certenottiqui

Sabbia e vento


Gli occhi proprio non ce la fanno. Accecati dall’azzurro limpido dell’orizzonte non riescono a mettere a fuoco la distesa del mare. Lo evitano. Stanno fissi a terra. E’ solo sabbia. Scura. Bagnata. Cumuli di dune a tratti, piana e acciottolata a riva. Arriva lì lo sguardo. Poi si perde altrove. Ferito dal bagliore dei raggi sull’acqua. Sabbia tra i capelli. Sabbia masticata. Sabbia tra le ciglia, sotto le unghie, dentro le scarpe. Scivola dentro i vestiti, fastidiosa. Si insinua in ogni meandro dell’anima, piena di buchi senza toppe, slabbrati, inerti, arresi, rassegnati al tutto. Sabbia che inceppa il respiro. Sabbia che soffoca in gola. Sabbia che asciuga il sangue. Piccoli granelli di dolore solido. La pelle proprio non ce la fa. Scottata dal sole resta fredda all’interno. I raggi picchiano, rivoli di sudore sulla fronte e brividi di freddo. Una patina di brina la ricopre e neppure il gelido sole riesce a scioglierla in gocce. Suda e trema. Stretta in vestiti bagnati di veleno che stringono, mordono, avviluppano come corde ogni piccolo accenno di movimento. E’ ferma, immobile. E’ vento. Vento che screpola le mani. Vento che brucia gli occhi. Vento che secca le lacrime. Vento che s’infila nelle narici e blocca il fiato. Vento in bocca. Vento che brucia il viso, le braccia e intorpidisce le dita. Soffia forte fino all’anima. Leggere folate di malinconica tristezza.