C'era una volta...

La bugia positiva


Da  una conversazione con Magdalene57 e casalingapercaso sulle bugie degli adolescenti, ecco alcune riflessioni.Se cerchiamo di liberarci per un attimo da sovrastrutture morali o sociali ed esaminiamo la crescita del ragazzo come un percorso individuale, sì, ma anche fisiologico e per questo comune ad ogni essere umano; se cerchaimo di astrarci dal ruolo di educatori (genitori o insegnanti, o comunque figure che sentaono il peso e la necessità di fornire modelli di compertamento referenziali); se cerchiamo di scomporre la crescita in una serie di atteggiamenti ed esperienze attraverso le quali l'essere umano va acostruirsi un ruolo ed una personalità nuova in un contesto che gli è ancora estraneo e nel quale fa fatica a riconoscersi........allora possiamo forse leggere ed interpretare la bugia dell'adolescente come "positiva": un momento di riflessione, una ricerca di capire il nuovo mondo, il nuovo se stesso.
"Mentire implica disporre o sviluppare una buona quota di fantasia, di astrazione e immaginazione ed è funzionale alla creazione della propria identità. Non a caso, il bambino impara a formulare una bugia quando inizia a introdurre tra i suoi giochi, a circa due anni di età, il "come se", ovvero quando apprende che ci può essere una realtà diversa da quella che vive concretamente e quotidianamente. In questa accezione, la bugia è un veicolo per conoscere se stessi e gli altri, per definire il confine tra realtà e fantasia. E sancisce la possibilità di crearsi un proprio spazio mentale e psicologico, un'indipendenza di pensiero all'interno del contesto familiare e sociale"Antonino Minervino