Arrancame la vida!

l'inferno


C’è un ragazzino all’inferno che mi segue da quando sono sceso dall’aereo. E’ sporco, coperto da uno straccio che non ha mai visto l’acqua, è scalzo. Ha uno sguardo duro, gli angoli della bocca piegati all’ingiù. “io tuo aiuto!, mi dice subito. Gli spiego che non ho bisogno di alcun aiuto. Si arrabbia, pesta i piedi per terra come un bimbo piccolo, avrà sì e no sedici anni. Mi segue da mattino a sera. “ Alcol? Colla? Crack?” Gli spiego che non ho bisogno di nulla. Una sera torna alle porte dell’albergo dove soggiorniamo con una ragazza, poco più che una bambina. “ Scopatela, è tua, costa 10 dollari” mi dice serio. Lo prendo per un braccio, lo strattono. Lui insiste. Lo alzo di peso e gli stampo un ceffone sul muso. Gli scende una lacrima. “ Prendi me, allora. Ti succhio il cazzo, me lo metti dentro tu o te lo metto io.”  Di notte il caldo umido è esasperante. Non riesco a chiudere occhio. La mattina è sempre lì, mi aspetta fuori. “ Mi chiamo Abel” mi dice un giorno. “ Abel ti porta la borsa, 1 dollaro al giorno, va bene?” Lo prendo per la collottola, lo trascino in una baracca là vicino dove servono caffè bollente. Abel chiede una coca cola. “ Allora stasera ti succhio il cazzo, va bene? Oppure lo succhi tu  a me. Abel sano, no AIDS, lui sano” Si gratta le pulci sulla testa mezza pelata. “Non voglio questo da te Abel, non voglio niente da te” gli spiego. “ Allora tu aiuti Abel, lo aiuti, va bene?” “Dove abiti” gli chiedo “ Lui si guarda attorno “ Vicino al tuo albergo, sul marciapiede. “ Dovresti farti una doccia” gli dico “ E poi? Domani di nuovo sporco” mi risponde. “ Io vengo con te domani e anche dopo” “ Non mi serve nessuno Abel” “ Io seguo te, tu fai foto, io seguo” “ Vado in certi posti che non sarebbero adatti a un ragazzino” Lui ride, non smette di ridere. “ Io vedo tutto, bombe, guerra, io no paura, tu paura, tanta. Io aiuto te per no paura”. Abel mi segue, la sera mi accompagna in albergo, mi saluta con una mano e mi dice “ tomorrow again”. Va avanti così per quindici giorni di fila. Una volta, nella solita baracca di fronte al mio caffè e alla sua coca cola gli chiedo: “ perché non vai a scuola Abel? Ce l’avete qui una scuola” Lui mi guarda strano. “ Soldi, no scuola, scuola non paga” Poi ride. Il giorno della mia partenza mi accompagna all’aeroporto. Ci fanno scendere dal pullman un km prima, per ragioni di sicurezza, dicono. Lui mi aiuta a trascinare la sacca. “ Tu torni, vero? Torni e ti porti via Abel, lo porti con te, lontano” Dal nulla esce fuori una ragazzina. E’ zoppa, ha i piedi che guardano in dentro, il viso deforme, gli occhi strabici, un sorriso ebete stampato sul volto, come una ferita. Mi tocca la mano. “ Mio nome Jasmina” Si trascina dietro di noi, con i suoi piedini storpi, arranca e mi tocca la mano. “ one dollar, please, give me one dollar!” Abel le molla uno schiaffone sul volto. Lei non fa una piega. “ Mendicante cattiva” mi spiega lui. “ Puttana, tu non guardare, non dare niente. La ragazzina continua il suo canto sgraziato “ one dollar, please, just one dollar!”Metto le mani in tasca alla ricerca di un po’ di soldi. Abel mi strattona di colpo, mi guarda severo, mi tira da un lato “ tu soldi dai a me, non a bambina puttana!” “ One dollar, please, one dollar!!!!” Siamo all’ingresso dell’aeroporto. “Tu qui, tu  parti, io resto. Come back soon, take me away” mi dice Abel e e mi guarda  fisso “ one dollar, give me only one dollar!” Metto  nelle loro mani I soldi che mi restano. Li stringo per un attimo a me, gli tocco le testine rapate. “Come back soon!”.  Il poliziotto addetto al controllo mi esamina il biglietto, il passaporto, poi si accorge dei ragazzini che mi stanno dietro. In un attimo spinge me all’interno e con furia assesta un calcio ad Abel e a Jasmina che stramazzano a terra. Li colpisce ripetutamente, dalle loro bocche esce un lamento sordo. Il poliziotto allora caccia le sue mani nelle braghe di Abel, sotto le gonne di Jasmina e prende loro i soldi che gli avevo dato. “ You dogs” Go away!”. Allora piango senza sosta fino a Madrid. Senza speranze.