certenottiqui

Arabeschi


Non mi resta che questa penna in mano e questo pezzo di carta. Le dita sulla tastiera si muovono come su un pianoforte. E’ musica. Dolce a tratti, disperata spesso. Sale. Sale forte e rimbomba sui muri di questa casa silenziosa. Poi si perde. Si smorza all’improvviso, diventa rumore assordante. E ripiomba il silenzio. Solenne, quasi sacro nella purezza di quello che racchiude. Si muovono piano i pensieri. Formano arabeschi complicati nell’aria, si poggiano sulle cose, rimpiangono un tempo felice, si figurano un futuro impossibile. Potrebbero chiamarsi sogni, ma poi svaniscono così in fretta e sono così OLTRE da trasformarsi in allucinazioni, deliri, visioni. Di essi mi nutro. Pericolosa abitudine, perverso piacere. E’ un mondo fatto di parole il mio. Di sensazioni e sensi, di emozioni ed emotività. Potessi avere un mantello impermeabile alla vita, non sentirei questa pioggia bagnarmi l’anima. Non sarei sempre così fradicia di vita. Ma l’acqua non scivola via. Si ferma dentro al petto. Entra e scorre nelle vene, sulla pelle, dentro gli occhi. E’ fredda. I brividi sono piacevole perenne fastidio. Consuetudine… Destino che sorride sornione da un angolo della stanza e sembra quasi dire: arrenditi…