Arrancame la vida!

Post N° 517


Stanotte, sul volo di ritorno-un volo lungo come la notte più lunga e più nera-ho sognato mio padre. Se ne stava seduto sulla sua poltrona, come negli ultimi tempi della sua vita, con quello sguardo assente, fisso su di un punto lontano, gli occhiali sul naso come se davvero dovesse vedere qualcosa, un sorriso muto da bambino ebete stampato sul volto. Ho sognato anche che mia madre era caduta. Si trovava in casa nostra, non so per quale motivo, ed era scivolata. La sua testolina bianca si era incastrata sotto il  letto e non riusciva più a tirarsi fuori. Non si muoveva, non parlava, non emetteva un suono. Il suo corpicino scarno se ne stava disteso immobile, solo la testa candida era imprigionata sotto il letto. Era viva, respirava, muoveva le mani. Eppure io sapevo che stava morendo. C’è stato un tempo in cui, nei momenti di grande tensione, sognavo che la mia Lea si era persa, che non sapeva più tornare a casa, che qualcuno l’aveva colpita a morte a bastonate. Mi svegliavo all’improvviso sudato fradicio, gridando. Solo Davide riusciva a calmare il mio tremito con le parole e con le carezze. Stanotte devo aver svegliato la mia vicina, quella del posto 32H, la signorina biondina e lombarda che è venuta a vedere le rovine dell’impero degli Incas e che adesso legge Vanity Fair con la stessa intensità che si  dovrebbe dedicare all’Ariosto, la stessa che mi ha dato il tormento per due  ore di fila con i suoi discorsi da turista cretina che passa attraverso la vita con la stessa leggerezza con cui sfoglia la sua rivista patinata ( “ bello il paese, certo che la sistemazione alberghiera lascia a desiderare e le guide parlano un italiano pessimo, per non parlare dei mezzi di trasporto da quarto mondo….insomma, e poi questi peruviani sono dei ladri, lo sa che a una del mio gruppo hanno rubato la borsa?” ) Mi sveglio di soprassalto, dunque.“Si sente bene?” mi chiede lei, più preoccupata per se stessa che per me-questo è evidente- perché non dev’essere piacevole avere come compagno di viaggio qualcuno che suda, parla nel sonno e geme proprio accanto a lei, su questo 747 olandese che ci riporta a casa attraverso una notte lunga e nerissima, anche se è probabile che questa notte sia nera e infinita solo per me e che le signorine lombarde e biondine ( l’occhietto azzurro slavato, le scarpette di Prada, l’accento meneghino volutamente marcato che mi lede la psiche, il braccialetto luccicante con su scritto “bijoux” - me lo ha regalato il mio fidanzato, lo sa? Lavora alla Borsa di Milano, uno stress che non le dico, ma lui ci è nato per gli affari, che ci vuol fare? Del resto meglio così che se mi fossi presa un barbone no? Pensi che adesso mi tocca anche andare 15 giorni a Santa Margherita Ligure nella villa dei suoi. E meno male, da un lato, così mi riprendo un po’ da questo viaggio, che mica posso tornare in azienda stanca come una bestia, no? Ma lo sa che a Milano  si muore di caldo?- per le signorine lombarde e biondine, dicevo, forse questa notte non è per niente nera e infinita, in fondo basta accendere la lucina sopra le nostre teste e immergersi nella lettura delle pagine di Vanity Fair ( “a lei interessano le foto di moda, per caso?”) ed è fatta. Sposto lo sguardo sul buio fuori dal finestrino. A quest’ora dovremmo essere sopra l'oceano.Ho visto gente rovistare nella spazzatura nei cortili degli alberghi dove alloggiavano i turisti. Ho visto madri con un mucchio di figli aggrappati al loro corpo come delle scimmie, figli col moccio al naso, con le guance arse dal gelo e dal sole, dall'aria rarefatta delle montagne. Ho visto bimbi urlare dalla fame. Ho visto bimbi sporchi come topi di fogne, bimbi che non avevano mai visto l’acqua, bambini che puzzavano di sudore e di piscio, bimbi con le mutande piene di merda secca che nessuno toglieva. Ho visto bimbi sniffare colla per le strade, padri che vendevano le proprie figlie ai turisti davanti ai grandi