C'era una volta...

I sotterranei dell'anima: il doppio


"Ognuno di noi è seguito da un'ombra. Meno questa è incorporata nella vita conscia dell'individuo tanto più è nera e densa". Carl Gustav Jung
Così lo psicologo svizzero Carl Gustav Jung, allievo eretico di Freud, descrive il lato oscuro della vita cosciente dell'uomo. Questo mondo che sta sotto e dietro la maschera della persona e dell'agire sociale Jung lo ha chiamato, con un'espressione che ricorda Dostoevskij, "sotterranei dell'anima". È il luogo demonico o infero del mito e della rappresentazione religiosa. Vi abitano i mostri e i morti. È la notte della coscienza, ma anche fertile limo terrestre, sottosuolo da cui si risorge. Dunque l'ombra non cela solo il male. È piuttosto qualcosa di primitivo, infantile e goffo, che renderebbe l'esistenza umana più vivace e bella, se non urtasse contro le regole della società e la consapevolezza dell'io. In quanto tale l'ombra va guardata in faccia, va conosciuta anche nei suoi tratti penosi e conturbanti. Dobbiamo accoglierla come la nostra parte notturna e darle voce. Solo così non agirà inconsapevolmente e pericolosamente, come appare nel popolare racconto di Stevenson: Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, in cui il protagonista, rispettabile uomo di scienza, vive la propria dimensione d'ombra come fosse un'altra persona sfuggita al governo dell'io. Talvolta l'ombra viene proiettata sugli altri, per evitare l'incontro penoso e duro con noi stessi, con il proprio doppio. In realtà, solo integrando la nostra parte umbratile, l'energia sotterranea che essa nasconde e assorbe diviene disponibile all'io.
"Talvolta si deve essere indegni, per riuscire a vivere pienamente", afferma Jung. Dunque, secondo Jung, ma anche per Sigmund Freud, la nostra psiche nasconde un mondo complicato e vasto, con cui difficilmente entriamo in contatto. Forse ne abbiamo paura perché scopriamo che l'io non è padrone a casa propria.Questa esplorazione dell'inconscio apre prospettive assolutamente nuove e naturalmente pone interrogativi. Se il male è l'altra faccia del bene, come l'ombra è l'altra faccia della luce, che senso ha giudicare le azioni degli uomini in termini di responsabilità? Se la parte negativa dell'uomo sfugge al controllo dell'io, la psicologia distrugge la morale?
da un'intervista a Mario Trevihttp://www.emsf.rai.it/grillo/trasmissioni.asp?d=753potete anche leggere un mio post precedente sul tema dell'ambivalenza nelle fiabe: qui.