del forte raggiunsero la passerella costruita dagli austroungarici sul tratto rotto del ponte della Carnia e centrarono un deposito di munizioni a Tolmezzo. Don Jaconissi annotò: “Si diceva che una bomba enorme era scoppiata in fondo al paese, ma si seppe dopo che era scoppiato il deposito materiali di guerra in località di Giavons”.

 
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4-11-17, cent'anni fa la Grande Guerra in Val del Lago

Post n°228 pubblicato il 04 Novembre 2017 da centro_doc_alesso
 
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4 NOVEMBRE 

 

Sul forte

 

Nella notte arrivano al forte, inviati dal Comando della 63a Divisione, 25 soldati del 280° fanteria, guidati dall'Aspirante Santini Luigi.Vengono distribuiti parte alla selletta d'Agar sul ciglio del forte che domina Stazione per la Carnia, e parte occupati a preparare piazzuole in vari punti del forte, onde prontamente spostare dall'uno all'altro l'unica mitragliatrice. La batteria da 149A. riesce ad abbattere la passerella che il nemico aveva improvvisato la notte sul ponte del Fella. E' tolta la comunicazione telefonica con Bordano. Il nemico ha aperto il fuoco sul forte con pezzi da 105 appostati dietro il Sompave ed ha continuato tutto il pomeriggio il bombardamento. La 63a Divisione ripiega per forcella Armentaria, mentre il forte la protegge con tiro di interdizione dinanzi alla piana di Alesso. Anche la 36a e 26a hanno ripiegato. Il forte rimane completamente isolato, unico avanzo di armi italiane su tutta la linea del Tagliamento.

 

Il gen. Rocca ha lasciato un diario di quegli avvenimenti nel quale compaiono, succintamente, queste notizie:   

" Alesso 4 novembre 1917 ore 7.                                             

 

 Ieri il nemico nulla tento sul mio fronte. Si limitò a battere a varie riprese la stretta di Trasaghis. Di fronte a Cornino. oltre la mia destra, è invece riuscito a passare il Tagliamento sul ponte ferroviario.

 

Qui dicevasi fosse al di qua un reggimento. Fatto si è che la brigata Lombardia che trovasi su quel fronte ha abbandonato la strada bassa e si è ritirata in montagna, e che per la rotabile lungo il fiume il nemico era giunto ieri sera a Peonis.

 

Ho già un preavviso di ritirata .....

Ore 11. LA 36° Divisione (...) non avendo più comunicazioni con il Comando di Armata inizia la ritirata.

Ho disposto così io pure"

 

 

 

Nella mattinata del 4 novembre il gen. Rocca dispose infatti il ritiro della sua divisione, dopo aver rinnovato l'ordine al forte di Monte Festa di proteggere la ritirata "battendo con vivace fuoco il nemico che per certo li avrebbe inseguiti".

 

Si mosse dunque, dopo la 36°, anche  la 63° divisione, e abbandonò la Valle del Lago attraversando la forcella di Armentaria in direzione Val d'Arzino. Altri gruppi di soldati si ritirarono attraverso la strada da Peonis a Val Tochel, lambendo la “Forcja” di Avasinis e dirigendosi verso la Val d’Arzino.

 

La concitazione di quei momenti traspare anche dal diario di prè Michieli: “la resistenza è breve: viene l’ordine di ritirarsi e di scappare, abbandonando tutto ciò che non è di prima necessità. Lasciano qui e lungo le strade e sentieri e macchie qualche cosa di tutto, vesti, caschi, armi, munizioni senza fine, fucili, carriuole, carri, qualche cosa di vettovaglia, ferri da fabbro, falegname, ecc., e se ne vanno chi per il giogo della Forchie chi per la mulattiera che da Alesso mette a Canale di S. Francesco”.

 

Già dal 4 novembre gli Austriaci erano ad Alesso, come testimoniato da Antonio Franzil: “la mattina del 4 novembre verso le ore 11 le truppe Austriache entrarono in paese ed io con mio cugino Franzil Giosuè ci siamo allontanati dal paese dirigendoci sui stavoli di Monte Forcja – Narusseit, luogo in cui si erano trasferite le nostre famiglie”.

