Creato da CoraPrincesse il 21/06/2012
Per chi entra nel cerchio magico dei sogni

Ultime visite al Blog

 
atapoCoraPrincesseRachele58saDomesticat1960noi.ricordicolpadelcuoregiramondo595ricordisbiaditiuniamocipersemprelgpompili18cavallopazzo5816jackiejacqueline95arturo54_8alfabeto_2009
 

Area personale

 
 

MUSIQUE POUR TOI

 

 

Tag

 
 

Archivio messaggi

 
 
 << Luglio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30 31        
 
 

Cerca in questo Blog

 
  Trova
 

Ultimi commenti

 
Buonanotte e sogni d' oro,smackkkkkkkkkkk. Benvenuta...
Inviato da: giramondo595
il 23/02/2014 alle 00:59
 
Il tempo non ha limiti
Inviato da: uniamocipersempre
il 03/08/2013 alle 21:35
 
Si! donne che quando entrano nel Cuore di un uomo...non...
Inviato da: alfabeto_2009
il 08/06/2013 alle 08:33
 
Grazie
Inviato da: CoraPrincesse
il 29/05/2013 alle 09:29
 
Dal tuo blog...fuori esce verità e trasparenza...O regine o...
Inviato da: LEONESSARIBELLE
il 29/05/2013 alle 01:25
 
 

Chi può scrivere sul blog

 
Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
I commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 
Citazioni nei Blog Amici: 1
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 

 

 
« SAGAPO AKOMAGIOIA MIA »

U ZITU E A ZITA

Post n°20 pubblicato il 10 Agosto 2012 da CoraPrincesse
 
Tag: parole

 

REALMONTE

Su questo grosso scoglio che se ne sta perenne, in tutta la sua grandezza, in mezzo ai flutti calmi o tempestosi, si raccontava (e tutt'ora si racconta) una suggestiva storia d'amore tra due giovani del luogo.

Rosalia (o Rosa) era la bellissima figlia diciottenne di un ricco signore di "Muntiriali". Un giorno tornando dalla sua quotidiana passeggiata, seguita come un'ombra dalla sua fida nutrice, vide un aitante e bellissimo giovane che trasportava, sulle spalle possenti, sacchi pieni di fave.

La giovane Rosa fu come folgorata da quei possenti muscoli del giovane e se ne innamorò perdutamente. Era talmente innamorata di Peppe (questo era il nome del giovane) che osò sfidare le ire dell'arcigno e geloso genitore. Del resto anche Peppe non disdegnava e certo non restava insensibile alle lunghe occhiate e agli sguardi languidi della bella Rosa.

A nulla valsero le minacce del padre di Lei di chiuderla, per il resto della sua vita, nel monastero delle Suore Orsoline di Girgenti. La fanciulla era talmente innamorata del suo Peppe e da questi, come detto, ricambiata, che non ne volle sapere di interrompere quella che il padre chiamava tresca. Intanto i due continuavano a vedersi furtivamente al calar del sole o alle prime ombre della sera, nel giardino del palazzo di Lei.

Quando Peppe, poi, andava via, la giovane rientrava nelle sue stanze e buttandosi nel suo lettino, l'assaliva un pianto dirotto a causa della sua infelicità. Anche perchè, essendo orfana di madre (la mamma le era morta dandola alla luce) non aveva con chi parlare e con chi consigliarsi, dato che la nutrice stava dalla parte del padrone.

Nel frattempo il padre della ragazza, avendo notato che la figliola era diventata pallida, triste e taciturna e avendo appreso dalla nutrice che raramente toccava cibo, volle consultarsi con il medico fisico di Muntiriali "Mastro" Giuseppe Modica. Questi visitando la fanciulla non potè che constatare che era sana come un pesce e le prescrisse solo delle lunghe passeggiate giornaliere che Rosa effettuava di buon grado, ma sotto lo sguardo vigile della vecchia governante. Purtroppo, come sempre accade, gli eventi precipitarono. Avendo saputo il padre che la figlia, nonostante le sue minacce, continuava a vedersi furtivamente con l'innamorato, decise di chiuderla in un lontano e sperduto monastero palermitano.

Ma ahimè! La inattesa e brutta notizia sconvolse la giovane Rosa la quale fra i singhiozzi, mise al corrente della cosa anche il suo amato Peppe.

"Uniti per la vita e per la morte" giurarono i due giovani amanti, ai quali balenò, in un attimo, un'idea tragica, ma sublime. Si sarebbero tolti la vita buttandosi a capofitto dalla Punta di Monte Rossello e fu così che, a notte fonda, i due giovani innamorati, datisi appuntamento, si buttarono a capo in giù per il monte sacrificando le loro giovani vite.

Racconta la leggenda che dopo alcuni anni nel punto esatto dove i due trovarono orribile morte, spuntarono, come per incanto (o come un sortilegio) due scogli, uno legato all'altro da una sottile lingua di roccia. Qualcuno asserisce, non senza una buona dose di fantasia, che, nelle notti di luna piena e quando il mare è in bonaccia, chi si trova a passare con un'imbarcazione dai pressi della "Rocca Gucciarda", può udire una voce sublime e melodiosa di donna. E' la voce, dicono, di Rosa che canta una nenia triste e malinconica per lo sfortunato suo amore per Peppe.

Ecco perchè, ancora oggi, lo scoglio della "Rocca Gucciarda" specie dai marinai, viene chiamato anche "U’ Scogliu do Zitu e a Zita".

 

La URL per il Trackback di questo messaggio è:
https://blog.libero.it/cerchiodeisogni/trackback.php?msg=11499255

I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
Nessun trackback

 
Commenti al Post:
Nessun commento
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963