C'era una volta...

La bacchetta magica


La bacchetta magica è uno strumento fondamentale nelle fiabe per i maghi e per le fate. Serve da elemento di trasmissione tra la forza magica e il mondo: attraverso al bacchetta magica la forza si incanala e può agire direttamente sulal persona o la cosa, spesso trasformandone l'essenza.In realtà la "bacchetta magica", come strumento di potere, sia religioso-magico che politico, compare nelal notte dei tempi.Nelle caverne sono stati rinvenuti graffiti raffiguranti figure umane che tenevano in mano delle asticelle, simbolo di potere e prestigio. I personaggi della corte del faraone erano spesso dotati di bacchette, come si vede nei dipinti murali delle piramidi.Il dio greco Hermes, messaggero degli dei e conduttore delle anime dei morti agli inferi, possedeva una particolare bacchetta chiamata “Caduceo”, con due serpenti intrecciati.Secondo Omero una bacchetta magica possedeva anche la maga Circe, con la quale trasformava i suoi prigionieri in porci.Forse l'idea della bacchetta magica deriva dai bastoni degli Sciamani, specialmente dell'Asia centrale e Siberia, usati per colpire il terreno nelle cerimonie religiose.Anche nella Bibbia il bastone di Mosè, che si tramuta in serpente e con il quale colpisce l'Egitto con le piaghe è interpretabile come un oggetto simile ad una bacchetta magica. Anche in molti affreschi del III e IV secolo, all'interno delle catacombe, Cristo viene rappresentato con un bastone simile ad una bacchetta magica o a uno scettro del potere.La funzione del bastone o bacchetta di operare il passaggio o flusso continuo tra il mondo dei vivi e quello soprannaturale è ben esemplificato da Virgilio che descrive nell'Eneide il "ramo d'oro" senza cogliere il quale Enea non può varcare la soglia dell'aldila':"...Nascosto entro un albero ombroso c'è un ramo, d'oro le foglie e la verga flessibile, sacro all'inferna Giunone: e tutto il bosco lo copre, entro le oscure convalli protetto lo tengono l'ombre. Ma non prima è concesso scendere sotto la terra che si sia colto dall'albero l'auricomo ramo. Strappalo via, con la mano: da solo verrà, sarà facile se i fati ti chiamano; se no, né con forza nessuna, né con il duro ferro piegarlo o stroncano potrai."(Virgilio, Eneide, canto VI).