 

E il caporale Nicolò Zilli commentava: “il giorno quatro Novembre anca qui i nostri sono ritirati. Si era tutti un scompiglio che non si sapeva se si veva di scampare anche noi molti erano fugiti nele montagne sui stavoli specialmente i bambini

 
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3-11-17, cent'anni fa la Grande Guerra in Val del Lago

Post n°227 pubblicato il 02 Novembre 2017 da centro_doc_alesso
 
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3 NOVEMBRE  1917

 

I primi giorni di novembre ebbero luogo, sul Tagliamento alcuni scontri tra l'esercito Italiano e quello Austro-Ungarico.

 

Pare che il primo tentativo di superare il fiume Tagliamento da parte degli austroungarici sia avvenuto nella fascia tra il Brancot ed il San Simeone: "Nella notte tra il 2 e il 3 novembre i tedeschi dell’8° Jäger cercano di passare tra Amaro e Braulins. (…) All’altezza di Braulins pattuglie di nuotatori volontari tedeschi della divisione Jäger, legati alla riva sinistra da lunghe corde, effettuano alcuni infruttuosi tentativi di passaggio in prossimità del ponte, respinti dall’artiglieria italiana

 

Il 3 Novembre, dopo furiosi combattimenti all’altezza dell’isolotto del Clapat sul Tagliamento,  gli invasori riuscirono invece a valicare il fiume a Cornino; impossessatisi quindi dalla sponda destra, poterono avanzare da una parte verso Forgaria e dall’altra verso Trasaghis attraverso Peonis, dove giunsero già in serata.

 

E pré Micheli, ad Avasinis, commentava:

 

I soldati italiani sono ancora qui. Una parte di essi tenta debolmente di arrestare l’invasore sul Tagliamento in Braulins: si sente parlare di una settantina di morti annegati. Sarà vero? Ma la resistenza è breve: viene l’ordine di ritirarsi e di scappare, abbandonando tutto ciò che non è di prima necessità”.

 

Dal forte, intanto….

 

Il nemico durante la notte ha riattato con armature di legname il ponte sul Fella. Il forte tiene questo ponte e il costruendo di Amaro sotto il suo fuoco. Il comando della 63a Divisione chiede fuoco attivo su tutta la zona battuta dal forte, onde impedire che il nemico eserciti pressione nell'imminenza del ripiegamento della divisione.

 
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2-11-17, cent'anni fa la Grande Guerra in Val del Lago

Post n°226 pubblicato il 01 Novembre 2017 da centro_doc_alesso
 
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2 NOVEMBRE 1917

 

Sul forte

 

Durante la notte sulla riva sinistra del Tagliamento, all'altezza di Amaro, il nemico ha iniziato lavori ed accumulato materiali coll'intento di gettare un ponte. L'artiglieria del forte lo impedisce. L'invasore e i reparti di retroguardia italiani si sono incontrati presso Buia-Osoppo-Maiano. Il Comando della 63a divisione alle ore 9.30 comunica per eliogramma: Avverto che nemico pronuncia attacco ponte Braulins e sembra che artiglieria nemica sia appostata ad Osoppo. Procuri individuarla e batterla. Benché l'osservazione di tali obiettivi non sia possibile neppure pel tramite dell'osservatorio di S. Simeone il Festa dirige anche su di essi, a tiro indiretto, il proprio fuoco. Inviati dal comando d'Artiglieria della 63a divisione giungono al forte i tenenti Icilio Fanelli e Alfredo Ferrari, che vengono destinati il primo al Comando della batteria 149A., il secondo al Comando della batteria 149G. Dallo stesso Comando giunge un foglio riservatissimo nel quale si preannuncia probabile la ritirata della Divisione da Alesso attraverso la forcella Armentaria verso S.Francesco.

 

Ad Avasinis

 

Il due novembre – il dì dei morti – non si dice Messa, prima perché i vasi sono stati nascosti, secondo per la gran confusione che regna in paese e dintorni. (DM)

 

Ad Alesso

 

La concitazione di momenti e l’incertezza davanti all’immediato futuro spinsero molte persone a cercare rifugio in montagna. Ricorda Antonio Franzil: “La mattina del 2 Novembre io e mio padre abbiamo nascosto tra i pavimenti ed i soffitti la biancheria e gli utensili di casa ed infine abbiamo sepolto nel cortile due botti di legno piene di vino, tutto ciò è stato fatto in considerazione di dovere abbandonare il paese e difatti nel pomeriggio i miei genitori con i miei due fratelli si sono trasferiti negli stavoli del monte Forcja”.

