certenottiqui

Tragicommedia


C’è sempre qualcosa che mi sfugge. Cerco tra fitte trame un antico disegno. Arabeschi metafisici, orme nell’aria. Storie impalpabili, personaggi ambigui, dialoghi fumosi, corpi destinati a un ring senza vincitori. So bene cos’è. Conosco questa inquietudine. Parte dal ventre e si sprigiona ovunque. E’ qualcosa che si sta trasformando. Una metamorfosi. Pelle che cambia e si rigenera. Ho spalancato il sipario su di me, consapevole di non avere alcun pubblico in platea ma solo un enorme specchio che restituisce scene, battute, cambi d’abito e d’ambientazione, pathos e ilarità. Un unico attore, cento parti e mille maschere. Tra un prologo burlesco e un esodo tragico, vi è un insieme di episodi e stasimi intensi, a volte strazianti. Ma tutto è destinato a trasformarsi in commedia. Piccoli buffoni dalla battuta facile e retorica. Facce statiche, dal sorriso dipinto e immobile. E’ così che si riempie la platea, scrosciano applausi e stridule risate.  Fino alla fine dello spettacolo, quando il vociare piano piano di disperde e la folla è vomitata da se stessa verso le uscite e torna di nuovo il silenzio. Di nuovo quel vuoto beffardo e stupido del nulla. Senza copioni, senza avido pubblico, senza trucco…cala il sipario… l’unico sollievo è guadagnare la porta più vicina e, finalmente, bagnare di fresco la pelle pulita… un gran sospiro e via, è di nuovo notte, è di nuovo strada, è di nuovo un’altra ora di verità…