Petali di parole

Sogno di una notte di primavera


Siamo davanti all'ascensore, in università. Parliamo come amici di vecchia data, anche se in realtà ci conosciamo da pochissimo e pochissime volte abbiamo parlato. Cavolo, che bel sorriso che hai, penso. Parliamo di canzoni e della nostra colonna sonora odierna. Ci sorprendiamo tutti e due a dire la stessa canzone, "Agosto". Ci basta pronunciare le prime due lettere e già sorridiamo. Poi mi metti una mano sul viso e mi baci. Un bacio dolce, col tuo sorriso dolce, un bacio rubato dolcemente. Subito dopo mi guardi incredulo e mi dici "Oddio, ti ho baciata!". Sorrido mentre dormo, probabilmente, e vorrei che questo sogno non finisse per sapere come va a finire, per viverlo tutto, ed invece è così bello e la sensazione così forte che mi sveglio. Triste. Perchè prima di addormentarmi ero triste, e perchè quando mi sveglierò sarò ancora più triste. Perchè quando ti rivedrò, a lezione, in mensa, per i corridoi, mi piacerai tanto ancora, ma non ci sarà nessuna canzone ad avvicinarci, e nessun discorso sarà bello e leggero come quello. Tu sarai il solito schivo ed io la solita che prova a scambiare qualche parola, solo per conoscerti meglio, solo per averti come amico, ché di uomini ora neppure voglio sentirne parlare. Eppure mi piaci, molto. E il sorriso di quel giorno, dopo una mia stupida battuta, mi è rimasto nel cuore. Leggi, aspettando che arrivi un professore, leggi un libro "impegnato", e ti ammiro, visto che io non trovo neppure il tempo per pensare di comprare un libro. Metti sempre quelle scarpe, da ginnastica, con i lacci allargati di chi non vuole avere problemi, di chi non vuole gente intorno.Non vieni da lontano, anzi: forse proprio per questo te ne stai così in disparte, parli poco. Non hai bisogno di altri amici: hai ancora i tuoi. Eppure vorrei avere una canzone in comune con te. Tu, per me, sarai sempre "Agosto". Ciao, ci vediamo domani a lezione. C.