CERCHI NEL GRANO

QUESTO E' AMORE


PER STARE ACCANTO ALLA SUA MARTA HA ABBANDONATO I SUOI PADRONINIZZA MONFERRATO (Asti) L'ultimo vero bacio non lo dimentichi. Solo che alla fine dev'essere che l'amore è uguale, che gli uomini e gli animali magari hanno lo stesso cuore. E che quando batte puoi rinunciare anche alla libertà, alla ricchezza, a un padrone che ti vuole bene. Puoi rinunciare a tutto, anche se sei un cane, come ha fatto Otto, che è un randagio che sembra un terrier, con il suo pelo corto nero e le zampe bianche. Ha attraversato la notte e le colline, ha lasciato il suo cortile e la sua cuccia ed è passato sotto ai muri, e ha scavato la terra, per tornare lì, in una prigione, dove c'era Marta, la cagnolina che gli aveva dato l'ultimo vero bacio. Marta sembra un pointer in miniatura. Pelo raso nero, muso appuntito, la pancia riempita di chiazze bianche. Avrà sei o sette anni, con i randagi non si sa bene. Lo sguardo è dolce. I cani ce l'hanno così anche quando fanno una vita dura. E' finita in un canile modello, a Nizza Monferrato, provincia di Asti, il «ConFido», con lunghi corridoi e le cucce al coperto, e un bel prato per fingere di correre, tenuti al guinzaglio. Lì ha trovato Otto, che deve avere l'età del suo nome. Erano vicini di cuccia. E si sono innamorati. L'ultimo vero bacio. Mangiavano assieme nella stessa scodella, dormivano assieme, uscivano assieme, non si lasciavano mai. Poi, la prima domenica di dicembre, sono venute alcune brave persone per adottare un cane. Hanno scelto Otto. Sembravano i padroni di Lilli e il vagabondo. Ma questa è come una storia di Disney. L'hanno portato a casa loro, sulle colline sopra Nizza: un bel posto, con il cortile, le luci accese, la cuccia con la coperta per stare al caldo, e tanto cibo. Lo riempivano di coccole. «Lui era docile, molto buono», hanno raccontato i padroni. Ma dopo qualche giorno aveva cominciato a uscire da solo. L'avevano visto vicino a un tipo con uno stazzonato abito di tela cachi, simile a un vecchio soldato reduce da una lunga campagna e tutto preso a guardarselo mentre quello si sbracava su qualche sgabello lì accanto, come un piccolo e sfinito commilitone, prima di rialzare la testa e partire per qualche corsa randagia che chissà dove lo doveva portare. Non c'era da preoccuparsi. Otto se ne andava per sentieri sulle colline, come raccontava qualcuno che l'aveva visto, in altri luoghi e in altri tempi, fra vecchie carrette fatte in casa e un camioncino Fiat avviato a scomparire nel tramonto. Anche lui spariva per un po' e poi tornava solo alla sera, con l'aria un po' triste, con il muso basso e la coda tra le gambe. Ma nessuno ci faceva troppo caso. In fondo, è un cane. Poi, domenica 9 dicembre, è andato via e non è più tornato. I padroni si sono messi a cercarlo dappertutto: si erano affezionati. Niente. Lunedì mattina, Roberta Galli ha aperto il canile. E' andata nei corridoi, ha salutato i suoi amici, e a un certo punto ha visto Otto. Era lì, fermo, davanti alla cuccia di Marta. Non faceva niente. La guardava solo. La guardava come se non avesse nient'altro da guardare. Ecco dov'era andato nei giorni prima: a cercare la strada. E quando l'aveva trovata, aveva scavato sotto terra per passare il muro e rientrare qui, in questa che in fondo è la prigione dei cani. Roberta era lì che guardava il buco fatto da Otto, il tunnel per arrivare nel corridoio e lo guardava adesso, immobile, di fronte a Marta. Non ha avuto il cuore di toglierlo. Lui aveva rinunciato a tutto per lei. Li ha rimessi insieme. Chi vuole adottare uno, dovrà prendersi anche l'altro. Solo questo alla fine non abbiamo capito. Se questa è una storia di cani che può essere anche una storia di uomini. L'ultima volta che l'abbiamo sentita, c'era Otto che filava via dalla sua cuccia. Ma era quasi Natale. Può averci ingannato lo splendore di una stella cometa.