Arrancame la vida!

Post N° 565


Guidiamo l’auto, la mattina presto, nelle campagne attorno al Sile, fino al mare. E’ un’emozione. Un tuffo al cuore. Non può essere diverso. Non lo è mai. Il cielo è grigio, gonfio di pioggia, cupo. Il cielo incombe sopra di noi. Fa molto freddo. L’umidità ci entra nelle ossa. Hai fatto il caffè questa mattina. Poi sei uscito nella grande aia della cascina di tua madre, da solo. Sei andato verso il fiume. Ti ho seguito con lo sguardo. Ti sei chinato sull’acqua, sei restato così a lungo, con le mani che sfioravano la superficie trasparente. Vedevo il tuo fiato condensarsi dalla finestra della cucina. Hai bisogno di questi momenti per te solo. Per ritrovarti, forse per ritrovare la tua infanzia perduta e lontana. Ti guardo. Vorrei accarezzare i tuoi pensieri. Vorrei  sostituirmi a te, quando penso che tu,  per qualche motivo, stia soffrendo. Vorrei  poter entrare dentro di te e darti forza. Ti guardo mentre sei da solo. Ritorni. Mi sembri sereno. Ieri sera hai riso molto a cena, con Dario e Maria, in quella bettola che piace tanto a tutti e due. I tuoi occhi chiari, il tuo sorriso, tutto il tuo corpo proiettato verso la gioia del momento. Mi hai guardato, ti ho sorriso. Tutto il mondo è rimasto fuori per un momento. Solo tu ed io in mezzo al vociare della gente, in mezzo agli altri, per un momento lontani da tutto. I capelli ti si sono allungati, non li tagli da mesi, mi pare. Mi piacciono tanto i tuoi ricci sul collo. “Non ti tagliare i ricci-ti dico-mi piaci tanto così”. La notte, nel grande letto della cascina, mi stringo al tuo corpo caldo. Fa così freddo qui. Ho le ossa gelate. Il tuo corpo buono mi riscalda. Mi tocchi con amore infinito. “Sono sempre innamorato di te.” ti dico. Tu sorridi e ti copri gli occhi trasparenti con una mano. La mattina ci fermiamo appena fuori città, per vedere quella che potrebbe essere la nostra nuova casa. La guardiamo da fuori, per capire le emozioni che ci suscita, per comprendere quello che proviamo. Ieri ne abbiamo visto l’interno. Tu mi hai fatto vedere da dove parte la pista ciclabile che porta fino quasi alle mura. Ho cercato di memorizzare tutto. Poi abbiamo passato il resto della giornata a pensare ai lavori da farci. Guidi l’auto lungo il Sile. Non dici niente. Ogni tanto mi tocchi appena la mano destra. Ti sento pulsare accanto a me. Vivo. “ Ti ho amato da sempre, lo sai Alex?” Ti stringo le mani. Lo so. Lo so bene. Passiamo il pomeriggio a camminare sulla Restera. Non c’è nessuno oltre a noi due. Fa freddo. Piove.Torniamo in serata a Torino. Ora il rumore del mare si è allontanato. Ti bacio le labbra. Ti guardo. Il silenzio della casa è profondo, nessun rumore arriva più né dalla strada né dalla città. Le mie mani sulle tue spalle. Niente dei nostri corpi oltre alle braccia si tocca. L’immobilità è comune. . Il bonsai che era seccato da qualche tempo e che avevamo messo da parte ha messo delle piccole foglie. Vive. Continua a vivere. Anche lui, come noi due, vive.http://it.youtube.com/watch?v=gMQiXrk33_4&feature=relatedLudovico Einaudi