Arrancame la vida!

Post N° 691


Non parlo quasi mai di sesso io. Non ne parlo perché mi sembra un argomento usato, abusato, tutto sommato privo di interesse, almeno per me. Non che non m'interessi il sesso, tutt’altro. E’ che se ne parla di solito in modo sbagliato e si carica d’importanza quello che in realtà d’importanza ne ha poca. Siamo il Paese delle Veline mica per niente, no? Il Paese delle Veline, delle Letterine, della Botoline ( pure queste ), della fica, delle tette e del culo sbattuti in faccia al pubblico e alla gente. Donne e motori. Il Paese del Presidente Grande Amatore e Viveur. Di cosa ci stupiamo se poi si parla di sesso come se ne parla al Bar Sport o in Parlamento? Abbiamo quello che ci meritiamo, come dico sempre. Mi fanno ridere gli uomini e le donne che parlano del sesso che fanno con i /le loro partner. E a noi che ci frega, per intenderci? Così come mi fanno senso quei timorati di Dio che fanno del sesso ( o della sua assenza) un impegno militante, come se alla Madonna, a Gesù, ad Allah o a chi per lui fregasse qualcosa se e come scopi. Come se le divinità stessero a guardare con chi la gente va a letto , come lo fa e perché. Ho conosciuto di recente ( e per sbaglio) una coppia che si è  sposata vergine all’età di 35 anni. “Abbiamo fatto insieme un cammino”. Sarà, contenti loro. Io ho incominciato prestino e non me ne sono mai pentito. Il sesso è divertente, appassionate, rilassante, bello. Non mi sono mai posto troppi problemi da giovane. E’ vero che erano altri tempi, ma devi comunque averci una certa vocazione. Devi esserci portato, in un certo senso. Eravamo un po’ selvaggi all’epoca, senza troppe remore, del tutto privi di pudore. Avevamo un’etica però. Una morale rigida e ferrea su quello che era il bene e il male. E su quello che era il bene ed il male comune, la solidarietà, la giustizia, lo Stato, la politica. Finivamo a letto senza porci troppe domande. Eravamo così. Era abbastanza normale per quelli della mia razza. Soprattutto se eri gay. C’erano situazioni divertenti, simpatiche, altre imbarazzanti, A volte si finiva a fare sesso senza nemmeno sapere il nome di chi stavi scopando. Non era  per niente umiliante, era sesso e basta. Il nome non serviva nemmeno. Di solito si evitava anche di fare sesso insieme a chi lo  avevamo già fatto, a meno che non  valesse davvero la pena ripetere l’esperienza. Non si confondeva quasi mai il sesso con l’amore. Le due cose erano ben distinte. Poi venne Davide e le due cose si unirono, ma questo è un altro discorso. E’parlare della nostra storia e non del sesso. Coloro che fanno poco sesso si notano all’istante. Si legge loro in faccia la frustrazione, la solitudine e la voglia insoddisfatta. Mi sono sempre piaciute le donne che del sesso non fanno mistero, ma, al contrario, ne hanno fatto col tempo un’arte. Come la Silvia, ad esempio. A volte, quando ci va di scherzare fra noi, diciamo che se mettessimo in fila tutti gli uccelli che abbiamo visto ( e mi fermo qui)  arriveremmo alla luna. Davide, più moderato, che si è perso questa fase di vita scapestrata e selvatica, ci guardava all’inizio con aria stupefatta, un po’ geloso, credo, della complicità che c’è sempre stata fra me, la Silvia e Paolo, ai tempi in cui lui era ancora vivo. Poi ha capito il nostro gioco e si è adattato. Ora non si stupisce più di nulla.  Odio invece gli uomini che del sesso ne fanno un vanto e una bandiera. Coloro che, come dicevo all’inizio, caricano l’argomento d’importanza esagerata e illegittima. Di solito uomini frustrati, eterosessuali pedanti e monotematici. Io non rinnego nulla ( via da me il revisionismo di ogni tipo e colore). E’ stato divertente in gioventù. Nessun rimpianto, nemmeno questo. Anzi, forse sì, uno piccolo piccolo. Avevo sì e no vent’anni, ero  senza una lira in tasca e incominciavo a fotografare con una Yashika che avevo in prestito da un amico, non potendo permettermene una tutta mia. Una sera in un bar incontrai un tizio. Bello, eccitante, con un corpo e un odore da sballo.  Il tizio mi invitò a casa sua ( un attico con vista nel centro storico), facemmo un sesso selvaggio e alla fine, probabilmente come premio per la mia prestazione, volle regalarmi la sua macchina fotografica, una delle primissime ottime reflex che faceva la Nikon, un aggeggino da 2 milioni di lire di allora. Rifiutai energicamente, in nome della mia rigida morale. La settimana dopo seppi che la Nikon aveva indetto un concorso amatoriale. Erano accettate foto soltanto se scattate con i loro strumenti. Non ricordo come, ma riuscii a far vedere i miei lavori all’addetto alle selezioni  a Milano, a concorso ormai ultimato, il quale  mi disse che le mie foto avrebbero vinto, se solo le avessi scattate con una Nikon!  E da quando ho potuto permettermelo uso solo Canon. Ovviamente.PS. E a proposito di sesso. Forse in mia assenza mi sono perso qualcosa. Si può sapere com’è andata a finire la storia della Ministra? Si è poi scoperto chi lo succhiava a chi?Ivano Fossati-La musica che gira intorno