 
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1-11-17, cent'anni fa la Grande Guerra in Val del Lago

Post n°225 pubblicato il 01 Novembre 2017 da centro_doc_alesso
 
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1° NOVEMBRE  1917

 

Sul forte di Monte Festa:

 

Continuano i tiri di interdizione sui bersagli più importanti. l'osservatorio di forcella Amariana è stato sequestrato dal nemico. Non rimane che l'osservatorio di S. Simeone. Una colonna nemica di circa trecento uomini e carriaggi, diretta verso Tolmezzo, viene presa d'infilata dal fuoco del forte, decimata, dispersa.

 

Gli spari di interdizione del Festa venivano uditi sino ad Artegna:

 

Raccontano che l’Armata della Carnia è stata fatta prigioniera, ma sentonsi forti cannonate nella direzione di Cavazzo e di Verzegnis. (Diario Roja)

 

La preoccupazione saliva anche a Tolmezzo, dove il sacerdote Giovanni Jaconissi scriveva:

 

Oggi I di novembre, specie nel pomeriggio, il cannoneggiamento specie da Monte Festa e da Tolmezzo faceva pensare. Si era tra due fuochi. Si è all’inizio di una battaglia tra il forte e gli austriaci che occupano Tolmezzo e dintorni.

 
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31-10-17, cent'anni fa la Grande Guerra in Val del Lago

Post n°224 pubblicato il 31 Ottobre 2017 da centro_doc_alesso
 
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31 OTTOBRE 1917

 

Sul forte di Monte Festa

 

Migliorate le condizioni atmosferiche, il forte rettifica i suoi tiri. Le comunicazioni coi comadi di fondovalle sono difficili perché mancano le linee telefoniche dirette . si sostituiscono cogli eliografi, i quali però consentono di corrispondere soltanto con atmosfera esente da nebbia. In mancanza di telefono e di eliografo le comunicazioni si eseguiscono lentamente a mezzo staffette. I tiri vengono alternati con le tre batterie da 149A, 149G, e da 75A per modo che ognuna aggiusti il proprio tiro su tutti gli obiettivi più importanti. I presidio del forte è tuttora all'oscuro circa i movimenti delle truppe operanti al di là della propria zona di diretta osservazione.

 

Ad Avasinis era sempre senza esito l’ordine di sfollamento: il sacerdote rinunciò a informare la popolazione della direttiva:

 

Ritorno dal comandante e dichiaro che non intendo proseguire, che il popolo mi risponde picche (offendendomi). Allora si manda un altro, il Tinela (Assessore). Sorte uguale.

 

A Somplago iniziò un esodo non certo organizzato ma dettato dal diffondersi di notizie incontrollate:

 

Verso la fine d'ottobre, incominciarono a vedere i primi soldati sbandati, sporchi e affamati che fuggivano dal fronte. Solo una cosa chiedevano: qualcosa da mangiare. Mai, nonostante la miseria, i nostri paesani negarono un pezzo di pane o una fetta di polenta1 Forse il nostro paese non sarebbe stato abbandonato, se non fosse accaduto un fatto tipico dei giorni di guerra Un tenente italiano, incontrato da alcuni nostri paesani, disse loro di fuggire, perché i Tedeschi uccidevano tutti coloro che incontravano sulla loro strada La notizia si diffuse fulmi­neamente.

 

Le donne spaventate, posero nelle gerle poche cose e, con tutti i familiari abbandonarono piangendo le proprie case. Prima di scappare gli abitanti avevano liberato le mucche, lasciandole pascolare nei prati.

 

Avevano cercato di nascondere alla meglio il raccolto, la biancheria e le poche misere cose di cui erano padroni Ormai le strade erano intasate di civili e soldati, cavalli, carri e qualche camion militare.

 

A Somplago rimasero pochi abitanti: tutti gli altri fuggirono verso Alesso diretti a S. Francesco, nella Val Arzino. (Il nestri pais n. 18, dicembre 1987)

 
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30-10-17, cent'anni fa la Grande Guerra in Val del Lago

Post n°223 pubblicato il 30 Ottobre 2017 da centro_doc_alesso
 
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30 OTTOBRE 1917

 

Sul forte:

 

Alle ore 10.50, appena avuta comunicazione dall'osservatorio di forcella Amariana che i ponti di stazione per la Carnia e Tolmezzo sono stati fatti saltare dalle nostre truppe ripieganti e che il nemico sta concentrandosi a stazione per la Carnia, il forte apre il fuoco in base ai dati teorici di tiro, essendo il tiro diretto impedito tuttora dalla nebbia.

