certenottiqui

Anima gastrica


1.800 calorie. 1.800 "particelle di calore" racchiuse in un barattolo elegante, dalla linea raffinata. Il regalo di un uomo preoccupato per la mia magrezza. Un regalo che ha strappato un sorriso ansioso. Ne mangerò un cucchiaino a colazione pensavo, durerà parecchi giorni e sarà il mio unico momento di dolcezza, un pensiero per lui… 8 ore dopo. A casa sfatta. Qualche bicchiere di troppo per chi non è più abituato crea strappi profondi in quel mantello d’equilibrio che mi avvolgo sul corpo. Il tasso sale così tanto che lo stomaco semivuoto non regge, si rivolta, vomito anche il cervello. Nessuno mi sente. Neanche io. Sento solo il vuoto. Un vuoto che riempio svuotando quel raffinato barattolo di crema gianduia con nocciole del Piemonte, acquistato in un elegante negozio di Torino da un uomo non più tanto giovane, forse intenerito da una ragazzetta con qualche problema.  L’operazione dura pochi minuti. Non sento alcun sapore. Affondo il cucchiaio finché non vedo il fondo. Non mi curo di questo gesto, cado sul letto come corpo morto cade. Risveglio doloroso. Malessere ovunque. Testa, pancia, gambe, lividi… Non ricordo subito. La cucina mi sembra l’unico posto dove andare per tentare con un caffè di riprendere conoscenza. La credenza mi schiaffeggia la verità. E la verità è un barattolo vuoto. Riaffiora nella mente il momento bulimico. Panico. Lacrime. Mi rassegno al fatto che la mia anima ha spostato la residenza nello stomaco. Lei chiude le finestre sul mondo, lui rifiuta di cibarsi. Lei apre una breccia, lui si vendica e si trasforma in una vorace bocca che sa di avere poco tempo per fare scorta di calorie. Quello stesso calore che centellinerà dopo, per sopravvivere. Tra l’anima e lo stomaco, nella loro lotta cannibale, c’è il mio corpo. Lui paga lo scotto più alto, le conseguenze della mancata aderenza degli affetti. Ne uscirò certo. Quando accetterò che posso vivere senza amore…