certenottiqui

Cura


Minuscola e seducente porta. Invitante profumo di nuovo. Mi rapisce con insolita attrattiva. Immobile resto a guardare. Incredula mi guardo intorno. Disincantata decido di non aprirla. Come chi resta ore a osservare una vetrina di cose sfavillanti senza entrare, troppo care per le sue povere tasche. Resta lì davanti a sognare…e intanto si fa sera, la saracinesca si abbassa e resta ancora lì ferma, ad annusare, a figurare cose. Ombre si allungano come minacciose nuvole. Presagiscono ancora temporali. Naturale e cronico stato climatico. Senza fiatare incasso i rimproveri della solitudine. Il mio ideale d’amore mi fa una smorfia da lontano, ridendo delle mie debolezze. Mi scorrono addosso gocce d’acqua fresca, appena filtrate da larghe maglie che lasciano passare qualche residuo… Ancora troppo fresco, ancora troppo doloroso. Mi perdo stordita davanti a un enigmatico sorriso. Cado tramortita a terra, con le gambe tremanti, dopo che onde di passione  e piacere mi sbattono su spiagge umide e intonse. Mi lascio fare, lasciando i sensi liberi di posarsi addosso. Il cuore è ancora lì, dietro una siepe scura, nascosto al mondo. Ma io sono qui, in questo maledetto presente, a decifrare il passato, a ignorare il futuro. A lottare contro ogni palliativo, contro ogni effetto placebo... Non voglio analgesici, vorrei la cura...