Petali di parole

Take me home


Di nuovo la valigia aperta sul letto. Di nuovo in partenza. VVorrei essere Paris Hilton solo per non aver bisogno di preparare la valigia ogni volta che parto. Basterebbe, una volta arrivata, entrare in un paio di negozi e fare lo shopping necessario per la durata del viaggio. Sono contenta, ad ogni modo, di partire: in fin dei conti questa non è più casa mia. Pochissime cose mi legano ancora a questo posto, nascita a parte. Ho perso un padre, senza averlo mai avuto per davvero. E non mandatemi condoglianze, non è morto. Semplicemente, è un uomo che vive in casa con mia madre e che mi somiglia vagamente, purtroppo. Ho perso la mia gente, i miei posti, il mio dialetto. Ho dimenticato strade e nomi. Ho cancellato persone e situazioni ormai inutili per la mia mente così pragmatica. E ora sono qui, in questa camera che non mi appartiene più, che contiene cose che mi appartengono ancora, chissà poi per quanto, ancora. E proprio non riesco a godermele queste ultime ore di Abruzzo e a dirla tutta non mi sono goduta neppure queste vacanze. Canto a squarciagola "The blower's daughter" e penso già a Trieste che mi chiama da giorni e a lui che mi aspetta in quella stazione, e mi chiedo la stessa domanda che mi faccio da quando ho compiuto quindici anni: "che diavolo ci faccio qui?". La risposta è sempre la stessa: "Io non appartengo a questo posto". Ascolterò quella canzone quando sarò pronta. Adesso no. Buon Anno Nuovo a tutti voi.