 

Obiettivi principali sono Stazione per la Carnia, il ponte sul Fella, il ponte di Tolmezzo, la stretta di Sompave e La Maina. Col ripiegamento delle nostre truppe sulla destra del Tagliamento, il forte viene a trovarsi in primissima linea. La 26a, la 36a e la 63a Divisione sono schierate ai fianchi e a tergo. Ad Alesso prende quartiere il Comando della 63a che si pone in comunicazione col forte. Ad esso il forte ripete le richieste già precedentemente dirette al Comado del XII Corpo d'Armata.

 

A Cavazzo cominciava lo sfollamento:

 

30 ottobre 1917. Il Pievano consuma il Santissimo Sacramento. Le famiglie cominciano a lasciare il paese dirigendosi verso Posea.

 

Ad Avasinis un ordine di sfollamento non sortiva invece grosso effetto:

 

Il colonnello mi dà l'ordine di pubblicare dall'altare lo sgombero del paese della popolazione. Ma la gente non la intende così. Allora mi si comunica un altro ordine più perentorio da comunicarsi famiglia per famiglia. Mi vi accingo. Lo leggo quasi in ogni casa e aggiungo tratto: questo è l’ordine, voi poi fate quel che vi pare, io faccio il mio dovere.

 

Prè Micheli riferiva che il ponte di Braulins era satto fatto saltare il 29; secondo altre ricostruzioni, l'interruzione del ponte di Braulins sarebbe avvenuta nella nottata del giorno 30:

 

Il ponte di Braulins è il primo grande ponte in muratura a portata di mano delle avanguar­die della Jäger Brigade tedesca. Questo è però un passaggio "ibrido" dal punto di vista milita­re: permette di cogliere alle spalle il Forte di Monte Festa, ma non immette direttamente nella pianura friulana della destra Tagliamento, obiettivo primario dell'avanzata.

 

La difesa della testa di ponte di fronte a Braulins è affidata ai Cavalleggeri di Alessandria e a un reparto di bersaglieri ciclisti. Fino alle 19,30 del 30 ottobre il ponte è utilizzato per la fuga dei civili soprattutto di Gemona, sotto una pioggia torrenziale e su un fiume già in piena. Dopo quest'ora il passaggio è chiuso ai profughi e comincia il transito dei militari della 36a e della 63a divisione. L'attraversamen­to non viene fatto a contatto con il nemico dato che le truppe a difesa di Sella Foredor (Gemo­na) hanno rallentato la corsa degli Jäger. Il ponte è fatto saltare alle 23,45 e i reparti, il cui ripiegamento è avvenuto con ordine, si siste­mano a difesa dell'argine destro del Taglia­mento. (da: I passaggi del Tagliamento, 2004)

 

 

 
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29-10-17, cent'anni fa la Grande Guerra in Val del Lago

Post n°222 pubblicato il 29 Ottobre 2017 da centro_doc_alesso
 
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29 OTTOBRE 1917 

 

A Cavazzo venne impartito l’ordine di sfollamento per la popolazione civile:

 

In Cavazzo si insedia il comando di una divisione. Il paese è occupato da soldati di ogni arma. È ordinato di sgombrare il paese dalle persone civili.

 

Ad Avasinis il curato don Michieli  segnalava l’arrivo in paese di truppe in ritirata.  

 

Capita l'esercito fuggitivo dal fronte. In paese arriva  il 49° Fanteria.

 

Frattanto Sabino Leskovic oltrepassava il Tagliamento al Ponte di Braulins ove la concitazione era al massimo:

 

Il 29 ottobre, parti in bicicletta da Interneppo diretto a Udine accompagnato dal Sindaco Piazza, e giunse al ponte di Trasaghis intasato di profughi e di armati. A Bordano si era incontrato con profughi di Montenars i quali racconta­vano aver dovuto sgombrare il paese la sera prima per ordine dei carabinieri.

 

Sul ponte del Tagliamento, a Trasaghis, vi era un maggiore dell'esercito che fuori di sé, dava concitatamente ordini onde regolare il deflusso dei fuggiaschi. A lui il Lescovic si avvi­cinò e chiese di passare.

