C'era una volta...

L'ibrido


L'idea di un essere che assommi in sé le caratteristiche di due diverse specie e, in particolare, di un essere in parte uomo e in parte animale, percorre tutta la storia dell'immaginario umano: strutturato in racconti mitologici o sublimato nella fiaba.Questi esseri immaginari vengono spesso rivestiti di poteri speciali, religiosi, maieutici, profetici o magici.E l'uomo, nelle civiltà antiche, tenta di propiziarseli e di attirarne i favori con la loro adozione a propettori di una famiglia o etnia (il clan e il suo totem).Nella mitologia classica, basti ricordare che da una primigenia, mostruosa donna, Echidna, con la parte inferiore del corpo a forma di serpente, nacquero numerosi di questi ibridi: la Sfinge (volto di donna e corpo di leone), le Arpie (uccelli), l'Idra di Lerna (mostro a nove teste), la Chimera (risultata di una combinazione tra un serpente, una capra e un leone), Cerbero (cane con tre teste) e il Leone di Nemea.Altri ibridi molto noti, sempre in mitologia, erano le Esperidi, le Gorgoni (donne con serpenti al posto dei capelli e zanne di cinghiale), i Centauri (metà uomini e metà cavalli), le Sirene (mezze donne e mezzi uccelli, nella tradizione più antica; poi diventate per metà pesci), i Satiri (metà uomini e metà capre), i Sileni (uomini e asini), i Tritoni (uomini e mostri marini) e il famoso Minotauro del labirinto di Creta (metà uomo e metà toro).Nelle fiabe non c'è quasi mai la raffigurazione dell'ibrido come elemento abnorme delle natura, fisso e determinato e spesso malvagio, ma piuttosto l'ibrido è un essere che incarna il passaggio, la mutazione.Sono ibridi famosi la bestia (de La Bella e la Bestia), il rospo (de Il principe-rospo), Pinocchio, il brutto anatroccolo (destinato a trasformarsi in cigno), la Sirenetta.In alcuni di questi personaggi per un evento magico iniziale (spesso già avvenuto all'inizio della fiaba), la vera natura è stata trasformata e solo la realizzazione di una cluasola, il superamento di un limite, potrà annullare la trasformazione.In altri è ancora più chiaro che di una trasformazione interna al personaggio si tratta: una crescita, da crisalide a farfalla. In tutto l'immaginario dell'ibrido comunque si ritrova una compresenza tra il dramma esistenziale dell'essere spesso prigioniero in corpo in cui non si riconosce e una specie di consapevolezza dell'essere umano, che continua nel tempo a sentirsi imparentato con l'animalità. E questo di solito avviene nella perdita di controllo razionale sulla corporeità e gli istinti.
Crisalide (di Giulio Orioli)