C'era una volta...

La sindrome di Peter Pan


Negli anni Ottanta lo psicologo americano di scuola junghiana Dan De Kiley ha individuato una sindrome che ha chiamato proprio "sindrome di Peter Pan", che colpisce chi "finisce per rimanere imprigionato nell’abisso dell’uomo che non vuole diventare e del ragazzo che non può continuare ad essere" chi ha provato a rifiutare le regole del mondo adulto e si è ritrovato sconfitto.La sindrome colpisce molti giovani uomini che si sentono rifiutati dai genitori, abbandonati ed incompresi, sono inquieti, non hanno nessuno a cui rivolgersi con fiducia, ma cercano di nascondere le loro inquietudini con coperture, come fa Peter Pan quando si mette a suonare allegramente il suo flauto proprio mentre sta per essere abbandonato da Wendy e dai suoi Bimbi Sperduti.La personalità di questi moderni Peter Pan li spinge a fingere, mentire, imitare, recitare un ruolo, inventare storie straordinarie. Per prima cosa essi mentono a se stessi e, per evitare di pensare alle loro paure ed insicurezze, preferiscono guardare ai loro lati positivi, finendo così per sviluppare un estremo narcisismo convincendosi presto di essere qualcosa di speciale e trasformandosi spesso in individualisti dall’atteggiamento arrogante, anche se "alla megalomania cosciente corrisponde un’inferiorità inconscia." Manipolazione ed intimidazione sono i mezzi con cui i Peter Pan del nuovo millennio gestiscono i loro rapporti interpersonali.Secondo De Kiley la causa della sindrome sta nell’atteggiamento dei genitori che hanno lasciato che i loro figli credessero che le regole fossero valide per tutti tranne che per loro, genitori come la signora Darling che lasciando trasparire la sua preoccupazione nel lasciare soli i figli e sentendosi chiedere da Michael "Can anything harm us, mother, after the night-lights are lit?" risponde: "Nothing, prescious. They are the eyes a mother leaves behind her to guard her children." quando invece è estremamente in ansia per loro.I figli di simili madri conservano troppo a lungo una psicologia adolescienziale, fuggono le responsabilità di qualsiasi tipo, sono letteralmente incapaci di impegnarsi in qualcosa e continuano a cercare la madre in ogni donna che incontrano. Gli uomini affetti dalla "sindrome di Peter Pan" vogliono che la loro compagna faccia loro da mamma che comprenda la loro fragilità psicologica, che ceda sempre ai loro capricci, proprio come fa Wendy Darling, sempre pronta a modificare il suo modo di agire e pensare per assecondare il suo Peter, che proprio per questo la preferisce all’esotica Tiger Lily come alla sensualissima Trilly. Molto spesso questi uomini non riescono a stare senza la loro Wendy e allo stesso tempo hanno il terrore dei legami, della routine e delle convenzioni; come Peter vogliono solo continuare a divertirsi, così, mentre per Jung il fanciullo divino rappresenta "la tendenza più forte ed irriducibile di ogni esistente: quella di realizzare se stesso.", per De Kiley il puer aeternus è l’archetipo dell’amoralità, della vulnerabilità e dell’autodistruttività.Questa sindrome si è sviluppata negli ultimi trenta o quarant’anni, periodo in cui l’età non è più qualcosa di biologico quanto di culturale ed è definita in relazione ai codici di comportamento; un’età in cui si incontrano spesso ibridi di adulti con l’aria da adolescenti, persone per le quali essere immaturi altro non è che un comodo modo di dissacrare forme e convenzioni del mondo adulto e ricavarci una buona dose di divertimento, uomini intrappolati nella loro eterna fanciullezza e donne in una specie di eterna maternità. Uso la parola intrappolati perché "ciò che da una parte implica, invero, la possibilità della libertà umana, dall’altra parte però è fonte di infiniti conflitti con gli istinti."A. Carotenuto, La strategia di Peter Pan