Arrancame la vida!

Post N° 285


Da qualche giorno sono divorato dal dubbio. Sono stato contattato da una rivista spagnola, il cui editore pare sia venuto a vedere la mia mostra ( in realtà non mi sono curato troppo di chi è venuto a vederla o meno, non ho tenuto registri nè accettato biglietti da visita: ho parlato sempre e solo con chi mi era simpatico e basta) e mi hanno chiesto di vendere quattro bianco e nero, quattro foto che ritraggono i volti di quattro vecchie andaluse nelle vie di Siviglia, alcuni scatti che feci la scorsa estate e che mi piacevano parecchio. Ho accettato. E' la prima volta in assoluto che mi vengono offerti così tanti soldi per un mio lavoro. Sono rimasto stupito e confuso. Devo ancora saldare il dentista, pagare l'ultima rata del mio 740, vorrei fare un bel regalo a Davide, a mia sorella e a mamma. So di colleghi che vendono le loro foto a prezzi esorbitanti ( e non sono Cartier-Bresson!) senza batter ciglio. So che il lavoro va anche pagato, che alcune delle mie foto hanno fatto il giro del mondo ( ma le ho regalate ad associazioni no profit, contro la guerra, contro la fame, contro la povertà, per cui è diverso) e allora? Dov'è il problema? E' che oggi mi sento un po' puttana. E questo non mi piace affatto. Ho vissuto sempre  come credevo giusto fare, come credevo fosse giusto per me. Ho comprato un'auto solo quando proprio non ho più potuto farne a meno, così ho fatto per la casa, solo per avere un posto mio e per coloro che amavo, ho sempre fuggito come la peste tutto ciò che la maggior parte degli uomini adora e non vede l’ora di possedere: cazzate come abiti di lusso, orologi di marca, vacanze esotiche. Non me n’è mai importato un fico di queste cose. Ho sempre avuto pochissimo denaro per le mani, ma non ho mai dovuto patire la fame, mi sono sempre arrangiato. Quindi c'è qualcosa di stonato per me nell'accettare una somma di denaro che a me pare così alta. Sono figlio di un operaio e di una donna delle pulizie io, per tanto sono cresciuto con il concetto che il lavoro sia fatica, sudore, dedizione. Per la dedizione ci siamo, per la fatica un po' meno. Voglio dire: c'è una certa differenza fra scattare una foto, anche se ben fatta, e verniciare le auto alla catena di montaggio o lavare le scale di un condominio. Mia madre è tutta fiera di me. La mia povera mamma di ottant'anni è fiera e commossa. Io un po' meno. Ieri sera ne parlavo con Davide e con mia sorella a cena. " Potresti sempre offrirli in beneficenza" mi dice lui serio. Lei interviene pesante, col tratto distintivo della famiglia, diretta e ironica " Ma dare dei soldi ad Alex è già come fare beneficenza!" Simpatica mia sorella. Simpatica davvero! Quindi accetto. O sto sbagliando?http://www.youtube.com/watch?v=7EajtY8fH1Aun vecchio Guccini che mi rappresenta bene in questo momento. Mi piace sopratutto la frase dove dice: ..."poi sono nato fesso"