 

— «Ma lei è pazzo» rispose l'ufficiale. A Udine non c'era più nessuno.

 

Poche ore dopo, il ponte di Braulins veniva fatto saltare dagli italiani. II curato di Avasinis  lasciò scritta a futura memoria la notizia: Il 29 sera si fa saltare il ponte di Braulins.

 
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28-10-17, cent'anni fa la Grande Guerra in Val del Lago

Post n°221 pubblicato il 28 Ottobre 2017 da centro_doc_alesso
 
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28 OTTOBRE 1917

 

Il giorno 28, sul forte, Winderling  dava a tutti i suoi dipendenti notizia del “solenne sacro impegno” preso,  in un breve ma energico discorso di incitamento. A fondo valle la ritirata delle truppe continuava inesorabile.

 

Il Pievano di Cavazzo registrava l’aumento delle operazioni di ritirata:

 

28 ottobre 1917. È domenica, piove a dirotto, i movimenti di ritirata vanno aumentando, verso le 14:00 partono tutti gli aeroplani del campo di aviazione. Verso le 18:00 vengono incendiati i magazzini militari. Verso le 24:00 con un rumore spaventoso sono fatti saltare tutti i ponti sul Tagliamento ed il tunnel della ferrovia Carnia-Tolmezzo. I cannoni del Monte Festa tuonano incessantemente. La popolazione è spaventata. Nessuno intervenne alle funzioni. In canonica è un viavai di ufficiali, soldati, profughi.

 
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27-10-17, cent'anni fa la Grande Guerra in Val del Lago

Post n°220 pubblicato il 27 Ottobre 2017 da centro_doc_alesso
 
Foto di centro_doc_alesso

 

IL FORTE DI MONTE FESTA

 

Il monte Festa è un dosso alpestre staccantesi a circa 1000 m dalle pendici settentrionali del monte S. Simeone (m.1500) e dominante a nord-est ed a nord-ovest rispettivamente la confluenza del Fella e del But nel Tagliamento, a sud-ovest il lago di Cavazzo, mentre a sud-est lo stesso San Simeone e a sud il Brancot gli impediscano la visuale sulla pianura friulana. Le opere di fortificazione del monte Festa vennero iniziate nel 1910, ed all'epoca di cui si narriamo, il forte non ancora ultimato, era già stato posto in istato di disarmo, disarmo che aveva particolarmente intaccato il munizionamento. Erano invece in efficienza le due batterie da 149 con i relativi servizi di riservette e passaggi in caverna, elevatori, ecc. Mancava completamente qualsiasi opera per la difesa vicina : non una trincea, non un reticolato, non uno spalto, non un appostamento per armi portatili. Il forte infatti era stato ideato per un'offesa a distanza e non già per un compito di prima linea.

Il 26 ottobre 1917 e cioè quando già era in corso la ritirata di Caporetto, il capitano di complemento ingegnere Riccardo Noel Winderling per ordine del comando di artiglieria del XII corpo d'armata lasciava il comando di un gruppo d'artiglieria sul Pal Piccolo per assumere quello del forte di Monte Festa, con l'incarico di porlo rapidamente in efficienza onte opporre al nemico la più tenace resistenza durante il ripiegamento delle truppe della Zona Carnia.

 

I giorni 26,27,28,29, vengono attivamente impiegati in addestramento della truppa al maneggio dei pezzi, nel ricupero da Amaro, a mezzo teleferica di un altro migliaio di colpi da 149, nell'organizzazione degli osservatori, nella preparazione di dati di tiro sugli obiettivi più importanti, nella distribuzione di tutti gli altri servizi. Bufere di pioggia, vento, nevischio ostacolano fortemente queste operazioni. Si richiedono al Comando di Artiglieria del XII Corpo d'Armata i mezzi adatti a riparare almeno in parte alle deficienze del forte.

 

27 OTTOBRE

 

Il giorno 27 sera il Comando d'Artiglieria del XII Corpo d'Armata conferma : D'ordine del Comando Supremo il forte di Monte Festa dev'essere messo subito in istato di efficienza : resistere se attaccato. Hanno pertanto valore a questo riguardo le prescrizioni sancite dal regolamento del servizio di guerra, parag.52 e seguenti. Sono persuaso - aggiungeva il Comandante d'Artiglieria del XII orpo d'Armata, generale Sacchero, al capitano Winderling - che Ella pienamente conscia dei doveri che dalla autorità derivano, saprà a tali prescrizioni uniformare la sua condotta. Il cap. Winderling rispondeva per fonogramma in questi precisi temini : Perfettamente conscio dei miei doveri assumo tutte le responsabilità del caso.