alberghi: "“prendi lei, signore, prendi lei, ti farà godere tanto, ti farà godere come non hai mai goduto in vita tua.” Ho visto donne con le mammelle secche e vizze come quelle di certe donne africane, ho visto madri battersi il petto scarno e arido con i propri pugni perché il loro bambino non aveva da mangiare. Esco spesso con Alfredo, la sera. Alfredo fa il facchino nel posto dove ho preso una camera. Guadagna 100 dollari americani al mese Alfredo. Noto che spesso guarda gli abiti che porto. L’ultima sera glieli regalo quasi tutti e gli metto dei soldi nella tasca della giubba “Non ti faccio l’elemosina Alfredo. E’ il mio modo di dirti che ti voglio bene, lo capisci, vero?” Lui fa di sì con la testa e sorride timido. “ Lo vedi che paese di merda che è questo, Alex?” mi dice una sera che è già quasi l’alba per le strade di una Lima bruttissima, umida e oscena  “ Questo continente non ha speranze. E pensare che questo è il posto dove sono nati Simon Bolivar e il Che. Che senso ha se il nostro continente ha dato i natali a queste persone se adesso le cose vanno così? Li vedi quei palazzi laggiù, Alex? Là ci abitano i ricchi, ma quelli ricchi per davvero. Lo sai che l’economia di questo paese è in mano ad una minoranza che sì e no sfiora il 2%? Ti pare possibile, Alex? Ho visto bambine giocare con una bambola di pezza e bimbi tirare calci ad un pallone di stracci. Ho visto vecchie decrepite dell’età di quarant’anni. Ho visto vecchi cibarsi di rifiuti e di uccelli morti. Una sera Alfredo è venuto con suo padre, per farmelo conoscere. E’ un uomo senza tempo, come molti del suo paese e della sua razza. Mi sorride come un bambino felice “ Papà è un artigiano, Alex, ha imparato l’arte dell’intarsio nel suo villaggio sul Titicaca. Oggi siamo molto felici. Il negozio dell’albergo gli ha comprato due borsoni di statuette che ha scolpito la scorsa estate. Ne abbiamo ricavato 20 dollari in una botta sola. Non è male, vero?” Ho visto poveri disperati in processione dietro ad una Vergine cattolica e lontana che nemmeno la spianata di Fatima mi aveva messo tanta angoscia. Ho visto dei disgraziati sottrarre il cibo ai propri figli per darlo a un prete gesuita e grasso come un maiale. “ La Madonna te ne renderà centuplicato in grazie, fratello”  diceva loro il porco in nome di dio. “Ha avuto un incubo prima, vero?” mi chiede la piccola lombarda mentre ci accinge a rinfrescarsi il trucco prima dell’atterraggio imminente “ No….” dico io “ è che pensavo a certe cose.” Lei mi guarda complice “ La capisco sa… tornare a lavorare non è piacevole per nessuno, nemmeno per me che ricopro una certa qual posizione.” Faccio finta di non aver sentito “ Torna subito a lavorare oppure ha ancora qualche giorno di ferie?” insiste la biondina longobarda. “Veramente ero in Perù per lavoro, sto tornando a casa” sorrido nonostante abbia voglia di prenderla a sberle “ E che lavoro fa, se è lecito chiedere?” Glielo dico. Lei mi guarda con un luccichio sospetto negli occhi, si sistema la bionda chioma, mi fa l’occhiolino e dice a bassa voce “ se un giorno avesse bisogno di una bella ragazza per delle foto di  moda le lascio il mio biglietto da visita col mio telefono.” Mi mette in mano un cartoncino colorato e indugia per un istante con la sua mano sulla mia “ Sono gay” le dico serio “ E che importa! Ho un sacco di amici gay nel mio giro a Milano, tutti stilisti naturalmente!”  "Naturalmente!” dico io con un sorriso. Ho visto i bambini gelare nell’inverno andino e gridare per la fame. Ho anche dato un’occhiata alla vetrina del negozio dell’albergo prima di partire per l’aeroporto. In bella vista c’era una serie di graziose statuette finemente intarsiate. Qualcuno aveva scritto un cartello vicino a quei piccoli capolavori. In inglese e in spagnolo  sul cartello si poteva leggere : " Autentico artigianato indigeno, interamente fatto a mano: 30 dollari ciascuna, ultimi pezzi ”http://it.youtube.com/watch?v=IgG_N2fW49U