Arrancame la vida!

cuore di mamma


Mia madre ha ottant'anni, l'ho già detto. E'una donna semplice, anziana, d'altri tempi. E' emigrata dal Veneto a Torino quando era molto giovane. Ha vissuto in questa città per quasi tutta la sua vita nello stesso identico modo che se fosse vissuta altrove: lei era dove c'era da lavorare. Niente lussi, pochissimi svaghi, nessuno spreco. Quand'ero piccolo avrei voluto una madre diversa. Avrei voluto anche un padre diverso. I miei genitori, persone senza pretese, gran lavoratori e dalla monumentale moralità ( quella della gente di una volta)  hanno fatto del loro meglio per noi, ma la loro condizione economica, la loro scarsa cultura e soprattutto il disagio in cui erano a loro volta cresciuti li hanno paralizzati affettivamente. Mia madre mi adora, questo è ovvio, così come mi amava profondamente mio padre, ma il suo amore per me non si è mai palesato con manifestazioni d'affetto, con baci o carezze, con l'ascolto o con la condivisione. Credo che molti dei genitori di coloro che appartengono alla mia generazione siano stati così. Ora non m'importa più nulla, ma il vecchio Alex bambino deve averci patito un sacco. Voglio dire: quando un bambino di cinque anni chiede alla propria madre se gli vuole bene deve esserci necessariamente qualcosa che non va. Ripeto: li avrei voluti diversi. Me li tengo come sono stati. Le piccole ferite del poco amore ricoprono chiunque. C'è un copione che purtroppo perdura, un copione che si ripete e chi si trasmette di generazione in generazione: dopo tutto pensiamo e ci comportiamo come abbiamo appreso a fare. Ho cercato, con gli anni, attraverso l'analisi e la vita, di interrompere questo copione e di modificarlo. Non so se ci sono riuscito. Ogni tanto chiedo a Davide di confrontarmi. Gli chiedo se lo amo davvero come lui desidera, come lui vuole, se il mio amore nutre davvero i suoi bisogni.  E i suoi pensieri. Per me è importantissimo sapere se sto sbagliando o meno. Lui mi guarda e mi sorride. Confido nella sua onestà e nel suo finissimo sentire. So che se ci fosse qualcosa in cui manco me lo direbbe. Parlavo di mia madre, dunque.Come ogni giorno questa sera sono passato da lei. Sono entrato in casa e l'ho trovata al telefono, spronfondata nella sua vecchia poltrona di finta pelle marron, quella che era la preferita di papà. " Scusame tosato, son al telefono con l'Alice, arivo in un minutin" mi dice strizzandomi gli occhi. Vado in camera sua, controllo se ha preso le pastiglie per la pressione, vado in cucina, le sciacquo i due piatti che ha nel lavello, metto a posto il giornale ( L'Unità: mia madre non ha mai disdetto l'abbonamento che era intestato a mio padre), apro il forno e vedo una torta ancora tiepida, mi pare una torta di ricotta ( spero che un pezzo sia per noi!), poi torno in salotto e lei sempre lì al telefono. Sento che parla in dialetto. Chi mai potrebbe essere Alice? Non abbiamo zie e cugine in Veneto che si chiamino con quel nome e le sue amiche di Treviso se ne sono andate ormai da parecchio tempo. Lei vede che la guardo, abbassa per attimo gli occhi e dice nella cornetta: " Adesso te lassio Alice, che xe arivà el tosato. Te mando un baso bea, a presto!" e chiude la comunicazione. Alza gli occhi e mi guarda " Chi era?" chiedo io curisoso. " Oh niente!" dice lei. "Xera una tosa che me ha telefonà" dice lei vaga " Ti ha chiamato per cosa?" incalzo io " Alex, che curioson! Xera Alice, me ha deto che se ciama cossì. Ha ciamà per caso...voleva che comprava una cossa..." " Non ho capito mamma, voleva che tu comprassi che cosa??" dico io un po' preoccupato che la gente possa