 

Il Pievano di Cavazzo intanto annotava:

 

27 ottobre 1917. Nel pomeriggio di questo giorno di sabato cominciò un insolito passaggio di camions, automobili, carri, soldati e profughi provenienti dalla Carnia e dal Canal del ferro. Questo movimento durò per tutta la notte. Ogni corrispondenza è interrotta.

 

Il caporale Nicolò Zilli, classe 1880, annotò cosi, in un minuscolo diario personale,   il trambusto di quelle giornate: "i nostri italiani anno incominciato a ritirarsi tuto il fronte carnico. Il giorno 27 che era un lunedi io ero a Trasaghis che io mi trovavo a casa che ero disonorato. In quel lunedi era una disperazione a vedere tuta la popolazione di là del Tagliamento a scampare.

 
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Cent'anni fa la Grande Guerra in Val del Lago

Post n°219 pubblicato il 27 Ottobre 2017 da centro_doc_alesso
 
Foto di centro_doc_alesso

 

Dopo Caporetto in Val del Lago, giorno per giorno

La sera del 24 ottobre 1917 l’esercito italiano cominciò a ritirarsi dalla vallata di Caporetto. Le colonne austro-tedesche poterono penetrare attraverso la valle di Uccea e da lì, nella vallata di Resia, obbligare alla ritirata i reparti della 36° divisione. Con l’apertura di un varco, gli austroungarici puntarono verso i ponti di Pinzano e di Braulins, tagliando in due lo schieramento italiano.

 

Il 26 ottobre, il gen. Cadorna inviò a rinforzo della Zona Carnia la 63° divisione, che si schierò tra Stazione per la Carnia e Gemona.

 

Nei giorni successivi si ebbero  il tentativo di contrastare l’avanzata austroungarica da parte delle batterie del Monte Festa  e le dure fasi della occupazione.

 

A cent’anni di distanza, la ricostruzione, giorno per giorno, di quei momenti. Riferimenti fondamentali, i lavori di Antonio Faleschini  e le ricerche recenti di Paolo Gaspari, Marco Pascoli e altri, oltre a contributi archivistici e di stampa locale (la bibliografia completa sarà presentata alla fine  della ricostruzione).

Pieri Stefanutti

 

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Foto del Centro sul MV: una scolaresca di Alesso nel 1925

Post n°218 pubblicato il 19 Ottobre 2017 da centro_doc_alesso
 
Foto di centro_doc_alesso

Le elementari di Alesso nell'anno scolastico 1925-'26 

Sono appena ricominciate le scuole e può essere interessante confrontare le classi attuali con l'immagine di una scolaresca di Alesso nell'anno scolastico 1925-26. La foto, del Centro di Documentazione sul territorio del Comune di Trasaghis, ritrae gli alunni delle elementari col maestro Federico Signoretti.

(Messaggero Veneto, 18 ottobre 2017)

 

 
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Nel '44 arrivarono, oggi ritornano

Post n°217 pubblicato il 06 Ottobre 2017 da centro_doc_alesso
 
Foto di centro_doc_alesso

L'8 ottobre ricorre il 72° anniversario dello sfollamento, una data rimasta "nel dna" della popolazione di Alesso, Trasaghis, Braulins, Bordano e Interneppo.  All'inizio di ottobre del 1944 la Valle del Lago era stata investita da una intensa offensiva nazifascista al termine della quale venne imposto lo sfollamento forzato ai paesi. Quei fatti sono stati più volte ricordati, con pubblicazioni (v. "Memorie di un esodo") e mostre, dando spazio al ricordo dei protagonisti e offrendo elementi di documentazione per quanti sono "venuti dopo".

Dopo più di 70 anni, si è assistito al singolare fenomeno dei "cosacchi che tornano": discendenti di quanti ebbero la ventura di arrivare in Friuli e riuscire poi a rifarsi una vita in altre parti d'Europa, si sono organizzati e hanno effettuato delle visite ai luoghi friulani che hanno visto l'insediamento cosacco.

