Cervello offresi

Il ritorno del signor Smith


Quando Smith entrò al Ritz Hotel di Place Vandôme la vide seduta con lo sguardo perso nel vuoto. Aveva il suo caffè ma era lì nella tazzaaspettando le sue labbra.Lei aspettava. Da troppo tempo.Era stata a fasi alterne triste, arrabbiata, furiosa, preoccupata. E ora era lì, aspettava. Pensava. Non beveva il caffè.Quando la vide gli tremarono le gambe. Aveva letto il suo messaggioin codice (un tappeto volante su Parigi). Era un messaggio triste edolce, decise di correre il rischio e andare da lei. Spiegarle quello cheera accaduto.Smith le si sedette davanti, all'improvviso. Lei pensava fosse unoscocciatore. Alzò svogliatamente lo sguardo pronta a dire: «sparisciverme». Ma la frase le morì in gola.Troppe volte aveva immaginato quel momento ed ogni volta avevauna reazione diversa. Ora era realtà. Lui era davanti ai suoi occhi.Il suo braccio destro partì per sferrare uno schiaffo potente (energiaaccumulata in mesi di logorante attesa). Ma lui lo fermò bloccandoleil polso e posandole la mano sul tavolino del Ritz. Aveva un sorrisoche la mandò in bestia e immediatamente partì il braccio sinistro.Ma Smith riuscì a fermare anche quello.La lingua era libera e la usò: «Brutto figlio di puttana, dove, dove cazzo sei stato tutto questo tempo? Nemmeno una parola,un cenno per farmi sapere se eri vivo, morto, su una qualchecimiciosa spiaggia a passeggiare come un brutto figlio diputtana senza cuore… Ti odio Smith, ti odio profondamente».«Quei maledetti russi – accennò lui – erano sulle mie tracce,la mia copertura era bruciata, e potevano facilmente arrivare a te,non volevo rischiare, mettere in pericolo anche te, non me losarei mai perdonato».Lei si calmò ma era pronta ad aggredirlo ancora, se avessecontinuato a fare quel sorrisetto da… da… sì, da figlio di puttana. «Ora che si fa? – disse lei – I russi sono sempre sulle tue tracce?».«Sì – rispose lui – ma non avere paura, nessuno mi ha seguito».«Non ho paura, idiota, è solo per sapere cosa hai pensato di fare!».La fissò negli occhi senza sorridere. «Ti ho pensata molto, ma nonpotevo rischiare che ti scoprissero. È stata dura ma credo diesserci riuscito a non portarli diritti a te quei russi maledetti. Saperti al sicuro mi rende felice.».«Sei uno stupido figlio di puttana, e ora pensi di cavartela così?Con quattro parole senza senso? E io, tutto il mio temposprecato? Le mie ansie? Le mie preoccupazioni? Sei un fottutissimoidiota!».Dio, quel delizioso accento francese… quanto gli mancava, lo sapevama ora ne aveva la certezza: quel delizioso accento franceselo aiutava a respirare.«C'è un volo fra due giorni, e uno il giorno dopo. Caracas e poi viaa Nassau. Parto prima io e poi tu, se vuoi. Ti aspetterò per tregiorni e poi andrò alle Bahamas e ogni giorno farò una passeggiatasulla spiaggia sperando di sentire il profumo di cannella».Le strinse le mani e si alzò per andare… ma ebbe un tentennamentosi abbassò verso di lei come per dirle un'ultima cosa all'orecchio.Un bacio leggero e delicato all'angolo della bocca. «Spero di passeggiarecon te sulla spiaggia di Grace Bay». Andò via.Lo guardò confondersi tra la folla, come fumo nella nebbia.Lei sorrise, si alzò, mise gli occhiali da sole, uscì sapendo che nonsarebbe più tornata al Ritz.Respirò l'aria fredda di una Parigi piena di sole. Sarebbe partita?Non lo sapeva ancora, ma ora non voleva pensarci, voleva solo godersiuna inaspettata giornata di sole.