C'era una volta...

Eros e Thanatos


Ne abbiamo già parlato, parlando di Fate - le Donne del destino.Le tre PARCHE o MOIRE erano dee fondamentali nel mondo greco e poi romano.Atropo, Lachesi e Cloto.Lachesi deriva dal verbo greco lachéin, che significa destinare: Lachesi è dunque colei che ci dà il destino, cioè la consapevolezza del nostro destino.Cloto invece deriva dal verbo klonéin che significa ondeggiare, e figurativamente, mettere in movimento, in confusione, cioè in condizioni non stabili e non prevedibili; Cloto è dunque l'imprevedibilità, l'incertezza del momento, in contrapposizione a Lachesi che è la consapevolezza che tale destino si compirà inesorabilmente.Atropo l'ineluttabile, quella che non si può sfuggire, quella che taglia il filo della vita, irrevocabilmente. E' lei che ci getta nell'angoscia.In definitiva le Parche, le Moire, vogliono significare l'ineluttabilità, la consapevolezza di questo destino e l'imprevedibilità dell'evento; non sono altro che i tre aspetti psicologici della morte, che l'uomo non riesce ad accettare.Nei tempi arcaici, presiedeva al destino una sola dea, che i romani la chiamavano Libitina, che deriva da libitum, cioè "colei che da il piacere sessuale".Le Parche, poi, erano originariamente le dee che vegliavano sulla gravidanza. Ed erano due: i loro nomi erano Nona e Decuma, dette così dagli ultimi mesi della gestazione; a queste se n’aggiunse un’altra, Morta, dea appunto della morte. La scelta di abbinare vita e impulso vitale al concetto di morte ha un preciso siginificato: la consapevolezza della ciclicità della vita, della morte che è nascosta anche nell'atto che dà la vita. Ma anche della violenza e della soprafafzione che è insita in ogni atto sessuale. Perché attraverso esso si trasmette la vita e la vita, per imporsi, è spesso anche violenta. Come violenta è la lotta per la sopravvivenza.Ecco perché negli studi sull'inconscio umano l'orgasmo viene definito "una piccola morte", un atto distruttivo che si tramuta in atto creativo.