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ALDA MERINI
E tutti noi costretti dentro
le ombre del vino
non abbiamo parole nè potere
per invogliare altri avventori.
Siamo osti senza domande
riceviamo tutti
solo che abbiano un cuore.
Siamo poeti fatti di vesti pesanti
e intime calure di bosco,
siamo contadini che portano
la terra a Venere
siamo usurai pieni di croci
siamo conventi che non hanno sangue
siamo una fede senza profeti
ma siamo poeti.
Soli come le bestie
buttati per ogni fango
senza una casa libera
nè un sasso per sentimento
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« Messaggio #283 | Messaggio #285 » |
Post n°284 pubblicato il 28 Settembre 2006 da alexisdg10
Oggi è stata una bella giornata. Una di quelle giornate dal cielo limpido, terso, quasi blu. Una di quelle giornate in cui s'indovina l'autunno e che tuttavia sono ancora tiepide, mordibe, dolci come quelle d'estate. Oggi ho trascorso la giornata a parlare della mia esperienza in due scuole superiori della città. Due licei. Parlo della mia esperienza in zone di guerre, ovviamente, non della mia presunta esperienza di fotografo. Tempo fa fui contattato dalla preside di un liceo scientifico che mi propose un ciclo di conferenze presso la sua scuola. "Conferenza mi pare un termine grosso:" le dissi al telefono " al massimo potrei parlare delle cose che ho visto in Afganistan e in Iraq, se è quello che desidera, se è quello che vogliono i suoi studenti" " Non potremo pagarla" mi disse subito " Non voglio essere pagato" le dissi io. " Per me è un piacere, è faticoso, certo, ma è un piacere, non voglio soldi da lei." Lalla, così si chiama la preside, una donna sulla cinquantina, procace e intelligentissima, accettò con entusiasmo. Avremmo dovuto vederci prima dell'incontro con gli studenti, per preparare almeno una traccia, ma la mostra a Madrid mi ha sottratto un sacco di tempo, Lalla si è fidata di me, per cui eccomi qua, nell'aula di fisica di questo liceo, di fronte a questi visi stupiti, increduli, adolescenti, frammentati da visi più maturi, quelli degli insegnanti della stessa scuola, alcuni interessati, altri svagati e distratti. Strano fenomeno il corpo docenti. Vedo che col tempo poche cose sono cambiate: ci sono persone la cui anima arde come un diamante vivo, nati per comunicare, per insegnare davvero con dedizione, intelligenza e amore, altri ottusi come capre, arroccati nelle loro risibili certezze, buoni soltanto a contare alla rovescia da oggi al giorno che li separa dalla pensione. I ragazzi sono attenti, interessati, a volte persino commossi. Li guardo anch'io con gli occhi lucidi. Forse perchè per la prima volta sento la distanza esatta che mi separa da loro, la distanza esatta fra la mia gioventù lontana e perduta e la mia prossima vecchiaia. Per cui anzichè irritarmi davanti a coloro che esibiscono la loro gioventù come una bandiera e la loro bellezza inerme come una professione, provo questa volta una tenerezza infintita di fronte ai loro volti stupefatti, di fronte a tanto candore ( mio dio, eravano noi forse della stessa innocenza, dello stesso candore timido? non ricordo, non me lo ricordo proprio!), di fronte alle loro domande incalzanti, a volte troppo, davvero troppo innocenti. Capisco che questi ragazzi conoscono la guerra solo attraverso le immagini che la tv ha selezionato per loro. La guerra è qualcosa che esiste, ma in un modo così vago e lontano da non meritare molta attenzione. Faccio vedere loro le mie immagini, quelle che ritengo le più significative. Una ragazza si mette a singhiozzare. L'altra le carezza la testa per consolarla. Aspetto una reazione diversa da qualcuno di loro che tarda a venire. Poi, d'improvviso, un giovane al fondo dell'aula, un giovane arruffato in maniche di camicia e jeans sbiaditi, un giovane che per l'immagine che mi rimanda e soprattutto per l'asprezza delle sue parole mi ricorda tanto l'Alex che sono stato in un passato nemmeno troppo remoto, mi parla con occhi di brace, dandomi del lei in maniera elegante e formale, con malcelata rabbia " Mi chiamo Daniele. E avrei una domanda. Che cosa pensa di fare adesso? Voglio dire, Lei che soluzione ci propone?" Lo guardo negli occhi e mi sembra di guardare me stesso in uno specchio " Non possiedo soluzioni" gli dico sincero " ma vorrei che tornado a casa ognuno di voi si portasse appresso quello che ha visto e sentito oggi e ci pensasse un po' sù. La pace va costruita giorno per giorno, nelle più piccole cose. La pace va inventata perchè nessuno di noi sa come sia, ma ognuno di noi l'ha immaginata almeno una volta, quindi sa cosa sia. Mi basta questo da voi, non voglio altro." Il giovane abbozza un sorriso. Più tardi nel corridoio, quando ormai tutto è finito, mi si avvicina e posa la sua bella mano sulla mia per un istante. Mi guarda con gli occhi di fuoco e mi dice grazie " Mi piacerebbe vivere un giorno con un persona come lei" aggiunge. Lo