approfittare di una vecchietta sola, anche se per nulla indifesa. " Che so io! Me sembra de aver capio che parlava de telefoni, de compiuter....de quele cosse là insomma" mi dice lei. Di colpo capisco:  "Mamma, quella donna voleva venderti qualcosa vero? Hai parlato di telefoni...ti ha detto qualcosa di Alice, vero? Ha nominato Alice,vero?" dico io " Sì, certo, Alice xera la tosa" dice lei sicura " Mamma, Alice è il nome di una linea telefonica, una linea adsl, qualcosa per il computer, non era il nome della ragazza!" dico io disperato  "Ah no?" dice lei senza scomporsi neanche per un secondo " beh, allora se vede ghe ho capio mal" mi sorride come una bambina" Mamma!!" dico io " Senti Alex, Alice o come se ciama quella tosa, ghaveva voglia de ciacolar, poareta. Ma ha deto tante cosse, sai?" non credo alle mie orecchie: "mamma, quanto tempo sei stata al telefono con Alice?" chiedo incredulo " Ma...non so, forse una mes'oretta, perchè, xe grave?" sono ormai stordito e senza più  forze " mamma, quella ragazza lavora in un call-center, magari la pagano a cottimo e tu le hai fatto perdere mezz'ora del suo tempo con le tue chiacchere! Non posso crederci!" le dico furente " Ah sì, poareta, me ha contato de un contrato strano la tosa. Xera tanto preocupata! Cossì ho pensato de consolarla un pocheto. Però si ti me dise  che la pagan a cottimo, come a noilatre nella Marca 60 anni fa, me sento mal, me sento in colpa adesso"  dice lei  avvilta e con le lacrime agli occhi. " Perchè non la chiamiamo di nuovo per chiederle scusa?" proporne allegra e raggiante " Mamma, il call center dal quale chiamava potrebbe essere a Napoli, a Palermo o a Roma, chi lo sa ? E poi come facciamo, secondo te, a rintracciare il numero?" " Da Napoli? Adesso che ti lo dise me par che ciavesse una parlata diversa de noilatri, poareta....a cottimo....che vergogna!" poi si fa improvvisamente seria, si alza dalla poltrona e comincia a dire " Mi lo so che xe sta quel porco! Quel porco fasista, fiol de una vaca luja!" ormai è partita per la tangente. Suonano il campanello. Vado ad aprire mentre lei sprofonda nel turpiloquio dialettale più truce e profondo. " Ohilà!" mi dice una voce che arriva da una boccuccia giovane su di un visino espressivo e intelligente " Sono Katia, abito di sopra. Sono venuta a vedere come sta la nonna" poi si riprende " scusi, volevo dire sua madre, lei è Alex, vero?" Dalla cucina mia madre si è spostata nell'ingesso " Santa tosa, vieni che ti ho preparato la torta come te piase a ti!" abbraccia la sconosciuta e la fa entrare in cucina, poi dice di slancio " Alex, questa xe la Katia. L'ho trovata sulle scale l'anno scorso che si era chiusa fuori, tutta infredolita. L'ho fatta entar e adeso siamo amiche, quasi come sorelle" Vedo nello sguardo di Katia dell'autentico, sincero affetto. Ricambia l'abbraccio e bacia mia madre sulle sue guance ruvide. " Sì, è vero" mi spiega " sua madre mi ha aiutata molto quella volta. Veramente mi aiuta ancora adesso. Spesso mi tiene il bambino di pomeriggio quando vado al lavoro e non ho nessuno che se ne occupi" le guardo tutte e due mentre tagliano la torta. "Alex, tu va adeso, che xe tardi e ti te si  tanto impegnato. Xe vedemo doman. Dai un bacio al tosato e... testa sul collo, me racomado!" poi si gira verso Katia e incomincia a raccontarle la storia di Alice  Me ne vado senza nemmeno aver assaggiato la torta. Beh, almeno ora so perchè quando la invito fuori al pomeriggio mi dice sempre di no. Che testa, mia madre!P.S Indovinate chi è il porco fasista?http://www.youtube.com/watch?v=j8UdA51qDYsNon c'entra niente, ma mi piace molto.