Petali di parole

Lost in translation


Vorrei saper scrivere quello che mi è accaduto, quello che mi sta accadendo e quello che mai mi accadrà. Vorrei potervelo raccontare senza dire la verità, semplicemente scrivendo una storia di pura finzione. Eppure non so farlo. Non ho imparato abbastanza. Vorrei scrivere di come, perchè, quando, ma non sarebbe corretto verso quello che sento. L'amore è una religione. Mai più di ora ne sono stata convinta. E' una cosa in cui scegli di credere, senza che l'altro possa davvero convincerti, dimostrarsi. E' una religione perchè quando è puro è santo, perchè dentro senti la grazia. E non voglio dire che è la cosa più bella del mondo. Affatto. Voglio solo dire che è difficile rinunciarci. E'  come se il caro Nietzsche bussasse alla porta della devota suor Maria Celesta e le dicesse che Dio è morto. Come può suor Maria Celesta, devota e pia donna, accettare la morte di chi ha amato abiurandosi, rinnegandosi, sacrificandosi con slancio e passione? Non può. La risposta è solo una. Non può, senza smettere di essere pia e devota e diventare una persona qualsiasi, senza strada e senza Dio. E come si può cambiarsi per oidmenticare qualcuno, se non si è riusciti a cambiare per farsi amare da quel qualcuno? Non si può, non si può. E così gli amori finiscono. Lentamente, muoiono, decadono, si sporcano. Un amore che finisce è un santo in paradiso che cade, una stella che si spegne e rimane bruna ed inerte nel cielo, senza più nulla da bruciare, senza più combustibile. Come se un giorno Sirio, o Alcyone, o Betelgeuse, o Rigel, o la stella che più ti piace nel firmamento si spegnesse e tu non potessi vederla mai più. Mai. Un amore che finisce lascia un cadavere da seppellire. Un amore che finisce è una città abbandonata, una strada deserta, un albero bruciato. Una nave che si allontana dal porto, carica di migranti. Non chiedetemi nulla. E' solo che alcune volte si perdono le persone sbagliate.