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Felicità

Post n°1324 pubblicato il 15 Giugno 2011 da chepazzaidea
 

La felicità si trova nella perfezione.

 

 

 

I molteplici motivi che possono stimolare i semplici fedeli a tendere alla perfezione, si riducono a tre principali: 1° il bene dell’anima; 2° la gloria di Dio; 3° l’edificazione del prossimo.

 

Il bene dell’anima è prima di tutto la sicurezza dell’eterna salute, la moltiplicazione dei meriti, e finalmente la gioia della coscienza.

A)     L’opera grande che dobbiamo compiere sulla terra, l’opera necessaria, anzi, a dir vero, l’unica necessaria, è si salvarci l’anima. Se la salviamo, quand’anche perdessimo tutti i beni della terra, parenti, amici, riputazione e ricchezze, tutto è salvo; perché riavremo centuplicato in cielo tutto ciò che abbiamo perduto, e lo riavremo per tutta l’eternità. Ora il mezzo più efficace per assicurarci l’eterna salute è di tendere alla perfezione, ognuno secondo il proprio stato; quanto più ciò facciamo con senno e costanza, tanto più ci allontaniamo dal peccato mortale che solo può dannarci: è chiaro infatti che, quando uno sinceramente si sforza di divenire più perfetto, schiva per ciò stesso le occasioni di peccato, fortifica la volontà, già agguerrita dallo sforzo verso la perfezione e abituata a pregare per assicurarsi la grazia di Dio, respinge con orrore il pensiero del peccato grave. Chi invece si permette tutto ciò che non è peccato grave, s’espone a cadervi quando si presenterà una lunga e violenta tentazione; abituato a cedere al piacere nelle cose meno gravi, c’è da temere che, trascinato dalla tentazione, finisca col soccombervi, come chi costeggia continuamente l’abisso finisce col precipitarvi. Per essere sicuri di non offendere gravemente Dio, il mezzo migliore è d’allontanarsi dall’orlo del precipizio, facendo più di quel che è comandato e sforzandosi di progredire verso la perfezione; quanto maggiore è la prudenza e l’umiltà con cui vi si tende, tanto maggiore è la sicurezza dell’eterna salute.

B)     Così si accrescono pure ogni giorno i gradi di grazia abituale che si possiedono e i gradi di gloria a cui si ha diritto. Ogni sforzo soprannaturale, fatto da Dio, da un’anima che è in stato di grazia, le procura un aumento di meriti. Chi non si dà pensiero della perfezione e compie il proprio dovere con maggiore o minore noncuranza, acquista ben pochi meriti. Ma chi tende alla perfezione e si sforza di progredire, ne acquista un gran numero; accresce quindi ogni giorno il suo capitale di grazia e di gloria, e i suoi giorni sono pieni di meriti: ogni sforzo è ricompensato da un aumento di grazia sulla terra e più tardi da un peso immenso di gloria nel cielo.

C)     Chi voglia godere un poco di felicità sulla terra, non vi è di meglio che la pietà: “la pietà, dice S.Paolo, giova a tutto avendo promessa della vita presente e della futura. La pace dell’anima, il gaudio della buona coscienza, la fortuna di essere uniti a Dio, di progredire nel suo amore, di giungere a una sempre maggiore intimità con Nostro Signore.

La gloria di Dio. Nulla di più nobile che il procurarla, nulla di più giusto, se richiamiamo ciò che Dio ha fatto e fa continuamente per noi. Ora un’anima perfetta dà a Dio maggior gloria di mille anime ordinarie: moltiplica infatti ogni giorno gli atti d’amore, di riconoscenza, di riparazione, e dirige in questo senso tutta la vita con l’offerta spesso rinnovata delle azioni ordinarie, glorificando così Dio da mane a sera.

L’edificazione del prossimo. Per far del bene attorno a noi, per convertire qualche peccatore o incredulo e confermare nel bene le anime vacillanti, non vi è nulla di più efficace dello sforzo che si fa per meglio praticare il cristianesimo: se la mediocrità della vita attira sulla religione le critiche degli increduli, la vera santità ne eccita l’ammirazione per una religione che sa produrre tali effetti:”dal frutto si giudica l’albero”. L’apologetica migliore è quella dell’esempio, quando vi si sa unire la pratica di tutti i doveri sociali. Ed è pure ottimo stimolo per i mediocri, che s’addormenterebbero nella tiepidezza se il progresso delle anime fervorose non li scotesse dal loro torpore.

E’ una ragione che molte anime oggi capiscono: in questo secolo di proselitismo, i laici intendono meglio di prima la necessità di difendere e di propagare la fede con la parola e con l’esempio. Spetta ai sacerdoti di assecondare questo movimento, formandosi attorno una schiera di valorosi cristiani che, non appagandosi d’una vita mediocre e volgare, si studino di progredire ogni giorno più nell’adempimento dei loro doveri; doveri religiosi prima di tutto, ma anche doveri civili e sociali. Saranno ottimi collaboratori che, penetrando in posti poco accessibili ai religiosi e ai sacerdoti, li asseconderanno efficacemente nella pratica dell’apostolato.

 

 

 
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Commenti al Post:
L.u.c.e
L.u.c.e il 15/06/11 alle 23:37 via WEB
dolce notte...un abbraccio infinito..
(Rispondi)
 
 
chepazzaidea
chepazzaidea il 19/06/11 alle 09:26 via WEB
Buona Domenica L.u.c.e... un abbraccio
(Rispondi)
 
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