C'era una volta...

SULLA FIABA -7-La fiaba come manifesto del potere


"Il potere è situato sempre in un personaggio: evidentemente le fiabe ignorano il potere dei gruppi. Tale personaggio-funzione è detentore del potere politico-economico (è re immensamente ricco);oppure è depositario di una autorità morale nei confronti di un personaggio (il genitore); ancora, esercita potere perché è in possesso di doti particolari, spesso magiche, che gli consentono un dominio sui comuni mortali (…) Bisogna notare inoltre che spesso il potente coincide con il personaggio cattivo, con colui che è da sconfiggere perché esercita la sua funzione con malvagità. Più che di contestazione del potere si tratta dunque nella fiaba, di riprovazione morale del cattivo esercizio del potere che lascia tuttavia intatto e inattaccabile l'ordine sociale che dal potere dipende. L'attacco al potere si risolve in un semplice capovolgimento di ruoli. La protesta che traspare non diviene mai presa di coscienza: così la fiaba, prodotto della cultura subalterna, di quella porta con sé tanto il messaggio di integrazione, quanto la vena caustica e rancorosa, ma la risolve a puro livello rituale.Esattamente come in rito si esplicava il capovolgimento dei ruoli tra schiavo e padrone, durante i Saturnalia, cosicché le feste collettive finivano con l'avere la funzione di incanalare le tensioni sociali.Carla Ida Salviati Ghia, "Per un'indagine sull'ideologia della fiaba"