Arrancame la vida!

Post N° 564


Ieri sera abbiamo rivisto un film che quando era uscito nelle sale mi era sembrato bellissimo: “Non ti muovere”. Confesso che Castellito non mi fa impazzire. L’ho amato molto ne “L’uomo delle stelle” , ho amato molto il personaggio, ecco. Di Castellito mi piace la voce, una voce grave, profonda, piena. Meno della voce drammatica e stupenda di Giancarlo Giannini, ma insomma una bella voce. Mi piacciono le persone che hanno quel timbro basso, cadenzato, a tutto tondo. La sua è una parte difficile nel film, una parte pesante, greve. Conoscevo un tizio qui a Torino che aveva avuto una storia simile con una donna. Un dentista. Nel film Castellito recita la parte di un medico. Dev’essere un vizio della categoria. Anche il tizio che conoscevo aveva messo incinta una ragazza e lei aveva abortito. Il dentista continua la sua attività nel suo studio privato, la parte del marito a casa e quella di non so chi con se stesso. La ragazza non l’ho più vista. Non dev’essere facile. Chissà cosa passa nella testa della gente, certe volte? Penelope Cruz invece l’ho amata da sempre. Perfetta nella sua parte in “Tutto su mia madre” e in “Volver”, diretta da un Pedro Almdovar a dir poco sensazionale, l’ho amata ancor di più in questa parte, la parte di Italia, questa donna mezza puttana, mezza disgraziata, così tenera e straziante da far quasi male. Per quanto Castellito abbia reso bene il libro della moglie, certo il film non è la stessa cosa. Confesso che quando è uscito il film ho pensato che Castellito-Mazzantini avessero messo su una bella cooperativa, ma certo era un pensiero poco gentile nei confronti di entrambi. Il libro è diverso però, la parola scritta è un’altra cosa. Nel romanzo c’è un passo ( la scena che sullo schermo viene resa con gli attori che fanno l’amore sotto la pioggia in una stradina stretta e buia ) che nella recitazione filmata manca e che invece è essenziale. “ La amo come una mendicante, come un lupo, come un ramo di ortica. La amo come un taglio nel vetro. La amo perché non amo che lei, le sue ossa, il suo odore di povera. E voglio urlare a tutta quell’acqua che non ce la farà a portarmela via in uno di quei rigagnoli che corrono lungo il selciato deserto” dice il protagonista della donna che crede di amare e che forse ama davvero. Ecco, questo film, come il libro, del resto,  mi ha sempre fatto pensare ai treni perduti. Dev’essere terribile vivere di rimorsi. E ancora più terribile uccidere lentamente chi si ama. Ho tanti difetti, ma credo di non avere mai ferito nessuno in questo modo devastante e tremendo. Costruire è certo difficilissimo, ma l’amore non può che essere una costruzione continua.  L’amore si vede anche dalle parole. L’amore ha bisogno di parole. E di  gesti. Quand’ero ragazzo vedevo mia madre che a volte, tornando a casa dal lavoro, portava a mio padre una piccola arancia o un mandarino. Allora non capivo e trovavo infantile e ridicolo quel gesto. Ora, che ho quasi la stessa età che lei aveva allora, comprendo meglio. A volte mi capita di sentire qualcuno che dice che amare significa anche rinuncia. Non ho mai compreso cosa intendano dire. Non capisco. Nel film, come nel libro, mi ha colpito la figura di Italia. La sua goffaggine, la sua parlata ignorante, l’incedere incerto, il volto contratto, quella sua passività rassegnata. E’ qualcosa che mi tocca profondamente. Ho conosciuto gente come lei, nel mio percorso. Gente che, come fa dire la Mazzantini alla sua Italia “ la mia vita è sempre stata così, piccoli pezzettini che non vanno mai al loro posto, piccoli segni che mi vengono a cercare”. Il mondo è pieno di gente che vive e muore senza che nessuno se ne accorga nemmeno.http://it.youtube.com/watch?v=U-oaiz92E9QCostruire