Arrancame la vida!

Post N° 551


Oggi ho incontrato uno scrittore di successo. Uno di quelli che vendono 7 milioni di copie. E’ accaduto presso una libreria di Milano. Lo conoscevo già questo scrittore di successo. Lo conoscevo quando ancora non era uno scrittore, lo conoscevo quando si dedicava ad altro. Lo conoscevo e non mi piaceva, vent’anni fa come adesso. Mi è sempre sembrato impossibile che una persona così sapesse scrivere. Oddio, scrivere è una parola grossa, ma in un mondo dove alcuni individui del calibro di Moccia non solo scrivono, ma addirittura pubblicano, cavolo come pubblicano, il suo poteva essere scambiato per un esercizio di stile con una certa trama ben articolata. Balle. Ho visto troppa gente io per credere all’arte del primo venuto. Ho visto invece una mostra fotografica che mi ha lasciato senza fiato e che consiglio di vedere a tutti. Il titolo, da solo, è splendido: “Storie di sguardi”. Un secolo e mezzo di fotografia, di sguardi fermati dentro uno scatto.Da Nadar a Stieglitz, da Cartier-Bresson a Newton.E ancora: Julia Margaret Cameron, Edward Lee Curtis, Lewis Carroll, Eugene Atget, Edward Steichen, Man Ray, Robert Capa, Robert Doisneau, Mario Giacomelli, Edward Weston, Lisette Modell, William Klein, Les Krims, Christian Boltansky, Josef Koudel. Presso Forma, Centro Internazionale per la Fotografia, in Piazza Tito Lucrezio Caro 1,  a Milano ( aperta fino al 15 gennaio). Un sogno. Ho trascorso un pomeriggio in un mondo speciale, in un rapimento che aveva dell’estasi. Ho già scritto in passato della fotografia, la sola forma d’arte che io sappia in qualche modo praticare. Non sono un maestro, questo no, questo mai. Ci vuole altro. Sono perfettamente consapevole dei miei limiti. Fra poco saranno quindici anni esatti dalla prima mostra che feci. Come reporter. Un anniversario che dovrebbe essere importante. Ho letto su qualche blog, qua e là, di un giochino che circola a riguardo: le date importanti della tua vita. Non l’ho fatto il giochino, non saprei cosa scrivere. Non è che non abbia nulla da ricordare, nulla di bello, nulla d’importante,no. E’ che proprio non mi riesce di legarmi in qualche modo al passato.  Io sono stato, ma ora non sono più.E’ strano. E’ come se in un certo senso molto di quello che è successo fosse accaduto ad un altro. Non è facile da spiegare. A volte mi guardo nello specchio e non mi riconosco. La mia faccia non è quello che sono io. Io sono molte altre cose. Ci sono avvenimenti che hanno segnato la mia storia, certo: l’incontro con Davide, il fatto di aver smesso di bere, la malattia di mio padre, la sua morte, quella di Paolo, la mia infanzia povera  e maledetta, ma io non sono quelle cose là. Non solo. Ho delle curiose reazioni di fronte al passato. Pur ricordando i fatti nel dettaglio non sono attaccato a nulla. Non ho rimpianti. Pochissime volte provo delle emozioni se guardo al mio passato. E’ come se quel passato appartenesse ad un altro, come dicevo. Lo guardo da lontano il mio passato e lo saluto con una mano, con distacco. Non so se sia un bene o un male. E’ così, come lo dico. Ho smesso di avere paura. Ho smesso di agitarmi per nulla, ho ridimensionato moltissime cose, nella mia testa ci sono sempre meno fantasmi. Non mi aspetto grandi cose, l’ho già detto da qualche parte. Gli anni passano inesorabili. E’ la vita. Non voglio remare contro corrente. Remare contro stanca, esaurisce, debilita. A volte faccio dei brutti sogni: la ragazza dalla sciarpa rossa di Kabul, Farida a Ramallah, le urla dei bambini di Bagdad. Mi sveglio sudato e cerco le mani di Davide. Da qualche tempo non sogno più che Lia sta male però. Mi sembra un bel passo avanti. La mia prima mostra fu un evento importante per me, allora. Oggi quelle emozioni non mi appartengono più. Ricordo un incessante batter di piedi, una frenesia folle, un’inestinguibile ansia che divorava quei giorni. Ricordo la paura che avevo di deludere tutti. Ma com’era quella paura? Non so, non lo ricordo. Oggi non me ne importa nulla.  E’ come se io fossi stato restituito, integro e in un certo modo intatto, ad una nuova vita. Sarà incoscienza. O consapevolezza. Non lo so. Guardo questi giorni che passano, a volte lenti come ore dolorose e oscure, altre volte lievi e veloci, come un vento bizzarro in primavera. Sono io quello di oggi. Sono io.http://it.youtube.com/watch?v=9DJAXqaFiBU