Una rivista, "Russische Stuttgard", che esce a Stoccarda e tiene i collegamenti con i diversi gruppi cosacchi stanziati in  Germania e nel resto d'Europa, ha dedicato due articoli, nei numeri 16 e 18, alla visita che la delegazione cosacca ha effettuato nel Comune di Trasaghis nel giugno del 2016 e nel giugno del 2017, documentando l'accoglienza in piazza da parte del sindaco, degli amministratori e della popolazione e la celebrazione di una funzione religiosa in chiesa.

 

 

                                    Risultati immagini per cosacchi + Alesso

In ogni occasione è stata ricordato il peso della occupazione cosacca per le comunità friulane e ne è nato un auspicio per un una collaborazione basata sul confronto e sulla pace.

                                        P. St.

 

Si ringrazia per la collaborazione Franceschino Barazzutti e Renato Stefanutti

 

 
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Foto del Centro sul MV: l'inaugurazione del Centro Sociale di Braulins nel 1977

Post n°216 pubblicato il 23 Giugno 2017 da centro_doc_alesso
 
Foto di centro_doc_alesso

Festa a Braulins per l'inaugurazione del centro sociale

 

nnNella foto, inviata dal Centro di Documentazione sul Territorio del Comune di Trasaghis, un gruppo di bambine di Braulins nel corso della festa nel 1977 per l'inaugurazione del centro sociale, realizzato con i fondi raccolti dai volontari lombardi di Albizzate e Solbiate Arno nell'immediato dopo-terremoto

(Messaggero Veneto, 22 giugno 2017)

 
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Foto e video del Centro alla mostra dell'Ecomuseo

Post n°215 pubblicato il 18 Giugno 2017 da centro_doc_alesso
 
Foto di centro_doc_alesso

E' aperto al pubblico il Centro Visite del Parco Botanico di Interneppo, dal 17 giugno fino al 17 settembre, nei fine settimana e festivi. Gli orari sono  i seguenti: 9.30 – 12-30 / 15-30 – 18.30; l’ingresso è libero.
Come sempre è possibile accedere al Centro anche durante la settimana mediante la prenotazione delle visite. I modelli della richiesta sono scaricabili dal sito alla pagina “Documenti”. La richiesta va inoltrata all’Ecomuseo e la visita concordata con il referente del Centro, Nanni Stefanutti (Auser Alto Friuli), il cui recapito telefonico è il 3477785170. La richiesta va presentata soprattutto per avere diritto alla copertura assicurativa.

Quest’anno nel Centro sono presenti le seguenti esposizioni permanenti: “Il lago, il pesce, la pesca”, esposizione di antica attrezzatura da pesca; “Si fa presto a dire sasso…”, esposizione di ciottoli provenienti dal Tagliamento e da torrenti locali; “Una casa per loro”, una completa esposizione di nidi di avifauna locale.
E' presente anche la mostra fotografica “1976-2016, l’evoluzione del paesaggio nella Val del Lago”, esposizione stagionale realizzata grazie alla fondamentale collaborazione con le Pro Loco Somplago-Mena, Bordano-Interneppo e Alesso e il Centro di Documentazione sul Territorio e la Cultura Locale di Alesso.

Risultato immagine per mostra + terremoto + trasaghis

 
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Foto del Centro sul MV: omaggio a padre Migotti

Post n°214 pubblicato il 13 Aprile 2017 da centro_doc_alesso
 
Foto di centro_doc_alesso

Il Messaggero Veneto del 12 aprile 2017 ha pubblicato un'altra foto inviata dal Centro di Documentazione e documentante una visita del missionario p. Migotti ai parenti di Alesso, poco tempo prima di partire per l'Africa dove poi venne ucciso.

La didascalia originale recitava:

Padre Migotti con i parenti di Alesso, poco prima di venire ucciso in Africa

Padre Evaristo Migotti, missionario comboniano di Tomba di Mereto, venne trucidato nel 1964 in Zaire sul ponte del fiume Bomokandi. La madre, Antonia Stefanutti “Vanta”, era di Alesso. In questa foto, inviata dal Centro di Documentazione sul Territorio del Comune di Trasaghis, padre Migotti è ritratto, poco prima della partenza per l’ultimo viaggio in Africa, con i parenti di Alesso

 

 

 
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