Arrancame la vida!

Post N° 530


Entro in questo ristorante ad Hong Kong, dopo giorni di risaie, di gente e di foto. Ho fame. Voglio un briciolo di civiltà, oggi. Mi accomodo ad un tavolo d'angolo. La candela accesa sulla tavola apparecchiata con grazia ed eleganza. La tovaglia di lino, le posate ben allineate, i calici di cristallo puliti e scintillanti. E mentre penso a quanto tutto ciò sia sprecato per uno come me, che è entrato qua dentro per caso e come per sbaglio,mosso dalla fame e in un certo senso dalla curiosità ( mosso in realtà da questo interno aggraziato fatto di pannelli di legno finemente intarsiato e di aromi orientali, d' incensi e profumi nascosti ) in questo posto asettico e chic, che odora leggermente di muschio e di cedro, con la sua sacca a tracolla, la borsa degli obiettivi, i pantaloni neanche troppo puliti e una camicia che conta troppi giorni di sudore e di polvere, mentre un cameriere giovane e orientale mi fa accomodare su di un divano rosso come il sangue e mi porge la lista dei vini come se fossimo a Parigi e si appresta a prendere l'ordinazione ( neanche so che cosa si mangi in un posto fatto di pannelli intarsiati e divani rossi come il sangue, come il fuoco, come il dolore), mentre gli sorrido con un sorriso stupido di circostanza e gli dico che no, che grazie, ma non bevo vino e ordino dei banalissimi noodles fritti, senz'altro dozzianali e volgarotti per un posto come quello ( lui guarda la mia borsa e i mei calzoni sporchi ), sposto lo sguardo sul lato sinistro, richiamato da una specie di lamento muto, come una nenia, una litania montona e senza senso, che proviene dal tavolo dove siede una donna bassotta, bistrata e bianca, una specie di caricatura di ragazza invecchiata, che traffica senza posa con le piccole mani conficcate in una borsa sdrucita e gonfia. " She is crazy" mi dice il cameriere con sguardo complice " Viene qui tutte le sere" Lo guardo senza capire. "Paga il conto, non mangia nulla, lascia grosse mance, traffica sempre in quella grande borsa, non parla inglese, è italiana, non la capisce nessuno, la chiamiamo la matta". La guardo, lei sposta i suoi occhi su di me. Occhi cerchiati di nero, con occhiaie profonde, il trucco leggermente disfatto. " E' di Palermo anche lei?" grida dal tavolo in italiano. Le sorrido, non so cosa fare. " E' di Palermo anche lei?" ripete gridando. La gente si volta e ci guarda. " No, non sono di Palermo, signora, ma sono italiano come lei. Ha bisogno di qualcosa? La posso aiutare?" le dico cortese. "Ho comprato un biglietto per Palermo. Non lo trovo più.Mi aiuta a cercarlo? Non lo trovo quel biglietto, non lo trovo. Sa, signore, devo tornare a Palermo domani che mi parte l'aereo e io mica posso perderlo quel volo, non trova?" Faccio di sì con la testa. "Era qui quel biglietto, era qui, mi ricordo bene di averlo messo nella tasca interna." Il cameriere sorride " dice sempre le stesse cose"  La guardo mentre rovescia la borsa sul tavolo con un rumore sordo di ferraglia. "Come faccio a tornare a Palermo, mi dica, come faccio adesso che ho perso il biglietto?" La guardo e sorrido "Non rida, non faccia lo stupido anche lei! Come faccio a tornare a casa?" Mi passa la fame. "Dove abita Signora?" le chiedo avvicinamdomi al suo tavolo "A Palermo, che domande mi fa?" "Dicevo qui a Hong Kong, Signora. Abita da queste parti? Conosce la città? Vuole tornare a casa? Vuole che le chiami un taxi?" " Ma cosa dice? Lei è impazzito! Vuole che torni a Palermo in taxi? Ma lei dove vive?" Ride con una risata roca. Troppe sigarette, troppo alcol. "Lo beve un wiskey con me, ragazzo? E' buono il Bourbour da queste parti, lo sa? Siamo in Oriente, certe cose si trovano raramente, bisogna approfittarne quando ci sono." Declino l'invito. Ordina il suo alcolico. Lo tracanna con avidità. "Un altro" ordina al cameriere. Lui sorride ironico. "Non dovrei bere così, vero?" La guardo negli occhi bistrati "Forse no, forse non dovrebbe" le dico serio " E già, forse non dovrei." Sorrido. " Cosa tiene in quella borsa" mi chiede curiosa. " Della macchine fotografiche, faccio il fotografo." " E cosa fotografa?" "Le cose" dico io " E la gente" Sembra interessante" mi dice " A volte lo è" le dico " Credo lo sia. A volte." risponde " Come mai si trova da queste parti?" le chiedo " A Hong Kong?" risponde " Sì, cosa ci fa in questa città?" Ride ancora " E' una storia lunga, non vale la pena ascoltarla" Sorrido. " Bevo, qui ad Hong Kong. Mi dica, le faccio pena vero? Crede che io sia pazza, vero?" Sorrido di nuovo " No, non credo che lei sia pazza, è solo ubriaca." Lei ride di gusto " Ne capisce qualcosa lei, vero?" "Ne capisco qualcosa" dico io " Non ho nessun biglietto per Palermo, lo sa?" " Lo so" " Mi chiama un taxi, per favore, vorrei tornare in albergo." " Vuole che l'accompagni?" le chiedo " No, non si scomodi, ricordo ancora la stanza dove abito. E poi qui mi conoscono tutti. Non mi perdo, tranquillo" " Mi piacerebbe aiutarla, se potessi" le dico "Non lo faccia. Non voglio il suo aiuto, lo sa." Lo so. Si alza barcollando, tira su la borsa a fatica, fa per pagare il conto. "Lasci, stasera faccio io." le dico " Galante, mio bel ragazzo. Non si trovano più uomini galanti con le vecchie alcolizzate" ride ancora. " Buona fortuna" mi dice. "Anche a lei" Ride un'ultima volta " Siamo noi a costruire la nostra fortuna" mi dice facendosi seria "Ha ragione" le dico "Mi saluti Palermo, quando torna a casa" "Lo farò" le dico. Mi stia bene ragazzo". Se ne va, stringendosi uno scialle mal messo alla vita. Il giorno dopo ho il volo per casa.http://www.youtube.com/watch?v=Iwh-eghWyK8