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NAPOLI: IL COLTELLO E L'ARRESA!!!


C’era una volta la camorra del coltello, quella descritta daMatilde Serao: “il camorrista, col suo coltello, era un sanguinario, maoffriva, anche, il suo sangue” . La donna, la scrittrice che di Napoliaveva capito e descritto mirabilmente il suo “ventre” pensava che la rivoltellaavrebbe per sempre cambiato, ed in peggio, il camorrista. "La rivoltella è l'arme dei fanfaroni: la rivoltella èl'arme dei paurosi; la rivoltella è l'arme dei vili... Essa serve, talvolta, asparare ma da lontano; essa serve, talvolta, a colpire ma da lontano; essa servea uccidere, talvolta, ma come in un agguato, dietro un cantone di via, a ventimetri di distanza: essa permette che si possa fuggire dopo avere sparato losparatore moderno è un sanguinario che tiene alla sua pelle, che la custodiscegelosamente, dandosela a gambe, dopo di avere sparato... Ambedue le armi fannoribrezzo e sgomento a tutte le persone di cuore e io stessa fremo di orrore,parlando di queste cose... Ma il coltello del camorrista implicava un impetuosoo un freddo coraggio: la rivoltella del malvivente moderno, la rivoltella dellosparatore implica, quasi sempre, una segreta viltà".Dal coraggio alla viltà, la prima trasformazione delcamorrista. Poi sempre più giù, in una spirale di violenza e prevaricazione, didegrado morale e civile.Potere, sangue e soldi è la camorra che descrive Saviano nelsuo libro Gomorra. Una camorra che s’insinua dovunque, che diventa Sistema, cheimpone, decide e si globalizza.  Eppure, nel ventre di Napoli fa di nuovo “capolino” ilcoltello. Lo impugnano gli adolescenti per terrorizzare i coetanei, loimpugnano gli adulti per sfidare la sorte. Il coltello è un simbolo, unostatus, il primo passo verso ‘o Sistema. E’ la nemesi del coltello: nessuncoraggio da ostentare, ma solo tanta svilita viltà ed arresa da nascondere.         Elena Varriale(Pubblicato sul numero di marzo de "La Voce Forense")