guardo con tenerezza infinita e gli dico di non farsi troppo male, che non ne vale la pena, che un giorno, se si vorrà bene, potrà tentare di essere felice, che siamo nati per questo in fondo, tutti noi, anche lui. " Lei è speciale" mi dice guardandomi fisso. E allora le cataratte del mio cuore si aprono all'imporvviso di fronte a questo giovane sconosciuto, di fronte a quest'altro me stesso inerme come un bambino maldestro e stolto e proteggerlo vorrei e segnalargli il cammino e la via e mostrargli i pericoli e gli errori, tutti gli errori commessi e il dolore da evitare e i sentieri tortuosi che non dovrà seguire mai neanche quando sarà tentato. Ma invece gli stringo la mano e gli strizzo l'occhio e gli dico serio " tu sei speciale, non dimenticarlo mai." Usciamo Lalla ed io che è l'ora di pranzo. " Posso invitarla almeno a mangiare qualcosa Alexis?" mi chiede gentile. " E vada per un pranzo veloce" dico io. Mangiamo nel dehor di un bar anomino sul corso affollato di auto e gas di scarico. Lalla è davvero bella e gentile. " Cazzo, ho lasciato il portafoglio a scuola!" mi dice d'un fiato arrossendo " Fa niente Lalla, faccio io." dico ridendo. " Odio fare la parte della donna che si fa offrire le cose dai maschi!" dice lei. Ridiamo insieme. Da lontano mi pare di vedere Daniele che gestiscola con i compagni. O forse è solo uno scherzo della mia fantasia. |
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Questo blog è nato come luogo di svago, come luogo di scambio di opinioni e di idee, come luogo di confronto, un posto dove ascoltare un pò di musica e leggere qualcosa . Magari, a volte, qualcosa di stimolante e persino d' interessante.
E non necessariamente perchè lo scrivo io.
Un luogo dove poter interagire liberamente. Tutti possono entrare, leggere e commentare purchè si esprima un 'opinione senza offendere chi la pensa diversamente. La libertà di ognuno di noi cessa nel momento in cui lede quella di un altro. La maggior parte delle foto e degli scritti in questo blog sono miei, ma alcuni sono anche tratti dal web. Dove possibile sono citati gli autori e le fonti. Se per disattenzione o perchè non disponibili, accadesse che in qualche modo qualcuno di sentisse leso, può tranquillamente scrivermi e la foto o il post verranno rimossi. In questo blog è lecito parlare di tutto. Ed è lecito dissentire. Come è pure lecito e auspicabile costruire. Il dissenso è legittimo quando è finalizzato alla costruzione e non alla mera distruzione fine a se stessa. Nessun commento sarà mai rimosso o censurato.
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PER I VOSTRI VIAGGI CONSAPEVOLI
Non dorme nessuno nel cielo. Nessuno, nessuno.
Non dorme nessuno.
I bambini della luna fiutano e aggirano le loro capanne.
Verranno le iguane vive a mordere gli uomini che non sognano
e colui che fugge col cuore spezzato troverà alle cantonate
l'incredibile coccodrillo tranquillo sotto la tenera protesta degli astri.
Non dorme nessuno nel mondo. Nessuno, nessuno.
Non dorme nessuno.
C'è un morto nel cimitero più lontano
che si lamenta da tre anni
perché ha un paesaggio secco nel ginocchio;
e il fanciullo che hanno seppellito stamane piangeva tanto
che fu necessario chiamare i cani per farlo tacere
Non è sogno la vita. All'erta! All'erta! All'erta!
Precipitiamo dalle scale per mangiare la terra bagnata
o saliamo al margine della neve con il coro delle dalie morte.
Ma non c'è oblio né sonno:
carne viva. I baci legano le bocche
in un groviglio di vene recenti
e, a chi gli duole, il suo dolore gli dorrà senza tregua
e, chi teme la morte, se la porterà sulle spalle.
Un giorno
i cavalli vivranno nelle taverne
e le formiche infuriate
aggrediranno i cieli gialli che si rifugiano negli occhi delle vacche.
Un altro giorno
vedremo la resurrezione delle farfalle dissecate
e andando in un paesaggio di spugne grigie e di navi mute
vedremo brillare il nostro anello e scaturire farfalle dalla nostra lingua.
All'erta! All'erta! All'erta!
Quelli macchiati ancora di fanghiglia e acquazzone,
quel ragazzo che piange perché non sa l'invenzione del ponte
o quel morto cui rimane soltanto la testa e una scarpa,
bisogna portarli al muro dove stanno in attesa iguane e serpenti,
dove aspetta la dentatura dell'orso,
dove aspetta la mano mummificata del bambino
e la pelle del cammello s'arriccia con un violento brivido azzurro.
Non dorme nessuno nel cielo. Nessuno, nessuno.
Non dorme nessuno.
Ma se qualcuno chiude gli occhi,
frustatelo, figli miei, frustatelo!
Permanga un panorama di occhi aperti
e amare piaghe accese.
Non dorme nessuno nel mondo. Nessuno, nessuno.
Ve l'ho detto.
Non dorme nessuno.
Ma se qualcuno nella notte ha troppo musco alle tempie,
aprite le botole affinché veda sotto la luna
i bicchieri falsi, il veleno e il teschio dei teatri.
Federico Garcia Lorca
sul comodino ( ma anche per terra e sotto il letto)
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