che ci faccio qui?

La festa del papà

Non ho mai frequentato l'asilo,dopo una settimana scarsa di frequentazione lo abbandonai.
C'erano troppi bambini e già da allora ero insofferente.
Quindi niente lavoretti per la festa del papà,tipo bottiglie decorate,pupazzi di carta pesta e decori di pasta.
Alle elementari ebbi il maestro,austero e moderno,non ci faceva imparare a memoria tabelline e poesie,figuriamoci festeggiare ricorrenze consumistiche che rubavano tempo alla spiegazione del sistema binario ed alla lettura dei quotidiani.
Nell'ultimo anno di vita di mio padre,il giorno del suo compleanno andai a trovarlo in ospedale,gli feci gli auguri e stupito rispose,di che?
Era  nato in marzo,di mattina.
La madre quarantenne si era spenta qualche mese dopo,senza potergli dare nè latte,nè affetto,nè carezze.
Il padre  cinquantatreenne,già padre di altre tre figlie,si era  risposato di li a poco.
A diciasette anni aveva perso anche  il padre ed era rimasto  solo.
Si era  sposato e a trenta anni aveva   due figli.
Col lavoro di operaio,con l'aiuto manuale di mia madre, aveva costruito con le sue mani,di sabato e domenica,una  casa nuova.
Una volta,erano gli anni ottanta,andammo a Ferrara con un camioncino a ritirare quella che sarebbe stata la prima imballatrice di rotoballe della nostra zona.
Dormimmo in un albergo ed al mattino non sapeva spiegarsi come avessero permesso a due persone di sesso opposto di dormire insieme senza aver presentato un certificato di matrimonio.
Un uomo attraversato dal dolore,ma mai corrotto dal male.