Arrancame la vida!

Post N° 557


Passato il  momento di “gloria” per essere stato segnalato blog famoso nel cuore della notte, alla stregua di un vecchio film muto, di quelli che vengono seguiti  solo da due o tre persone sull’intera totalità degli abitanti del Paese, verso le quattro del mattino, due o tre persone insonni, sicuramente disperate e sole, di quelle che non hanno nemmeno uno straccio di cane da portare a pisciare e uscire, quindi, con una scusa,  qualcuno da svegliare al loro fianco, una sigaretta da fumarsi, un bicchiere di latte tiepido da ingurgitare, un whiskey o, che ne so, un tranquillante qualunque,indugio  per i blog amici in questo pomeriggio malsano ( capita ) e triste, sotto questo cielo lattiginoso e tetro, che chiude a tema una giornata incominciata anche peggio. L’amica Nimriel scrive sulla tristezza della decadenza senile, a proposito della poca concentrazione, di lapsus di vario tipo e dimenticanze varie. Già. Io sono un maestro del genere. Ho già scritto da qualche parte di aver chiamato Riccardo, per circa sei o sette anni, un mio collega che si chiamava Mario. Tragico e anche un po’ patetico. Senz’altro maleducato nei suoi confronti. So che la signora del piano di sopra si chiama Isabella, lo so, ma continuo a chiamarla Rosella, da quando abito in questa casa, cioè da oltre 15 anni. Lei ormai ha perso ogni speranza e risponde ugualmente al mio saluto come se davvero si chiamasse come la chiamo io. C’è stato un periodo in cui perdevo le cose, le perdevo di continuo: le chiavi di casa, quelle dell’auto, gli ombrelli, i cappelli che portavo,le agende, i libri, perfino il portafoglio. Una volta mi fermai a telefonare presso una cabina telefonica ed appoggiai il portafoglio dal quale avevo estratto i soldi su di un qualcosa lì vicino. Me ne accorsi solo quando arrivai a casa. Tornai sul luogo del misfatto, ma ovviamente il portafoglio non c’era più. Una volta uscii in auto, parcheggiai in un posto, feci quello che dovevo fare, poi incontrai un amico, ci mettemmo a parlare, feci un pezzo di strada con lui e me  ne tornai a casa a piedi, carico di borse e sacchetti di vario tipo. Me ne resi conto solo molte ore dopo, quando cercai la macchina per andare da mia madre, preso da panico perché convinto che me l’avessero rubata dal posto dove parcheggio sempre davanti a casa.  L’alcol non c’entra nulla, allora non bevevo. E’ sempre stato così. E così anche adesso, dopo 12 anni senza toccare nulla che non sia analcolico. E’ un po’ triste, lo so. E soprattutto è imbarazzante. Non ricordo i nomi delle persone, a volte mi sfugge persino quello di certe cose. Ora che stiamo cercando casa a Treviso ho preso appuntamento con un sacco di agenzie per vedere degli appartamenti. Il caos è stato totale. Stamattina ho scritto un’unica mail a tutte loro perché mi dicessero con chi ho appuntamento o meno. Non mi ricordo più. Né il nome dell’incaricato, né quello dell’agenzia , né il giorno e l’ora e tantomeno la casa che dovremmo vedere. Potrei scrivermi tutto con precisione su di un agenda, certo. Il fatto è che al momento non ci arrivo. Ci arrivo dopo. Non so se mi spiego. Una volta uscii per imbucare delle lettere. Andai dal tabaccaio a comprare dei francobolli, poi mi fermai in un negozio di alimentari a comprare del prosciutto. Poco prima di casa trovai la buca delle lettere e imbucai tutto, prosciutto compreso. Mi sono sempre chiesto che faccia abbia fatto il povero portalettere quando avrà ritirato la posta. Come sono meticoloso e pignolo sul lavoro così sono un disastro nella vita pratica. C’è anche stato un periodo in cui inciampavo e cadevo. Non vedevo gli scalini, i marciapiedi, le porte. Era molto avvilente. Ora ho smesso d’inciampare, almeno quello. Ogni volta che prendo un aereo chiedo sempre alla hostess che mi strappa la carta d’imbarco al gate se quel volo vada davvero dove devo andare io. Ho paura di sbagliare. Di solito mi guardano con una certa pietà, lo capisco da me. Insomma, nessuno è perfetto.http://it.youtube.com/watch?v=fKSDsc6YQIE&NR=1