Petali di parole

Pierrot


Tutte le bambine del mondo, prima o poi, desiderano di essere delle principesse.Nel periodo di Carnevale, mia madre, che amava confezionare per me graziosi vestitini durante tutto l'anno, sbizzarriva il suo estro e realizzava splendidi costumi. Davvero bellissimi. Il problema è che a me non piacevano. Li odiavo, piangevo ogni volta che lei tantava di infilarmeli. Mi vestiva da arlecchino, da pulcinella, da mascalzone. Io avrei voluto dei bellissimi vistiti da principessa, di quelli vaporosi e bianchi o dorati. Una volta le ho chiesto un costume da Principessa delle Nevi: lo volevo bianco con i fili argentati e tanti brillantini. Tornò a casa, un pomeriggio con una stoffa bianca. Ero eccitatissima: finalmente alla festa del mio compagno di classe, Marco, avrei sfoggiato un bel vesito da bambina, mica come gli anni precedenti. Si mise all'opera: prese le misure, tagliò la stoffa. Poi ci cucì sopra delle grosse toppe colorate. Non capivo. Qualche giorno prima della festa tornai a casa e lei mi mostrò tutta soddisfatta il mio nuovissimo costume da... pagliaccio. Come se non mi sentissi già abbastanza ridicola tutti i giorni dell'anno, fin dalle elementari. Andai a quella festa e in macchina piansi tanto. Poi, con uno scatto d'orgoglio, iniziai a prendermi in giro da sola, e non smisi mai più. Tutte le altre bambine erano vestite da spagnola, da principessa, da minnie. Io, da pagliaccio. L'anno successivo, e fu l'ultimo in cui accettai di travestirmi per Carnevale, mia madre cucì per me un costume da Pierrot. Fummo, per la prima volta, d'accordo. Eppure, non ci fu bisogno di disegnare la lacrima.