The Chess Theory

Nevada?


CAPITOLO 4 Il Nero nel deserto In effetti qualcuno stava guardando quella Torre nel deserto da una collinetta. Ma non era Gary. Per nulla. L’uomo si girò e fece segno con entrambe le mani di avanzare. Un’intero plotone di militari cominciò a muoversi Un Hummer militare gli sfreccio accanto spiccando un balzo, subito altre dieci o più lo seguirono saltando la collina con estrema facilità. Cinque camion pesanti seguirono i fuoristrada giù dalla collina lentamente, senza saltare però. Gli elicotteri che stazionavano dietro la collina si alzarono in volo e si librarono per un alcune centinaia di metri per poi atterrare a meno di cinquanta metri dalla Torre. L’uomo si girò e seguì a piedi le orme lasciate dai battistrada degli Hummer. Estrasse il binocolo tattico da uno dei tasconi del giubbetto tattico; e mentre camminava controllò ancora: la Torre aveva una temperatura perfettamente uniforme che si aggirava intorno ai -15°C. Lo ripose e continuò a camminare a passo svelto per raggiungere il Campo Nero, che era nato da esattamente un minuto e trentasette secondi. Frank Pitt cinquantasei anni impiegato statale, secondo la carta d’identità. Raggiunse il Campo Nero ed aspettò in piedi di fronte alla torre che venisse ultimata la tenda principale. Passarono i minuti e Mr. Pitt contemplava la Torre in tutti i suoi 995 metri d’altezza. Un uomo in divisa militare gli si avvicinò «Capo…abbiamo finito» Pitt non si mosse «Capo…» Pitt si voltò verso il soldato «Voglio una porta» fece Pitt «Entro domani sera» Avevano appena organizzato la tenda principale al Campo Nero, quando alcuni militari entrarono all’interno con delle seggiole pieghevoli ed iniziarono a disporle intorno al tavolo principale. Entrarono alcuni uomini in divisa seguiti da scienziati in camice bianco, si sedettero sulle seggioline ed attesero che venisse montato lo schermo principale sul lato opposto all’ingresso. Poco prima che il monitor venisse approntato Mr. Pitt entrò nella tenda e si sedette a capotavola. Un giovane in divisa finì di collegare i cavi allo schermo principale e si sedette ad una postazione con dei computer situata ad alcuni metri di distanza dal lungo tavolo dove erano seduti gli uomini in divisa e gli scienziati. Mr. Pitt si alzò in piedi e prese la parola «Signori sappiamo tutti perché siamo stati tirati giù dai letti alle 2.35 di mattina e separati dai nostri familiari, non perdiamo tempo in presentazioni, più o meno ci conosciamo tutti…» «Le scansioni dell’edificio confermano le nostre paure: è La Torre, la stessa Torre che venticinque anni fa… provocò Il Contrasto in Antartide…» *** Robert Lasker stava guardando fuori dalla vetrata dell’ufficio, al penultimo piano del palazzo, dando le spalle alla porta quando la segretaria fece capolino nell’ufficio «Scusi Mr. Lasker…sono arrivati i moduli d’ordinazione che aveva fatto preparare, dovrebbe firmarli…» Lasker non si girò e continuò a contemplare la vetrata che si affacciava sul centro di Providence, Rhode Island. La segretaria gli si avvicinò girando in torno alla scrivania, si fermò appena dietro alla poltrona e riprese a parlare «Mr. Lasker… si sente bene? C’è qualcosa che non va?» La poltrona si girò e la cameriera si trovò faccia a faccia con Mr. Lasker. L’uomo inclinò la testa a sinistra e si rivolse alla segretaria «Perché dovrebbe esserci qualcosa che non va?» Robert Lasker si alzò in piedi e guardò il soffitto, chiuse gli occhi; l’ufficio fu riempito da un sibilo acutissimo, poi improvvisamente Lasker emanò una luce bianca accecante e quando riaprì gli occhi, il soffitto non c’era più. La segretaria cadde inspiegabilmente a terra svenuta. Mr. Lasker contemplò il cielo che occupava il posto del soffitto dell’ufficio: Era completamente coperto di nuvole scure e cariche di pioggia. Chiuse gli occhi, che non erano più quelli di un uomo e quando li riaprì stava volando tra le nuvole nel cielo di Providence.